Russia 2018, la trincea vichinga regge e tiene in scacco l’Albiceleste

scritto da Claudio Paronitti

Il primo incontro del Gruppo D, disputato allo “Spartak Stadium” di Mosca, ha visto l’Islanda tenere in scacco l’Argentina, che, nonostante un possesso palla schiacciante, si specchia troppo in sé stessa senza riuscire a finalizzare l’imponente mole di gioco prodotta. Al 90′ il risultato è di 1-1, con Messi che sbaglia un penalty a mezz’ora dalla fine

La tecnica e la classe dell’Albiceleste si scontra con la fisicità degli islandesi. In questo modo provare a tener palla nella propria metà campo e cercare di far uscire gli avversari è una specie di suicidio sportivo per i sudamericani.

Le palle ferme possono diventare così determinanti. Su una di esse, battute da Lionel Messi, Nicolás Tagliafico colpisce di testa con la palla che va vicina al montante. Sull’azione successiva orrenda uscita della difesa della “Selección”, ma l’ex-Basilea Birkir Bjarnason non ne approfitta lambendo il palo in maniera abbastanza clamorosa.

La forza delle grandi squadre sta però nel fatto – appurato – che nel momento in cui si accendono i campioni, questi non perdonano. Il 19′ ne è la conferma. Un tiro schiacciato di Marcos Rojo arriva direttamente sui piedi di Sergio Agüero. Il “Kun” si gira con una velocità pazzesca e fa partire un sinistro che si infila imparabilmente sotto la traversa.

Il vantaggio dovrebbe dare un po’ di serenità alla formazione di Jorge Sampaoli. Invece, la difesa (e in particolare il portiere Willy Caballero) balla. Eccome se balla. Alla serie infinita di errori tra i vari elementi del reparto arretrato ne approfitta come un falco Alfred Finnbogason, che con un piattone facile facile rimette la contesa in parità appena quattro minuti più tardi il punto argentino.

La stella di Messi non si illumina e la manovra ne risente. Pur facendo la partita, con un possesso palla schiacciante e un numero di passaggi cinque volte maggiore, l’Argentina non sfonda il muro eretto dallo scolastico, ma efficace, modulo degli isolani.

La tattica preparata da Heimir Hallgrimsson si rivela efficace. L’altezza dei suoi giocatori ha gioco facile contro un’Albiceleste dai piedi fatati, ma che, specchiandosi troppo nelle proprie qualità, non riesce ad affondare il colpo.

L’incubo di Messi continua al 63′. La “Pulce”, che aveva già sbagliato il rigore decisivo nella finale dell’ultima Copa América contro il Cile, si procura un penalty grazie all’imperizia di Hordur Magnússon, che lo stende ingenuamente. Il numero 10 si fa ipnotizzare da Hannes Halldorsson, tirando però debolmente e in maniera troppo prevedibile. La maledizione dei tiri dagli 11 metri non ha dunque fine per Leo.

La freschezza di Cristian Pavón si fa sentire. Facendo entrare l’attaccante esterno del Boca Juniors Sampaoli cerca di affidare alla lucidità di uno dei suoi gioielli, subentrato a un deludente Angel Di Maria. Un paio di minuti dopo aver calcato il terreno della capitale russa, proprio Pavón viene sgambettato, seppur in maniera leggera, in area di rigore. Per l’arbitro polacco Szymon Marciniak il contatto è troppo lieve per decretare un altro tiro dal dischetto.

È poi il turno di Messi, che si mette in proprio per farsi perdonare l’errore dagli 11 metri. Il suo tiro a giro dalla lunetta dell’area di rigore termina a lato di un’unghia. Nemmeno il passaggio a due punte di ruolo, con il ‘Pipita’ Gonzalo Higuaín che prende il posto di Maximiliano Meza e affianca Agüero, cambia le carte in tavola. L’Argentina non supera la trincea islandese e alla fine è 1 a 1.

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