2LR: Simone Bordogna assisterà Silvano Gaffuri a Rancate

scritto da Davide Perego
Il FC Rancate ha quindi trovato in Silvano Gaffuri il sostituto di Amedeo Stefani sulla panchina della prima squadra. Una scelta in linea con la filosofia del club del Presidente Vanini che nelle ultime due stagioni si è distinto per aver ottenuto sul campo due salvezze sofferte, ma abbondantemente meritate. Accanto a Silvano Gaffuri inizierà un percorso particolarmente eccitante ed impegnativo anche Simone Bordogna – che non lascerà la sezione allievi del FC Mendrisio con la quale collaborerà sul campo istruendo e coinvolgendo i piccoli Allievi “E”. Proprio da Mendrisio è partita l’avventura da animatore di Bordogna che nonostante buone prospettive ha dovuto lasciare presto il calcio giocato. “Lo scorso anno, dopo 10 anni di seconda lega, ho deciso di dire basta per colpa della pubalgia che non mi permetteva più di allenarmi come volevo”.
Con uno staff tecnico rinnovato, il Rancate offrirà a Simone Bordogna un percorso formativo intrigante ma al tempo stesso prevedibilmente complicato da un punto di vista agonistico. L’inizio è però quello con basi che sembrano essere gettate con grande competenza.
” Silvano lo conosco da anni, è una persona squisita e un ottimo allenatore. Se penso che a 10 anni andavo a vedere il Mendrisio allenato da lui e ora mi ritroverò a lavorarci insieme è uno stimolo grande. Sono sicuro che insieme a lui crescerò molto. Per quanto riguarda il FC Rancate, l’obbiettivo è quello di dare spazio ai nostri giovani, con qualche giocatore di esperienza come Riva, Schnell e Russo. Lo scorso anno la società ha fatto enormi sforzi fuori dal campo; Stefani ha fatto un grandissimo lavoro in campo facendo crescere tanti ragazzi e ottenendo con loro una meritata salvezza. Penso che possiamo partire su delle buone fondamenta”.

Una carriera, quella da calciatore, che seppur breve ha permesso a Simone di gettare le basi per insegnare ai ragazzi la pratica sportiva partendo proprio da quella matrice di appartenenza alle proprie radici, della quale non ha mai fatto mistero.

” Dopo le trafile nei settori giovanili di Mendrisio e Chiasso ho esordito a 17 anni con la prima squadra del Mendrisio in un derby ticinese Biaschesi-Mendrisio vincendo 4-1; ho fatto due anni con l’Under 20 del Mendrisio, mezza stagione a Morbio (vincendo il campionato di terza lega) e 7 fantastici anni a Rancate (vincendo un’altro campionato di terza lega), intramezzati da un anno a Castello dove nell’ultimo mese abbiamo perso campionato e Coppa. Per dieci anni ho allenato nel settore giovanile a Mendrisio e per questo ringrazio Luigi Ferrara, mio padre e l’attuale Presidente Karl Engel che mi hanno sempre dato fiducia. A Rancate ho sempre avuto buoni rapporti con tutti ed ho deciso di intraprendere questa nuova avventura. Poi, parlando con il Presidente, ho capito che a Rancate c’è voglia di fare le cose per bene e soprattutto con passione… e poi Rancate è Rancate”. 
Lasciare i tuoi ragazzi del FC Mendrisio – come già ci avevi accennato in una precedente intervista dove ci spiegavi i motivi di una stagione complessa – non è stata sicuramente una scelta facile….
” Come ben sai, Mendrisio è casa mia, ho il cuore rossobianconero, la maglia a scacchi è quella che mi ha trasmesso le emozioni più belle da quando ho iniziato a calciare un pallone. Luigi Ferrara e Mattia Pozzi mi hanno chiesto di allenare e far crescere i piccolini degli allievi E: volevo restare a Mendrisio e senza nemmeno sederci ad un tavolo ho detto di si. Dopo mia moglie Deborah il calcio è la mia passione più grande: ho bisogno di stare sul campo per stare bene. Non credo però di rifare un percorso simile a quello appena terminato. Un sentiero che mi ha dato enormi soddisfazioni, ma mi ha lasciato anche un pizzico di delusione per il modo in cui è stato trattato il gruppo che per anni ho costruito. Qualcuno ha deciso di separare un gruppo in cui l’unione era la sua forza, dove si era amici ancora prima che compagni: un gruppo che avrebbe potuto fruttare alla prima squadra un buon numero di giocatori. Il Mendrisio non è il Team Ticino. A Mendrisio non ci devono essere numeri, ma ragazzi che devono essere aiutati a diventare uomini così come bambini che devono cullare i loro sogni. Spero solo riescano ad essere costanti e senza nulla togliere agli altri, ho il sogno di vedere un giorno esordire in prima squadra diversi dei miei ragazzi, in particolare tre di loro: Martinelli, Croci e Atay. Per me sono come fratelli: li ho avuti con me da quando avevano cinque anni”. (dp)

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