“Non andare a giocare a calcio che ti spaccano le gambe”, mi dicevano sempre in famiglia.
E’ luogo comune, infatti, quello di credere che un avversario che si inserisce in malo modo in un contrasto con il suo piede a livello della gamba, possa causare un trauma ai legamenti crociati solo come una brutta mossa di karate potrebbe essere capace di fare.
In realtà, da una recente ricerca su BMJ (Britisch Medical Journal of Sport Medicine) https://bjsm.bmj.com/content/early/2020/06/19/bjsports-2019-101247
emerge che, in realtà, i contatti diretti sono molto meno frequenti di quanto si pensi, nella dinamica di questo tipo di infortuni.
Lo studio effettuato dall’Isokinetic è stato strutturato attraverso lo studio di un numero considerevole dei casi dove, grazie alla registrazione delle immagini della dinamica dell’incidente, era chiara ed inequivocabile la natura dei fatti.
Sono stati analizzati 148 infortuni di “legamento crociato anteriore”, collezionati in 10 stagioni calcistiche di Serie A e Serie B nel calcio italiano.
Tali analisi biomeccaniche sono state svolte da 3 esaminatori indipendenti, ed i risultati sono stati al di fuori delle attese.
Risulta infatti che il 44% delle lesioni sono avvenute senza contatto fisico tra i giocatori, un altro 44% è stato cagionato da un contatto indiretto, e solo un altro 12% è stato cagionato da un contatto diretto.
In pratica è più probabile che un legamento crociato venga lesionato da un atterraggio imperfetto o da un rapido cambio di direzione.
Un po’ come se il calciatore volesse girare a sinistra, ed il suo piede ancora in appoggio e “volesse” andare a destra.
In questo caso, la torsione dell’anca in intrarotazione, con piede che fa punto fisso sul terreno, causa una distrazione dei legamenti, e (lo dicono le ricerche) una probabile lesione.
Altro elemento straordinariamente interessante, è emerso che la maggior parte degli infortuni di questo tipo occorre ai calciatori nella prima parte della stagione.
Quali potrebbero essere le cause?
A mio avviso, probabilmente, ad inizio campionato scatta “l’acrobazia” perché si è più in forma e ci si crede in grado di modificare le leggi della fisica. Cosa che viene meno spontanea lungo il resto del campionato, in cui il giocatore sa di essere stanco e provato e non si improvvisa in dribbling miracolistici.
Sarebbe proprio il caso di dire “chi va piano, va sano e va lontano”, ma come si farebbe a vincere la partita?
Alla prossima
(articolo a carattere divulgativo a cura di
Nicola Dacomo – Fisioterapista – Campione d’Italia)