La decisione di bloccare tutte le attività fino al 30 aprile 2020 è da considerarsi saggia, anche se può apparire troppo drastica. Al primo posto vi è sempre la salute, mentre gli interessi devono passare in secondo o anche in terzo e quarto piano
Le varie società sportive professionistiche si trovano in chiara difficoltà, sia dal punto di vista economico che di programmazione. Una di queste è il Sion, il cui patron Christian Constantin è stato interpellato dal Blick, spiegando che «il Consiglio Federale ha concesso un prestito rimborsabile di 50 milioni per tutti gli sport di squadra professionali. Ciò dimostra ancora una volta che gli interessi dello sport non sono sufficientemente protetti in questo Paese. Siamo tutte società pubbliche con molti dipendenti, non solo giocatori. Senza un reale aiuto finanziario, il capitale azionario sarà presto esaurito e i club saranno indebitati eccessivamente. Questa decisione uccide lo sport!».
A meno che, ed è questa l’unica speranza, il Consiglio Federale decida di estendere il lavoro a breve termine a contratti a tempo determinato. Poiché ciò richiede una modifica della legge, la decisione non è stata ancora presa, anche se, ha rivelato il Consiglio Federale, essa è in fase di revisione: «Non sopravviveremo senza la possibilità di un lavoro di breve durata. Saremo costretti a emettere licenziamenti e separarci da tutti i giocatori senza valore nominale. Chiunque ci pensi persino è come essere l’ultimo passeggero del Titanic, che sta ancora ascoltando l’orchestra quando l’acqua è già nella sua testa. Non possiamo più allenarci. Se lo potessimo fare di nuovo all’inizio di maggio, ci vorranno cinque o sei settimane per prepararci ad essere di nuovo competitivi. Quindi, si arriva a metà giugno. E ci sono ancora 13 turni da giocare. No, non si può dimenticare tutto questo», la chiosa di CC.
(nella foto: Christian Constantin – © FC Sion)
