Andrés Ponce, il “Killer” che deve prendere la mira

scritto da Claudio Paronitti

I primi, afosi, giorni del mese di agosto hanno visto un volto nuovo aggirarsi per le vie di Cornaredo. Era quello del venezuelano Andrés Ponce, il quale dopo un lungo ed estenuante tira e molla tra Lugano e Sampdoria, proprietaria del suo cartellino, è finalmente arrivato alla corte bianconera

Soprannominato il “Killer” per le sue innate doti di realizzatore (nella formazione Primavera della Samp ha infatti messo a segno 24 reti in altrettanti incontri nel corso della passata stagione), Ponce è stato costretto ai box per parecchio tempo a causa di vari infortuni che non ne hanno permesso la definitiva esplosione nel calcio dei grandi.

Un gol al Moutier e la doppietta contro il Gunzwil sono il magro bottino dei suoi primi sei mesi in maglia bianconera. Il modulo utilizzato da Andrea Manzo, il 4-3-3 di stampo zemaniano, non gli ha di certo giovato, in quanto al centro dell’attacco c’era posto per un unico attore. E lui, nella gerarchia, era il secondo, se non addirittura il terzo dietro a Lorenzo Rosseti e Rodrigo Aguirre.

Le occasioni in cui si è potuto mettere in mostra sono state limitate, come detto, da dolori di natura fisica, ma anche dalla scarsa considerazione che lo staff tecnico aveva nei suoi confronti. La sua caratteristica principale è quella di farsi trovare sempre pronto all’interno dei sedici metri avversari. È ovvio anche che se non gli arrivano palloni giocabili, non gli si può chiedere di “spomparsi” e tornare a centrocampo, pena il non farsi poi trovare in area di rigore successivamente. Per questo motivo, il nuovo tecnico bianconero dovrà affiancargli una seconda punta che sappia muoversi su tutto il fronte d’attacco, creando così spazio per un “Killer” che avrà l’obbligo di utilizzare al meglio i suoi colpi.

VOTO – 3,5

PUNTATE PRECEDENTI

“Andrea Manzo, il tecnico sempre in bilico”

“Mirko Salvi, la saracinesca fatta persona”

“Francesco Russo, la riserva di lusso”

“Simone Belometti, la gioventù che avanza”

“Goran Jozinovic, il terzino imprescindibile”

“Fulvio Sulmoni, il ritorno del figliol prodigo”

“Vladimir Golemic, la diga silenziosa”

“Steve Rouiller, l’affidabilità del centrale”

“Orlando Urbano, il baluardo dimenticato”

“Dragan Mihajlovic, il jolly inaspettato”

“Marco Padalino, l’esperienza su cui fare affidamento”

“Jonathan Sabbatini, il capitano sfortunato”

“Mario Piccinocchi, il ragioniere del centrocampo”

“Antoine Rey, il leone di mille battaglie”

“Domen Crnigoj, l’alternanza di prestazioni è il suo mestiere”

“Bálint Vécsei, la lentezza non porta lontano”

“Davide Mariani, la sorpresa più piacevole”

“Yanick Guerchadi, il valido junior che tornerà utile”

“Ezgjan Alioski, la stella del firmamento più luminosa che c’è”

“Ofir Mizrachi, l’amore mai sbocciato”

“Lorenzo Rosseti, l’azzurrino che ci sa fare”

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