Il mio male è qui!
Quante volte mi è stata detta questa frase in trent’anni di Professione… Ma le sensazioni ingannano.
Nella gran parte dei casi il sintomo e la causa NON coincidono. Ed è sempre un bel dilemma per chi deve curare.
Ma occorre essere fiduciosi e cercare le risposte con i metodi giusti.
Nella Russia degli anni ’70 (…essì, ben 50 anni fa!) l’Ingegner Alexander Karasev si trovò nella necessità di risolvere uno degli aspetti più critici delle “elettroterapie”, ovvero l’adattamento.
In pratica, il corpo, quando sente un impulso di qualsivoglia forma, tende a contrastarlo (magari facendo affluire più sangue per dissipare l’energia in eccesso) oppure tende a “diventare sordo” abituandosi all’impulso ed in pratica, non pemettendogli più di penetrare.
A quel punto l’Ingegner Karasev che voleva trattare con una banalissima T.E.N.S. un dolore al ginocchio della madre, inserì nel dispositivo un “impedenzimetro”, facendo in modo che l’impulso durante il trattamento venisse modificato dall’apparecchiatura se cambiava l’impedenza della cute.
Nacque la Neuroregolazione!
Una metodica affascinante che, ad elevati step formativi, grazie ai rilievi impedenzimetrici opportunamente analizzati, permette di estrapolare indicazioni utili su:
– localizzazione della disfunzione
– tipologia della disfunzione (acuta/cronica)
– quantificazione dello stato disfunzionale (…un algoritmo produce un indice numerico che ci dice Quanto è in disfunzione un determinato punto)
E’ facile comprendere che questa innovazione aprì un nuovo capitolo nell’evoluzione tecnologica dei dispositivi medici in questo settore.
[Da allora, rilevazioni di tipo impedenzimetrico sono implementate in numerose tecnologie, ma di questo ne parleremo nei prossimi articoli]
Come funziona il Neuroregolatore in pratica?
Facciamo un esempio terra terra: nella pubalgia cosa succede?
Succede che un sacco di muscoli vanno ad inserirsi ed incrociarsi in quel territorio.
Tantissime volte l’esame muscolare non aiuta… Troppe sono le variabili in gioco. Magari un muscolo sembra dar dolore mentre si contrae, ma magari un muscolo fissatore (che ha solo la funzione di stabilizzare il segmento durante l’azione del muscolo cosiddetto “agonista”) va a comprimere un nervo o ad ostacolare il flusso di un vaso, ed il tutto emerge solo quando il muscolo agonista innocente si attiva.
Questo è uno dei casi in cui il Neuroregolatore da una grossa mano a scremare la situazione.
Infatti ci si troverà con degli “indici infiammatori” normali nella zona del muscolo agonista, e probabilmente, troveremo degli indici infiammatori alti in corrispondenza del muscolo fissatore/stabilizzatore che è veramente causa del disturbo.
Lo “screening” fatto con il Neuroregolatore è abbastanza breve, ed associato ad un’altra funzionalità (che si chiama Test) ci da un’indicazione dello stato di cronicizzazione (=alterazione strutturale).
Così facendo si ottiene un inquadramento disfunzionale sufficientemente chiaro per impostare un trattamento con lo stesso strumento, o per far comprendere se è meglio applicare un Laser, piuttosto che una Tecar, nel punto individuato.
La tecnologia ha veramente fatto fare passi da gigante alla Fisioterapia.
Sei rimasto con la voglia di capire da cos’è causata la tua pubalgia?
Ne parleremo nel prossimo articolo, partendo dai casi semplici, a quelli più complessi.
Chalcio.com – Stay tuned
[Disclaimer: Per ogni cosa, rivolgiti al tuo Medico ed al tuo Fisioterapista di fiducia.
Ma, andarci informato, è meglio!
E se hai bisogno di una “seconda opinione”,
scrivimi pure attraverso la redazione di Chalcio.com e sarò ben felice di aiutarti]
Alla prossima
(articolo a carattere divulgativo a cura di Nicola Dacomo – Fisioterapista – Campione d’Italia)