Ofir Mizrachi, l’amore mai sbocciato

scritto da Claudio Paronitti

La nota dolente di questa prima parte di stagione porta il nome dell’attaccante israeliano Ofir Mizrachi. Doveva essere una garanzia di reti e assist, invece…

Il ragazzo arrivato dall’Ironi Kiryat Shmona, formazione dell’omonima cittadina dell’estremo settentrione di Israele, ha deluso su tutti i fronti. Nella sua prima dichiarazione da bianconero aveva affermato di voler ricalcare la carriera del suo connazionale Munas Dabbur (già doppio capocannoniere con la maglia del Grasshopper e ora in Austria nelle fila del Red Bull Salisburgo). Peccato che questo bel proposito sia rimasto ben chiuso in un cassetto con un lucchetto del quale non si riesce a trovare più la chiave.

Eppure, lo staff tecnico ha riposto parecchia fiducia in lui, inserendolo spesso e volentieri nella formazione titolare. Viceversa, si può tranquillamente affermare che Mizrachi non ha dato in cambio quello che ha ricevuto. Sarà per la differenza di valore del campionato, sarà per un’attitudine personale errata, sarà per qualcos’altro di sconosciuto, fatto sta che dai suoi piedi sono partiti solamente 10 (!) tiri verso i portieri avversari. Un po’ pochino se si considera che è stato acquistato per fare ben altro.

Le intenzioni di Ofir, come amava chiamarlo l’ex tecnico luganese Andrea Manzo, erano quelle di guadagnarsi un secondo anno di contratto sulle rive del Ceresio. Ma, alla luce delle (non) prestazioni fornite nel corso di tutto il girone d’andata, difficilmente gli verrà data una seconda chance. In più, con il ritorno dall’infortunio di Antonini Culina, per lui lo spazio si ridurrà drasticamente. Anche perché, oltre alla salvezza in campionato, i bianconeri non hanno altro obiettivo da raggiungere, essendo stati clamorosamente estromessi dalla Coppa da un modesto Aarau. Perciò, non è da escludere a priori una sua prematura partenza già nel corso del mercato di gennaio.

VOTO – 3

PUNTATE PRECEDENTI

“Andrea Manzo, il tecnico sempre in bilico”

“Mirko Salvi, la saracinesca fatta persona”

“Francesco Russo, la riserva di lusso”

“Simone Belometti, la gioventù che avanza”

“Goran Jozinovic, il terzino imprescindibile”

“Fulvio Sulmoni, il ritorno del figliol prodigo”

“Vladimir Golemic, la diga silenziosa”

“Steve Rouiller, l’affidabilità del centrale”

“Orlando Urbano, il baluardo dimenticato”

“Dragan Mihajlovic, il jolly inaspettato”

“Marco Padalino, l’esperienza su cui fare affidamento”

“Jonathan Sabbatini, il capitano sfortunato”

“Mario Piccinocchi, il ragioniere del centrocampo”

“Antoine Rey, il leone di mille battaglie”

“Domen Crnigoj, l’alternanza di prestazioni è il suo mestiere”

“Bálint Vécsei, la lentezza non porta lontano”

“Davide Mariani, la sorpresa più piacevole”

“Yanick Guerchadi, il valido junior che tornerà utile”

“Ezgjan Alioski, la stella del firmamento più luminosa che c’è”

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