Promotion League, intervista esclusiva a Morandi – chi ha contratto il virus non ne ha risentito fisicamente –

scritto da Giorgia Mossi

Nonostante il campionato sia sospeso fino a nuovo ordine, i granata sono ritornati a calzare parastinchi e scarpini nella vivida speranza di scorrazzare presto sui prati che più contano. Morandi: «Il rischio zero non esiste, nemmeno nello sport»

Il colpaccio dell’estate zompetta sotto gli spalti riservati alla tifoseria di fede sopracenerina, gli occhi luccicanti e le braccia indirizzate lassù, nel cielo, dove solamente le aquile azzardano. Dopodiché, il nulla. Sì, perché, nel momento in cui il giudice di gara chiude le ostilità, quell’11 ottobre 2020 rimarrà l’ultima partita ufficiale della ‘stagione’ corrente. Una positività nella rosa, la quarantena preventiva e, poi, l’interruzione del campionato… Il Covid-19 si è lentamente insinuato anche fra le volte medievali della Città dei Castelli. «Le condizioni di salute della squadra sono ottime – afferma Davide Morandi. – Fortunatamente, chi ha contratto il virus non ne ha risentito fisicamente».

La percezione di una nuova pausa forzata era ormai sempre più lampante, ma, forse, qualche piccola falla normativa è stata minimizzata: «le soluzioni più corrette sono attuabili unicamente quando la situazione è cristallina, nitida. E, purtroppo, questa pandemia è ancora difficile da decifrare. A livello protocollare, però, è necessaria maggior chiarezza». A fronte di circa cinque mila persone in quarantena e/o isolamento (in Ticino), è inverosimile presumere il rischio zero nello sport. «Non sono medico, le disposizioni sono dettate da individui competenti, coscienziosi. Tuttavia, rimane un po’ di rammarico per la conduzione di determinate circostanze. Non è un’accusa, soltanto una costatazione relativa alle difficoltà incontrate».

La Promotion League rimane nella morsa di un sistema che spazia dal professionismo all’amatorialità. «Nella routine il Governo cerca di adattarsi tempestivamente alla velocità della pandemia; il Comitato non giova di una capacità decisionale sufficientemente rapida. A mio parere il protocollo dev’essere uniformato a quello di Super e Challenge, soprattutto per una questione di promozione e retrocessione». La smania di ritornare presto a scorrazzare sui campi che più contano è parecchia, ma non per tutti. «È impossibile tastare il polso della situazione, ognuno vive e ‘risponde’ in maniera differente». Chi più menefreghista, e chi più riverente delle norme.

Necessaria, dunque, una maggior reverenza. «Sì, muoiono prevalentemente coloro che sono più anziani. Ma chiunque ha versato delle lacrime per i propri genitori, e queste lacrime devono essere rispettate». A difettare, anche un po’ di comunicativa: le squadre professionistiche possono permettersi di allenarsi in bolla, differente la situazione per il Bellinzona. «Non posso interdire a qualcuno di lavorare nella sanità solamente per giocare a calcio. Dopo la spagnola, questa è la prima vera e propria pandemia che l’era moderna conosce, sperimenta. Non è facile da amministrare».

Prima o poi, però, il Covid-19 allenterà la propria presa, le attività riprenderanno. E, così, anche la Promotion League. «È sicuramente un dispiacere, soprattutto per i ragazzi che non riescono a raccogliere i frutti del loro lavoro. Ma, come qualsiasi cosa che s’interrompe, poi fortunatamente riprende». Ed è proprio per questo motivo che il Bellinzona ha ripreso ad allenarsi, rispettando ossequiosamente le norme vigenti. Il modus operandi è chiaro, onorare le disposizioni in modo da azzerare una possibile diffusione del virus e prepararsi ad un girone di ‘ritorno’ di fuoco. «La realtà è che dovremo affrontare ventun partite in undici settimane, nemmeno i professionisti riescono a completare un simil filotto. Perciò l’unica alternativa è di anticipare la ripresa, perlomeno qualche settimana prima del sei di marzo».

Una sequenza gravosa, che lascerà qualche strascico a una formazione che intende rilanciare la propria classifica. Dopo nove partite e un’unica vittoria, i granata hanno raccolto otto piccoli punticini (cinque in meno della scorsa stagione). «A Bellinzona è sicuramente presente parecchio terreno fertile su cui lavorare, in un clima che trasuda calcio in qualsiasi momento. Alcune situazioni, però, sono perfettibili». Valutazioni da condividere con la società in modo da operare in totale trasparenza e reperire delle soluzioni proficue. «Ripeto, la fortuna è il terreno fertile preesistente». E, allora, non resta che ritrovare la quadratura del cerchio, ed esprimere anche in campo la filosofia di Morandi.

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