Il miglioramento delle performance nello sportivo professionista

scritto da Walter Savigliano

Fiato corto? Stanchezza? Difficoltà di recupero?

Sono tutte situazioni alle quali può andare incontro lo sportivo che fa le cose seriamente. Si è sempre inclini a pensare che queste sensazioni appartengano solamente al mondo dilettantistico, invece negli sportivi di alto livello sono situazioni che si possono verificare per un super lavoro, o per l’avvicendarsi di impegni in un calendario troppo stretto come quello che si sta imponendo in molte nazioni per “recuperare” il tempo perso durante lo stop dovuto alla pandemia CoViD-19.

L’adattamento muscolare è un processo graduale, che si ottiene con l’allenamento, ed in caso di stop per un certo periodo i muscoli mantengono ancora la “massa” e la forza in un individuo in perfetta condizione. Quello che fa rimanere perplessi è, invece, l’adattamento cardiocircolatorio. Il cuore ed il sistema vascolare, molto velocemente, tendono ad economizzare le energie…. ed è facile scoprire che “il fiato” non è più quello di prima e che il sistema cardiocircolatorio fa più fatica ad adattarsi alle nuove esigenze energetiche rese necessarie dalla ripresa delle competizioni.

Ma cosa si può fare per contrastare questo disadattamento allo sforzo? Cosa si può fare per riprendere velocemente ad esprimere il 100% delle proprie possibilità. L’attività aerobica, in tutti gli sport di squadra, è sempre “percepita” come qualcosa di meno nobile dell’allenamento della forza con pesi. In realtà, la prestazione del professionista è un mix di forza, elasticità, e resistenza all’affaticamento che si raggiunge calibrando gli allenamenti in relazione al biotipo dell’individuo.

Un longilineo astenico (così vengono definiti quelli alti e magri) sarà probabilmente dotato dalla natura di una certa elasticità muscolare, e magari dovrà concentrarsi di più sullo sviluppo della forza.

Un brevilineo stenico (i classici giocatori “corti”, con una rilevante massa muscolare) , probabilmente avrà più deficit di elasticità che di forza, e pertanto dovrà prestare più attenzione alle proprietà visco-elastiche dei suoi muscoli, magari con allenamenti più di tipo aerobico.
Nell’uno o nell’altro caso, però, a fare i conti con tutte le particolari richieste di performance , è chiamato il sistema cardiocircolatorio che, assieme ai polmoni, è incaricato di captare ed inoltrare tutto l’ossigeno che serve alle strutture muscolari coinvolte.

Ce la fa?
In campo si può notare che alcuni esercizi complessi di destrezza (in cui deve essere già acquisita forza ed elasticità) magari diventano difficoltosi perché non si riesce a tenere il ritmo imposto dall’allenamento. Non occorre allarmarsi, ma comprendere che il cuore ha i suoi ritmi, e che non è possibile farlo correre in modo diverso da quel che si sente di fare.

Se vogliamo aiutarlo, la possibilità c’è!
In Fisioterapia pochi sono i Centri e gli Studi che propendono per rendere autonomo lo sportivo anche in questi aspetti. Ogni utente che “si arrangia”, è sostanzialmente un utente perso. Ma volendo, i materiali ed i metodi per poter lavorare da casa, in completa autonomia, pensando per prima cosa alla Prevenzione, ci sono. Si tratta di dispositivi a campi magnetici ultradeboli (niente a che fare con le vecchie magnetoterapie) che stimolano la microcircolazione attraverso la vasomozione.

Lo sportivo utilizza in autonomia il dispositivo a casa propria ed il Fisioterapista gli imposta il trattamento in base alle sue specifiche esigenze.
I risultati si vedono abbastanza velocemente. Dopo pochi trattamenti viene massimizzata la saturazione di ossigeno nel sangue, viene diminuita la viscosità del sangue, migliora la gestione delle problematiche infiammatorie, ed in pratica la forza e la resistenza all’affaticamento ritornano quelle di prima.
Controindicazioni? Anche se non viene catalogato come doping, una volta apprezzato questo trattamento, non si riesce più a rinunciarvi.

(articolo a carattere divulgativo a cura di
Nicola Dacomo – Fisioterapista – Campione d’Italia)

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