Jonathan Sabbatini, il capitano sfortunato

scritto da Claudio Paronitti

Infortunatosi dopo nemmeno un’ora di gioco nello spettacolare pareggio interno per 2-2 contro il Basilea del 22 ottobre scorso a causa di un intervento di Matías Delgado, il regista italo-uruguaiano ha dovuto abbandonare anzitempo il campo. I suoi compagni ne hanno risentito, conquistando solamente due punti nei successivi sei incontri

L’assenza di “Sabba” è stata molto pesante da digerire. Autore fin lì di una stagione da protagonista, a seguito del suo infortunio lo staff tecnico bianconero è stato costretto a rivedere i propri piani di gioco. E la chiave di volta sembra non essere stata trovata ancora oggi. Questo perché Jonathan è sì un giocatore di classe immensa e mai domo, ma anche una personalità dalle incredibili qualità umane all’interno dello spogliatoio. È raro trovare un ragazzo con le sue caratteristiche.

Il centrocampista sudamericano sta disputando la sua quinta stagione in riva al Ceresio. Fin da quando è arrivato a Lugano, all’inizio dell’annata 2012-2013, è stato un punto di riferimento per tutti. La sua semplicità e la sua capacità di interagire con gli altri hanno fatto il resto. Quest’anno ha ereditato la fascia di capitano da Antoine Rey e, a tal proposito, “Sabba” ci aveva confidato nell’intervista del 27 settembre, di essere onorato di questo avvenimento.

Il suo bilancio stagionale parla di due reti e tre assist messi a segno in 1’032 minuti di gioco. Se la dea bendata non gli si fosse rivoltata contro, i suoi numeri sarebbero certamente migliori, così come quelli della squadra. Senza di lui, il giocattolo si è inceppato e tutti ne hanno oltremodo risentito. Le quattro partite perse (5-1 a Sion, 2-3 contro il San Gallo, 2-1 a Lucerna e 5-1 a Vaduz) ne sono la conferma. Il 5 gennaio, quando inizierà la preparazione invernale, è prevista la sua presenza, fondamentale per riuscire a trascorrere con una certa tranquillità i successivi mesi primaverili ed estivi.

VOTO – 4,5

PUNTATE PRECEDENTI

“Andrea Manzo, il tecnico sempre in bilico”

“Mirko Salvi, la saracinesca fatta persona”

“Francesco Russo, la riserva di lusso”

“Simone Belometti, la gioventù che avanza”

“Goran Jozinovic, il terzino imprescindibile”

“Fulvio Sulmoni, il ritorno del figliol prodigo”

“Vladimir Golemic, la diga silenziosa”

“Steve Rouiller, l’affidabilità del centrale”

“Orlando Urbano, il baluardo dimenticato”

“Dragan Mihajlovic, il jolly inaspettato”

“Marco Padalino, l’esperienza su cui fare affidamento”

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