Lugano, ti manca solo il killer instinct

scritto da Claudio Paronitti

Nelle prime quattordici giornate di campionato, tolto il buio mese di settembre, l’equazione “gioco + occasioni = tre punti” non sembra addire al Lugano

La mole di gioco prodotta non è stata sempre sinonimo di vittoria per i ragazzi guidati da mister Pierluigi Tami. Ed è un peccato, perché con un pizzico di malizia in più, al netto delle chance createsi, in molte partite disputate un successo sarebbe stato più che meritato. La partita di ieri pomeriggio a Thun è stata lo specchio dei primi mesi: i bianconeri che giocano meglio, arrivano davanti alla porta in maniera pericolosa, soffrono poco o niente e alla prima occasione avversaria subiscono. La forza di questa squadra risiede però nell’atteggiamento. Tempi addietro, se si subiva una rete si andava completamente alla deriva. Oggi, invece, non accade. E di questo bisogna ringraziare soprattutto lo spirito e l’appoggio dell’intero staff tecnico, a partire dal tecnico. Il quale, in più di un’occasione messo in discussione dalla presidenza con dichiarazioni a volte esagerate e troppo “di pancia”, sta dando (eccome) il suo contributo alla causa luganese. Non per niente, il passato da selezionatore delle varie nazionali giovanili rossocrociate parla a favore del 56enne.

Potrebbe sembrare strana l’affermazione citata nel titolo, ma al momento attuale delle cose è proprio questa la pecca principale dei bianconeri. Con un mercato differente, magari, e l’acquisto di un attaccante di razza che vede la porta con una certa regolarità, gli affari andrebbero decisamente meglio. Non bisogna, d’altro canto, sminuire il lavoro che viene svolto dagli elementi presenti nella rosa ticinese. Alexander Gerndt, ad esempio, è un centravanti tuttofare, si danna l’anima per i compagni e non disdegna dei bolidi da distanza siderale. Junior è entrato definitivamente nei meccanismi di squadra dopo un periodo di ambientamento piuttosto lungo e complicato. Mattia Bottani, chiusa l’esperienza di Wil, è tornato all’ovile dimostrando tutto il suo valore e la sua voglia di mettersi in mostra con la maglia della squadra della sua città. Younes Bnou Marzouk è, invece, un punto di domanda. Il franco-marocchino, scaricato dalla Juventus in estate, è stato acquistato per fare la differenza come è stato il caso della passata primavera nelle fila del Chiasso. Finora, a parte qualche sprazzo, non ha dato il contributo sperato dalla dirigenza, che gli ha fatto firmare un quadriennale, segno di fiducia nei suoi confronti. Il killer instinct è una qualità che un bomber di razza ha nelle sue corde. Reperirne uno con tali caratteristiche non è evidente, certo. I tempi della famosa osteria bianconera, la cui firma era nota a tutti (Ezgjan Alioski & Armando Sadiku), sono passati. E, allora, non resta che “aggrapparci” alla forza del gruppo, che sarà di fondamentale importanza nell’ultima fase dell’anno solare. Le due settimane di pausa serviranno per ricaricare le batterie e per mettere a punto alcuni dettagli che potranno permettere alla banda luganese di vivere un finale d’andata tranquillo e sereno.

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