Lugano, Tramezzani: «Da grande volevo fare l’allenatore»

scritto da Claudio Paronitti

Giorno di presentazione ufficiale questo primo mercoledì dell’anno per il nuovo allenatore del Lugano. Le prime impressioni di Paolo Tramezzani sono «più che positive. Ho avuto la possibilità di incontrarmi con i componenti dello staff (tecnico, sanitario, medico e societario), notando subito grande disponibilità nei miei confronti e grande voglia di condividere questo nuovo inizio della mia carriera. Ringrazio le persone con le quali ho avuto a che fare in questo mio inizio»

Di seguito tutti gli argomenti trattati, con le relative risposte date dal 46enne emiliano, il quale inizierà a dirigere gli allenamenti della sua nuova squadra domani pomeriggio a partire dalle 14:00 (con i ragazzi che scenderanno in campo verosimilmente verso le 15:00).

IL CORTEGGIAMENTO – «La scorsa estate ho avuto già modo di sentirmi con la società. Ma, probabilmente, per me era un periodo delicato, perché coincideva con la qualificazione agli Europei. Sarebbe stata una decisione importante da prendere rispetto a quello che stavo facendo in quel momento. Successivamente, ho avuto modo di realizzare in maniera più approfondita ciò che mi piacerebbe fare nella vita. Di conseguenza, la scelta è stata, pur tra le tante difficoltà, abbastanza semplice. Sapevo che lasciavo un posto molto bello, dove sono stato per 5 anni, risultati molto importanti sotto tutti i punti di vista. Ho avuto a che fare con persone che mi hanno dato tanto. Poi, c’è stata la consapevolezza che da grande volevo fare l’allenatore».

IL PASSATO – «Nella lettera [scritta ai tifosi albanesi, ndr] ho provato a descrivere ciò che ho passato negli ultimi cinque anni. Ricordo il primo giorno, quando Gianni De Biasi mi chiese di seguirlo: erano tanti i dubbi, le paure e le perplessità. Arrivavamo in una realtà sconosciuta, ma credo che per come l’abbiamo vissuta non sia stato un salto nel vuoto. È stata una sfida che abbiamo accettato con entusiasmo e umiltà, sapendo che c’era tanto lavoro da fare. Questa è la parte che mi preoccupa di meno, ossia quando si hanno degli obiettivi e il lavoro da fare è tanto. So benissimo che, anche nella vita, oltre che nella sfera professionale, per raggiungere un obiettivo occorre avere un impegno massimale. Non ero un campione quando giocavo e sapevo che dovevo tirare fuori qualcosa in più degli altri. Attraverso il lavoro, la volontà e la voglia di superare le difficoltà sono andato spesso oltre i miei limiti. Quella con l’Albania è stata un’esperienza importante che mi porto dietro, perché mi ha permesso di girare il Mondo in qualità di osservatore-scouting e continuare la mia formazione».

GLI ESEMPI – «Ho avuto la fortuna di avere grandi allenatori che sono stati dei maestri. Al di là dell’aspetto tattico, ho imparato che l’aspetto umano è fondamentale. Il rispetto, così come altri valori della vita, deve sempre esserci. Poter lavorare in un ambiente sereno che coinvolga tutte le parti è fondamentale: una delle priorità è questa. L’ho già verificato in questi giorni per far sì che attorno alla squadra ci sia compattezza e un senso di appartenenza. La speranza è di riuscire a coinvolgere in questo cammino e in questo percorso tutti: la società e i nostri tifosi. Se riusciamo a incanalare tutto nella stessa direzione sarà più facile, pur essendo consapevole che il mio ruolo come allenatore dipenderà molto dai risultati».

I PREDECESSORI – «Il mio vantaggio è quello di avere un mese di tempo in cui potrò conoscere i ragazzi, iniziare i colloqui con loro su ciò che mi attendo da loro. È una squadra che conosco già, avendo visto le partite di campionato e coppa. È fondamentale, da parte mia, fare un passo verso i ragazzi, perché sono l’ultimo arrivato. Mi baserò quindi anche sul lavoro dello staff, che è rimasto quello precedente. Ho avuto modo di verificare il lavoro fatto a livello tattico e le proposte metodologiche sono state più che valide. Mi sento di fare i complimenti a chi mi ha preceduto, perché ha messo le basi e questo mi facilita il compito».

LA SQUADRA CHE VEDREMO – «Non mi faccio di certo condizionare da quello che è stato il mio trascorso e il mio passato. I giocatori bravi piacciono a tutti. Una squadra è formata da calciatori bravi e disponibili. Ho imparato che la forza del gruppo è nettamente superiore alla forza del singolo. Il giocatore generoso, che gioca per il compagno, riceve molto. Se sapremo sacrificarci tutti insieme, sarà un passo molto importante».

IL MERCATO – «Quando è iniziata la trattativa con il Presidente ci siamo scambiati anche alcune idee per quanto riguarda la squadra. Uno dei motivi della mia scelta è perché credo che, di base, questa sia una buona squadra. in seguito sono state chiuse trattative [Carlinhos e Bruno Martignoni, ndr] che fanno capire chiaramente le intenzioni della società, che pensa e guarda al futuro. Per quanto riguarda Armando Sadiku, lui è un ragazzo che conosco molto bene e con il quale ho condiviso cinque anni di esperienza in Albania. È stato il primo che, nel corso di questi anni, mi ha fatto fare 64 trasferte in Svizzera. Lo ricordo ancora a Locarno. Ma in questo momento, nel rispetto di tutti, preferisco non parlare della sua situazione. Abbiamo la fortuna che il mercato sarà aperto per un mese. Per determinate trattative, come dice il Presidente, non bisogna avere fretta. Bisognerà valutare alcuni giocatori e prenderemo le decisioni assieme alla società».

IL MODULO – «Una delle mie più grandi responsabilità nei prossimi mesi è data dal fatto di dare alla squadra la possibilità di giocare, durante le restanti partite, ma anche a gara in corso, con moduli differenti. Non tanto in base all’avversario, ma in base alla partita che vorrò che la mia squadra disputerà. La difesa a tre mi è sempre piaciuta e credo che possa essere funzionale per le caratteristiche della rosa che abbiamo a disposizione. Al momento non è però la priorità. È una delle tante idee che ho, anche se all’inizio continuerò probabilmente con il modulo dei miei predecessori. Sono poi i ragazzi che mi daranno le indicazioni».

L’ESORDIO A BASILEA – «Ci penso dal giorno in cui ho firmato. Credo che sia una partita importante e penso che affrontare il Basilea in questo momento abbia un suo vantaggio. Il Lugano, soprattutto con le squadre di alta classifica, ha fatto dei buoni risultati e delle buone prestazioni. I renani li conosco bene dai tempi di Paulo Sousa, hanno lavorato molto bene in questi anni e meritano i successi a livello elvetico e internazionale».

IL CONFRONTO CON LE GESTIONI PRECEDENTI – «L’anno scorso ho visto alcuni allenamenti di Zdenek Zeman. È un allenatore che è riuscito a svoltare, perché ha sempre fatto giocare bene le sue squadre. Avendo la possibilità di lavorare tranquillamente, i risultati si sono sempre visti. Anche, e forse soprattutto a livello individuale. Ritengo che la squadra di quest’anno sia più completa rispetto a quella della passata stagione. La mia impressione è che, avendo visto la squadra dal vivo, ci siano ragazzi adatti a questo campionato. L’obiettivo attuale è quello di fare bene, da subito. Poi durante la stagione cercheremo soluzioni a problemi avuti nel corso del girone d’andata».

LA DIFFERENZA TRA ITALIA E SVIZZERA – «Sono arrivato qui con grande entusiasmo e con grande voglia. Vedo molti aspetti positivi. Qua c’è un ambiente molto famigliare e molto disponibile. Nel calcio, però, tutto cambia velocemente in base ai risultati che ottieni. Quello che mi auguro che non cambi è l’idea che il Presidente ha oggi nei miei confronti. Lui mi ha dimostrato la sua fiducia. Il campo è determinante per mostrare la bravura mia e dei miei ragazzi».

LA FOGA DELLA PRECEDENTE PANCHINA – «Ho incontrato tutte le persone dello staff e sono stato molto chiaro con loro. Ognuno deve interpretare il proprio ruolo, con la massima professionalità. Sotto questo punto di vista devono essere un esempio, perché lavoriamo per una società importante e rappresentiamo una città e un cantone intero. È importante l’immagine che diamo di noi stessi. Per quanto riguarda eventuali decisioni, non sta a me commentarle. Se lo riterranno opportuno, ci sono persone in società che lo faranno in altre sedi. Sono convinto che il campo dà e toglie, nel massimo rispetto di arbitri e avversari. Penso che si possa fare calcio in modo genuino e onesto».

IL RAPPORTO CON ANGELO RENZETTI – «La cosa migliore è essere trasparenti sin dall’inizio, cosa che entrambi abbiamo cercato di fare. Da parte mia lo renderò sempre partecipe di ciò che facciamo. Ci saranno anche determinate situazioni che dovrò cercare di risolvere personalmente, nel bene e nel male. Il fatto di essere diretti faciliterà il nostro rapporto, in modo tale che io possa crescere al suo fianco, con la speranza anche che lui possa riconoscere l’importanza di alcuni momenti rispetto ad altri. L’importante è la serenità nei giudizi. Sarà importante il suo pensiero, ed eventuali sue esternazioni non verranno commentate da parte mia perché lui è il Presidente e quello che dice lui non mi sembra corretto commentarlo».

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