Domen Crnigoj, l’alternanza di prestazioni è il suo mestiere

scritto da Claudio Paronitti

L’obiettivo del nazionale Under 21 sloveno era quello, al momento del suo acquisto da parte della società del Presidente Angelo Renzetti, di portare fisicità a un centrocampo molto tecnico e poco propenso a utilizzare i muscoli

Consigliato alla società ticinese da Rodolfo Vanoli, suo tecnico al Luka Koper nonché allenatore del Lugano nella stagione 2004-2005, Domen ha disputato finora quaranta partite in un anno e mezzo con la maglia bianconera e quel che si può notare di lui è l’alternanza di prestazioni alle quali ha abituato i supporters. Sì, perché a seguito di una performance ad alti contenuti calcistici sono arrivati (parecchi) incontri durante i quali ha indossato il vestito da camaleonte, mimetizzandosi con il terreno di gioco e facendo, di conseguenza, perdere le sue tracce.

La scorsa annata è sceso in campo per 26 volte, mettendo a segno 3 reti in campionato, tra le quali si ricordano con particolare piacere quella messa a segno contro il Grasshopper (nel 4-1 dell’ultima giornata del girone d’andata) grazie a un missile imparabile da fuori area. La settimana successiva, contro il Köniz nei quarti di finale di Coppa Svizzera, si è ripetuto. In entrambe le occasioni le sue marcature sono risultate essere decisive: infatti, con le Cavallette ha insaccato la seconda rete che ha dato il là alla goleada, mentre con i bernesi il suo punto al 110’ ha spazzato via tutti i più tenebrosi timori di una fredda giornata di metà dicembre.

Questa stagione ha messo in cascina 704 minuti divisi in 14 partite. Nessuna rete si registra al suo attivo, mentre sono due i passaggi decisivi. Le tre ammonizioni accumulate lo pongono in una posizione di estrema attenzione, in quanto al prossimo cartellino giallo scatterà un turno automatico di sospensione. Con un po’ di costanza in più, Domen riuscirà a compiere quel definitivo salto di qualità che lo porrà tra i migliori centrocampisti in circolazione.

VOTO – 3,5

PUNTATE PRECEDENTI

“Andrea Manzo, il tecnico sempre in bilico”

“Mirko Salvi, la saracinesca fatta persona”

“Francesco Russo, la riserva di lusso”

“Simone Belometti, la gioventù che avanza”

“Goran Jozinovic, il terzino imprescindibile”

“Fulvio Sulmoni, il ritorno del figliol prodigo”

“Vladimir Golemic, la diga silenziosa”

“Steve Rouiller, l’affidabilità del centrale”

“Orlando Urbano, il baluardo dimenticato”

“Dragan Mihajlovic, il jolly inaspettato”

“Marco Padalino, l’esperienza su cui fare affidamento”

“Jonathan Sabbatini, il capitano sfortunato”

“Mario Piccinocchi, il ragioniere del centrocampo”

“Antoine Rey, il leone di mille battaglie”

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