Mondiali Qatar 2022, round-up di venerdì 9 dicembre: catastrofe Brasile, gode la Croazia, Lionel Messi è fantasmagorico

scritto da Claudio Paronitti

I quarti di finale dei Campionati del Mondo di Qatar 2022 hanno preso il via con una doppia sfida nel secondo venerdì del dodicesimo e ultimo mese dell’anno solare

La Croazia si conferma implacabile dal dischetto e, grazie a una prova di assoluta sostanza e a uno spettacolare Domink Livaković, s’impone sullo strafavorito Brasile, rispedito a casa per via di un po’ troppa supponenza e a causa degli errori dagli undici metri di Rodrygo e Marquinhos. Per i verdeoro quella vissuta nella capitale qatariota è una vera e propria catastrofe. Il match serale è invece stato un monologo dell’Argentina fino all’ottantatreesimo, momento nel quale l’Olanda si è svegliata improvvisamente, portando il duello ai prolungamenti e ai calci di rigore, che hanno poi premiato la selezione sudamericana. Al penultimo atto – in programma martedì alle ore 20:00 – si scontreranno dunque la Vatreni e l’Albiceleste.

Ecco, di seguito, il round-up di quanto accaduto nei duelli assolti venerdì 9 dicembre nell’Emirato mediorientale.

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Croazia (F2) vs Brasile (G1) 4-2, d.r. (0-0; 1-1) – [105′ +1′ Neymar 0-1, 117′ Bruno Petković 1-1 – rigori: Nikola Vlašić (1-0), Rodrygo (parato), Lovro Majer (2-0), Casemiro (2-1), Luka Modrić (3-1), Pedro (3-2), Mislav Oršić (4-2), Marquinhos (palo)]

L’apertura delle ostilità si svolge sotto le volte dell’Education City Stadium di Doha davanti a 43’893 spettatori e vede affrontarsi i vice-campioni in carica e una selezione ambiziosa nel voler tornare sul tetto del mondo. Una prima parte sostanzialmente equilibrata, in cui la Vatreni controlla molto bene la classe ancora inespressa dei verdeoro, ha un paio di fiammate firmate dai ragazzi di Tite e nulla più. I tentativi di Vinicius Júnior e Neymar terminano però tranquillamente tra le braccia di Dominik Livaković. La solidità difensiva dei protetti di Zlatko Dalić – che sino a questo momento ha incassato due soli gol – è il fattore principale per la «mancata riuscita» offensiva della Seleção. La prima vera occasione del match si registra al secondo giro di lancetta della ripresa, quando un errore in impostazione di Borna Sosa manda Raphinha al cross rasoterra. Intento a rinviare il pallone, il difensore centrale Joško Gvardiol rischia il «patatrac», costringendo Livaković al super-intervento con il piede destro. La pressione carioca prosegue con una grande chance per Neymar al cinquantacinquesimo. Assistito perfettamente in profondità da Richarlison, il #10 è murato dall’estremo difensore croato. Il portiere della Dinamo Zagabria è sempre il protagonista assoluto dei suoi. Al minuto sessantasei, il 27enne è provvidenziale sull’opportunità da due passi costruita da Lucas Paquetá. Lo stesso fa al cospetto di Neymar a poco meno di un quarto d’ora dal novantesimo. I quattro minuti di recupero concessi dal direttore di gara inglese Michael Oliver portano le due contendenti ai tempi supplementari. Le emozioni dei due periodi extra sono inizialmente racchiuse nel breve spazio di centocinquanta secondi: dapprima, Bruno Petković s’infila tra due avversari e serve a Marcelo Brozović un pallone che chiede di inquadrare la porta. Il centrocampista dell’Inter fallisce però miseramente, calciando alle stelle l’ottimo assist servitogli dal compagno di squadra. All’interno del primo minuto di recupero, un’accelerazione improvvisa di Neymar – con la difesa croata ferma a osservare senza batter ciglio – fa valere il detto non scritto «gol sbagliato, gol subito». Il fantasista del Paris Saint Germain s’incunea tra le maglie balcaniche, circumnaviga Livaković e con un destro sotto la traversa da posizione defilata. Al centodiciassettesimo, Mislav Oršić approfitta di un’inguardabile retroguardia sudamericana per proporsi sulla fascia sinistra e offrire all’accorrente Petković la palla del pareggio. A differenza di Brozović, il centravanti non manca l’appuntamento e, con l’aiuto della leggera ma decisiva deviazione di Marquinhos, supera Állison Becker, riportando la contesa in parità e mandando tutti all’appendice dei calci di rigore, anche perché la conclusione centrale di Casemiro al centoventiduesimo è ottimamente respinta da Livaković.

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Olanda (A1) vs Argentina (C1) 3-4, d.r. (0-1; 2-2) – [35′ Nahuel Molina 0-1, 73′ Lionel Messi 0-2 (rigore), 83′ Wout Weghorst 1-2, 90′ +11′ Wout Weghorst 2-2 – rigori: Virgil van Dijk (parato), Lionel Messi (0-1), Steven Berghuis (parato), Leandro Paredes (0-2), Teun Koopmeiners (1-2), Gonzalo Montiel (1-3), Wout Weghorst (2-3), Enzo Fernández (sbagliato), Luuk de Jong (3-3), Lautaro Martínez (3-4)]

Al Lusail Stadium di Al Daayen, le 88’235 anime presenti osservano un incontro estremamente equilibrato per la prima mezz’ora abbondante. Nessuna delle due selezioni riesce infatti a creare alcun tipo di pericolo. Il cronometro scivola così rapidamente fino al trentatreesimo minuto, istante in cui Rodrigo De Paul offre una conclusione debole e centrale, ma che almeno inquadra lo specchio della porta. Trascorrono un paio di giri d’orologio e Lionel Messi inventa un passaggio fantasmagorico per Nahuel Molina, inseritosi con una tempistica perfetta e autore di un morbido esterno destro che s’infila nell’angolino basso per il vantaggio dell’Albiceleste dopo aver eluso l’intervento disperato del capitano Oranje Virgil van Dijk. Al quarantesimo, la Pulce fa venire il mal di testa a Nathan Aké, calciando tuttavia rasoterra, con il pallone facile preda di Andries Noppert. Costretto a cambiare qualcosa per cercare di riprendere in mano una partita che piano piano sta scivolando per le mani, Louis van Gaal effettua una doppia sostituzione in avvio di ripresa. Ma, come accaduto nella prima parte, anche nel quarto d’ora iniziale della ripresa gli olandesi non mettono in alcun modo in difficoltà degli avversari in fiducia e in totale controllo della sfida. Al sessantatreesimo, Messi si conquista un invitante calcio di punizione dai venti metri e s’incarica della battuta. La conclusione del centravanti del Paris Saint Germain si spegne sulla base alta della gabbia. Quando sul cronometro si osserva il settantunesimo, Denzel Dumfries sgambetta Marcos Acuña sulla linea dell’area grande, «togliendo» il piede d’appoggio all’esterno del Siviglia e non lasciando altra opzione ad Antonio Mateu Lahoz che quella di indicare il dischetto del rigore, sul cui punto si presenta manco a dirlo Messi, che lascia di sasso Noppert. A sette minuti dal novantesimo, quasi d’incanto, la selezione europea torna in gioco grazie alla potente incornata incrociata di Wout Weghorst sul cross di Steven Berghuis. La combinazione del duo di subentranti sembra far rivivere quanto osservato con l’Australia al turno precedente. Improvvisamente, gli olandesi riprendono la marcia e con Berghuis colpiscono la rete esterna solamente un centinaio di secondi più tardi. Nel recupero del maxi-recupero di dieci minuti, una splendida variante su punizione, battuta da Teun Koopmeiners, manda Weghorst a un’incredibile vincente ricezione, che porta tutti ai prolungamenti. All’interno dei quali i protetti di Lionel Scaloni si mostrano molto più propositivi, specialmente nell’ultima fase con diverse occasioni importanti (miracolo di Noppert su calcio d’angolo diretto di Ángel Di María e palo clamoroso di Enzo Fernández) che non si tramutano però in rete. Per la seconda partita consecutiva, a decidere la squadra qualificata al round successivo sono i penalty, che promuovono l’Argentina grazie a quattro trasformazioni su cinque.

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L’accoppiamento della prima semifinale – Argentina (C1) vs Croazia (F2)

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