Esclusiva CHalcio.com, intervista a 360° ad Angelo Renzetti

scritto da Claudio Paronitti

Il Presidente del Lugano, Angelo Renzetti, è ottimista e fiducioso riguardo al futuro che attende la sua creatura – © sport.ch

La prima parte della stagione del pallone rossocrociato è andata in archivio con il Lugano che ha terminato all’ottavo rango della graduatoria

Per tracciare un bilancio intermedio sul girone estivo-autunnale dei bianconeri, ci siamo rivolti al numero uno del consorzio sottocenerino, Angelo Renzetti, il quale ci ha accolto nei suoi studi di Pazzallo con la consueta disponibilità e la classe che lo contraddistingue, parlando a ruota libera su svariati argomenti, da scoprire nella seguente intervista esclusiva.

Presidente, iniziamo con una domanda secca: è soddisfatto del girone d’andata disputato dal Lugano?

Per come si era messo all’inizio, dove abbiamo avuto delle problematiche (infortuni, torti arbitrali, cambiamento della filosofia di gioco), siamo riusciti a mantenere la retta via. Questo non può far altro che piacere.

Con tutti i punti lasciati per strada (pensiamo in particolare ai pareggi casalinghi giunti alla fine contro Grasshopper, Neuchâtel Xamax e Sion), i bianconeri avrebbero chiuso la prima parte a ridosso delle posizioni europee, come lei, in tempi non sospetti, aveva preventivato…

Sì, è vero. Non credo tuttavia che nel girone di ritorno saremo così sfortunati. Al momento, ci troviamo a sei punti dall’ultima in classifica e ad altrettanti dal quarto posto. Se vinciamo con il Thun la prima di febbraio… Siamo ancora in corsa in Coppa Svizzera, nulla ci è dunque precluso. Abbiamo superato la tempesta e, di conseguenza, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno.

Il fascino della Coppa sta anche nel fatto che è la competizione che porta direttamente in Europa.

È una competizione difficile. Si può uscire in qualsiasi momento, così come si può arrivare fino in fondo. Onestamente, quest’anno vedo la Coppa in maniera più fiduciosa rispetto alle scorse edizioni, perché abbiamo una squadra esperta, specialmente nel reparto difensivo. Ecco, questo fattore, in determinati momenti, può aiutare nella partite “secche”. E poi, la Coppa fa sognare. È importante sognare per fare bene.

Facendo un salto nel recente passato, e con l’esperienza acquisita negli ultimi mesi, rifarebbe la scelta di affidare la panchina a Guillermo Abascal all’inizio dell’annata?

Era un atto dovuto nei suoi confronti, in quanto aveva chiuso egregiamente la stagione e aveva già capito determinati meccanismi, facendo alcune scelte. Era una scommessa che mi piaceva e l’ho fatta. Purtroppo, quando ho avvertito il pericolo ho preferito cambiare, perché non avevo i presupposti per gestire questa situazione.

Nel corso della trasmissione Fuorigioco ho fatto il seguente esempio: la durata del percorso in automobile da Lugano a Bellinzona è di 19 minuti. Con Abascal rischio di fare tre incidenti, magari frena di colpo o magari fuma in macchina, cosa che mi dà fastidio. Di conseguenza, arrivo a Bellinzona stressato. Se vado con Celestini, invece, non fuma in macchina, il suo andamento è normale, c’è un bel dialogo e arrivo a destinazione nella medesima tempistica. Metaforicamente parlando, preferisco fare il viaggio con Celestini. Chi vive la società, ascolta i protagonisti (allenatore e giocatori), osserva le partite ha un termometro della situazione e può dare un giudizio specifico, mentre chi guarda da fuori e si fa giustamente suggestionare, come capita al tifoso, non riesce a comprendere a fondo certe dinamiche.

Quanto ha influito il rapporto tra Celestini e il direttore sportivo Giovanni Manna per l’approdo del mister a Cornaredo?

Manna conosceva Celestini, me ne ha sempre parlato bene. Io ho avuto fiducia in quello che mi ha riferito il nostro ds. Non è stata tutta “farina del mio sacco”.

A Cornaredo il pubblico è una costante “spina nel fianco”. Quando tutto volge al meglio, la media spettatori è alta, quando la situazione non è ben definita si vedono invece “le solite facce”. Oltre ai salti mortali che già sta facendo, come può un Presidente invogliare ancora di più le persone a riempire lo stadio?

A parte lo “zoccolo duro”, credo che la gente voglia identificarsi nella vittoria. Quando una squadra non vive un periodo felice e il risultato non è assicurato, la gente non vuole venire allo stadio e tornare a casa arrabbiata. Se la squadra ha successo, avrà un pubblico importante. Ci sono altri aspetti in gioco, però, come quello finanziario. In più, al giorno d’oggi in televisione vengono proposte una miriade di partite in tutto il mondo. Guardando al Ticino, in ogni angolo del nostro Cantone ci sono tanti incontri. Se solo il 10% degli appassionati scegliesse Cornaredo, ecco che tutto cambierebbe. Infine, ciò che ci manca è il derby. Volendo fare un paragone, il Grasshopper ha una media spettatori migliore della nostra solo per le sfide cittadine con lo Zurigo. Ribadisco, la gente si identifica nel risultato, sia nel calcio che nell’hockey su ghiaccio.

Questione rinnovi. A Cornaredo ci sono tre giocatori importanti in scadenza: capitan Jonathan Sabbatini, Mario Piccinocchi e Alexander Gerndt.

Abbiamo presentato un’offerta a tutti e tre. Una risposta positiva dovrebbe concretizzarsi prima di partire per il ritiro invernale.

Il mercato invernale si sta avvicinando a grandi passi e con esso le voci a riguardo. Una di queste concerne il ritorno di Armando Sadiku. L’albanese è una realtà o più una suggestione?

Non la definirei una suggestione, perché lui è reduce da un infortunio e ha ripreso ad allenarsi. Da parte del suo club (l’UD Levante, ndr) e dei suoi procuratori c’è la ferma volontà di mandarlo a giocare in una realtà che conosce, dove può “rinascere”. Tutto questo, non possiamo offrirglielo. Se le condizioni economiche ce lo permettono, l’affare andrà in porto. Per il momento, tuttavia, non c’è nulla di concreto. Se riusciremo a riportarlo da noi, sarà in prestito. Il massimo che potremmo ottenere è un diritto di riscatto.

A inizio 2018 il Lugano annunciava l’acquisto di Marc Janko. Il Cobra, arrivato con grandi prospettive, per vari motivi non ha mai convinto, né il pubblico, né tantomeno gli allenatori. A questo punto, il Presidente può affermare di “aver sbagliato a fare di tutto” per acquistare l’attaccante austriaco?

È stato sicuramente un errore, perché abbiamo investito tutto o quasi su un calciatore che ci è costato più di tutti. Nel complesso, avrà giocato 3 o 4 partite intere. C’è stato un errore da parte della società e da parte mia in special modo. Questa è la conferma che non tutte le ciambelle “escono con il buco”. Mi dispiace per il giocatore, per la società e per me stesso. È inutile piangere sul latte versato. La scelta è stata determinata dal momento particolare e dalla situazione di classifica. Vivevamo un periodo pieno d’ansia. La stessa ansia che quest’anno, a parità di punti e a parità di condizioni, non ho nella maniera più assoluta. Il motivo è presto detto: sono convinto che abbiamo una squadra che saprà districarsi ottimamente nel girone di ritorno. La scorsa stagione, invece, dopo il cammino europeo e la nona posizione a dicembre, abbiamo pensato di inserire nella rosa un elemento di esperienza che avrebbe potuto aiutarci a segnare qualche gol in più. Purtroppo, non è stato il caso.

Nel corso dell’ultima conferenza stampa del 2018 mister Celestini ha dichiarato di aver fatto richiesta specifica di sfoltire la rosa. Oltre a Eloge Yao e Stanley Amuzie, che non rientrano più nel progetto, ci potrebbero essere delle partenze (in prestito) di giovani quali, ad esempio, Eris Abedini e Jetmir Krasniqi?

La rosa è composta da giovani interessanti che vogliamo che esprimano le loro qualità. Per i prossimi sei mesi, ragazzi come Manicone, Abedini e Krasniqi avranno la possibilità di giocare in altre squadre. Poi, ci sono Yao e Amuzie che non rientrano più nel progetto societario. Non per motivi particolari, bensì perché è mancato loro lo spirito di adattamento. Hanno altresì sofferto una serie di prestazioni negative. Perciò, è difficile farli “riconvivere” con l’ambiente.

Un’altra questione spinosa riguarda il Team Ticino. Qual è il suo pensiero a proposito e quali sono gli obiettivi della società per fare in modo di avere più voce in capitolo?

Di per sé, noi e il Chiasso dovremo già avere voce in capitolo. Questo perché siamo le due squadre di Lega Nazionale e abbiamo un’unità di intenti. Purtroppo, il comitato attuale, che è tutto dimissionario, è un comitato politico e “bellinzonese”, che sta facendo di tutto per mettere i bastoni fra le ruote. Credo comunque che nel corso del mese di gennaio interverrà la Swiss Football League per mettere un po’ di ordine. Se la SFL ce lo concede, siamo disposti ad andare avanti da soli.

L’Under 21 sta disputando un campionato di tutto rispetto. La seconda posizione dietro al Paradiso è frutto di un cammino soddisfacente. L’obiettivo della dirigenza, non è mai stato nascosto, è però la promozione in 1a Lega. Crede che, con qualche ritocco nella rosa nel mercato invernale, ciò sia possibile già al termine della corrente stagione?

È difficile da affermare or ora. A dire il vero, noi non abbiamo dedicato molto tempo alla nostra Under 21. Poi, c’è il Paradiso che sta andando fortissimo e non sarà facile da raggiungere. Noi faremo di tutto, ma senza “svenarci”. Vedremo, anche perché il girone di ritorno è un altro campionato. Dobbiamo vedere come si parte e cosa si può fare. Non ci saranno però stravolgimenti, questo è sicuro. Abedini e Krasniqi – che hanno giocato qualche partita con la seconda squadra bianconera, ndr – non rinforzeranno il gruppo in primavera. Per loro stiamo cercando delle sistemazioni in squadre che gli permettano un minutaggio ideale.

Per la giornata di Natale in particolare, la gente fa previsioni sul proprio futuro. Come vede il Presidente i prossimi mesi che attendono la sua creatura?

Abbiamo chiuso l’andata con tre pareggi e “buttando al vento” qualche punto di troppo. Nel ritiro iberico, l’allenatore potrà lavorare bene, anche perché la rosa verrà sfoltita e il livello degli allenamenti si alzerà ulteriormente. C’è la determinazione assoluta da parte di tutti e ci sono dei giocatori esperti: ciò mi dà la convinzione che faremo un bel girone di ritorno. La mia previsione iniziale, quella di un 4° o 5° posto conclusivo, è fattibilissima. Poi, è evidente che non ho la certezza. Ma se rimaniamo così, senza fattori esterni pronti a “sgambettarci”, confermo la mia previsione di inizio campionato.

(Intervista a cura di Claudio Paronitti)

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