Corso animatori: due giorni di assoluto interesse a Bellinzona

scritto da Davide Perego

di Davide Perego
La scorsa settimana (cosa che faccio spesso prima di cercare il sonno), sfogliavo i miei album di figurine degli anni settanta. Poi, sono passato a quelli di mio figlio degli anni duemila. Un pensiero mi ha fatto sorridere ed al tempo stesso riflettere. I miei album dalla fine dei settanta sono progressivamente incompleti e quelli dei primi anni ottanta sono sostanzialmente vuoti. Quelli di mio figlio, fino alla stagione 2010-2011, sono quasi tutti completi mentre gli ultimi sono progressivamente incompleti e quello attuale è veramente povero di contenuti. Questo per voler scrivere che nel mio caso – e in quello di Giorgio – è comprensibile attribuire alla crescita il progressivo disinteresse per le figurine. Si aprono nuovi mondi, si concepiscono gradualmente nuove forme di interesse e ci si orienta verso altre “passioni”. Il mondo, visto con gli occhi di un bambino, non può essere quello visto da un adolescente o da un adulto. La stessa cosa, mi si consenta il paragone, vale per il “Corso Animatori” – organizzato dalla FTC – tenutosi nel fine settimana nella confortevole struttura del Centro Gioventù e Sport di Bellinzona. Una novantina di aspiranti “monitori” per le categorie Allievi G, F ed E è stata accolta da Davide Morandi ed ha potuto seguire le “lezioni” curate dall’ex tecnico di Locarno e Lugano, ma anche quelle altrettanto interessanti di Eugenio Jelmini (Il ruolo dell’allenatore nel calcio dei bambini), Enrico Morinini (La formazione a 5/7/9), Marco Maggi e Rosanna Vanetta (Il calcio femminile).

In mezzo, la pratica sul campo, dove a margine della qualità di un prodotto eccellente – curato da Paolo Bernasconi, Roberto Chiappa, Valerio Jemmi e Damiano Meroni – ragazzi ed adulti hanno avuto l’opportunità di esercitarsi anche a fianco di campioni ancora in attività quali ad esempio Andrea Guatelli, Giacomo Brichetto, Mattia Croci-Torti, Riccardo Riva e Salvador “Chacho” Mira, per un paio di giorni loro stessi umili allievi ed aspiranti animatori. Non serve immaginare la scena, ma chi è riuscito ad uscire dalla struttura senza sentirsi profondamente toccato dal percorso seguito nelle quasi venti ore di corso può essere rimandato all’introduzione. Questione (forse) di carta d’identità. Questione (forse) di vedere il mondo da prospettive differenti. E (forse) proprio in questo passaggio sta l’unico “difetto” (migliorabile ?) del corso. Può un ragazzino di sedici anni comprendere tanto quanto un adulto di quaranta il significato di “bambini entità deboli e plasmabili” ? Quello altrettanto cruciale di “bambini benzina della nostra esistenza” ? Ma soprattutto, sulle struggenti immagini di “Schindler’s List” (colosso cinematografico del 1993 con la firma di Spielberg e la straordinaria prestazione di Liam Neeson) quanti sono riusciti a non commuoversi sentendosi affidare la “missione” di salvare più bambini possibili dal triste destino che la nostra società riserva loro in percentuale costantemente in crescita ? Ma (forse) il bello sta proprio qui. Perchè dalle parole di Davide Morandi (semplici, spontanee e per nulla studiate a tavolino) passa l’essenza non solo di questo corso base ma di quanto potrebbe accadere successivamente a coloro che intenderanno proseguire la formazione. Perchè con i bambini non si può scherzare e soprattutto non si può sbagliare. E’ un gioco (per loro). Dev’essere gioco e molto di più per chi si è assunto la responsabilità di voler essere il punto di riferimento per un numero di bambini che vogliono divertirsi serenamente. Ho riflettuto a lungo sulle mie responsabilità e siccome nessuno di noi fortunatamente è perfetto, ho ripercorso i quasi nove anni di assidua presenza sui campi chiedendomi quanti sia riuscito a “salvarne” e per quanti non ne sia stato in grado. Il risultato (ci si creda o no non ha assolutamente alcuna importanza) è stato quello di una notte insonne. E nemmeno sfogliare gli album di figurine è servito a qualcosa. Ora, mentre scrivo, voglio solo che arrivi l’ora dell’allenamento per abbracciare tutti i miei bambini (quasi una trentina di 2003) e per scusarmi se sono mancato nel fine settimana. E per scusarmi se qualcuno di loro non riceve le attenzioni che vorrebbe. E per chiedere se sabato si sono divertiti. E per dir loro che in fondo (quasi) tutto quello che ho imparato in questi due giorni lo si fa già. Nei limiti di strutture e della disponibilità di materiale che non è proprio quella ideale, ma lo si fa già. E allora, tolto il pensiero di essere sulla strada giusta, (molto più di una “simpatica” coincidenza) mi chiedo se ancora esistono veramente situazioni come quelle fotografate da Morandi, Jelmini e Morinini. Episodi in cui qualcuno (forse) proprio in quella sala si sarà riconosciuto. Io stesso in qualche frecciata come quella del bambino che si deve togliere il pigiama. Certo è che se “riformare il calcio di piazza” è uno dei punti chiave del progetto di Davide Morandi, allora anche la FTC, ma anche l’ASF, sono sicuramente in buone mani. Capitolo doloroso quello che riguarda i genitori. Qui il percorso è molto più complicato rispetto a quello di un monitore. Loro si (i genitori) dovrebbero avere l’obbligo di frequentare un corso prima di poter iscrivere i loro figli all’attività sportiva. Credo però che in questo senso si giochi solo sulla difensiva. Il loro reparto offensivo (inteso come attacco e come vocabolario di “offese”) è al momento troppo forte per essere sconfitto. Anche dai buoni propositi delle federazioni stesse. In Svizzera come ovunque. Ed io……sono genitore. (DP)

Il calcio è il veicolo numero uno per entrare nello sport.

I bambini sono come le rondini: annunciano la primavera.

I bambini sono benzina della nostra esistenza.

Il bambino vuole imparare tutto.

Nella vita e nello sport i bambini hanno bisogno di adulti accoglienti ma allo stesso tempo decisi e coerenti.


L’allenatore educa, ascolta, è figura paterna, calciatore, persona d’esempio.

Tanti piccoli uomini che in tanti piccoli posti fanno tante piccole cose possono cambiare il mondo.

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