AC Taverne, mister Meroni: «Tantissimi ricordi. Vi sono stati sintonia e feeling reciproco sin da subito con tutto l’ambiente»

scritto da Claudio Paronitti

In carica dal 3 luglio 2019, mister Damiano Meroni saluterà il Taverne al termine del campionato in corso

Una volta portata a conclusione la corrente stagione agonistica, il Taverne saluterà mister Damiano Meroni

Ma prima del definitivo congedo vi sono ancora tre turni da proporre, con l’obiettivo di ottenere più punti possibili per terminare l’annata in una posizione di classifica invidiabile.

Nel frattempo, abbiamo contattato il tecnico delle Aquile giallonere per un’intervista in cui si ripercorre l’avventura al Campo Comunale. Eccola di seguito.

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Dopo quattro campionati le strade con l’AC Taverne si separano. Quali sono i ricordi di questa esperienza che porterai nel tuo bagaglio?

«Tantissimi. Dal 3 luglio 2019, primo giorno di allenamento in una nuova società, subentrando a Maurizio Ganz, con gli occhi puntati contro, per questo allenatore “momò” in terra luganese. Ma quasi da subito, la sintonia e il feeling reciproco con l’ambiente è stato idilliaco e devo dire che sull’arco degli anni è andato in crescendo. Non solo a livello societario con la dirigenza, ma anche con le persone che vi ruotano attorno, quelle che sono il motore della società, dalla cucina allo staff della buvette, persone che mettono passione e attaccamento encomiabili. Poi a TUTTI i giocatori passati nell’arco delle quattro stagioni, da quelli navigati ai più giovani. Poi, c’è la partita di Coppa Svizzera contro il Kriens, allora in Challenge League, in cui siamo stati in gioco per 70′. L’anno successivo c’è stato il Covid da gestire… e ancora una promozione non centrata per una manciata di punti… Il campionato seguente è stata conquistata, passando dalla Seconda Lega Interregionale alla Prima Lega Classic, tecnicamente non essendo magari i più forti, ma con un GRUPPO GRANITICO  e una condivisione tra staff e squadra esemplare. E poi questa che sta per terminare, un ulteriore piccolo prodigio, cambiando dodici giocatori, passando da una stagione all’altra in quindici giorni e una salvezza, obiettivo iniziale, ottenuta matematicamente a tre giornate dalla fine. Nel mezzo, siamo riusciti a metterci una qualificazione per il tabellone principale dell’edizione 2023-2024 di Coppa Svizzera».

Nel comunicato è stato scritto che lasci per «motivi personali». Il calcio, però, rimarrà nella tua vita?

«Si voleva intendere che non era la società a voler interrompere il “rapporto”. Difatti, Presidente e direttore sportivo erano ben contenti di continuare per un’ulteriore stagione. Secondo me, era invece giunto il momento, dopo quattro anni, di farmi da parte. In poche parole, ritenevo e ritengo che quello che potevo dare e quanto fatto aveva trovato il traguardo con questa fine di stagione. Difficile che il calcio non faccia più parte del mio dovere…».

Alla conclusione della stagione mancano ancora tre partite (due in trasferta e una in casa). Qual è il regalo che speri di riuscire a «scartare» prima dei saluti finali?

«Da mercoledì sera, con l’anticipo Uzwil-Linth 3-4, la nostra salvezza ha anche il supporto della matematica. Di conseguenza, abbiamo tre partite da assolvere senza l’assillo del risultato. Questo non ci deve portare al relax, ma sicuramente si potrà giocare con la mente libera per cercare comunque i tre punti. Finire in modo dignitoso è quanto vorremmo fare ed è un obbligo, anche perché le molte altre squadre impegnate per la vetta del campionato o per la parte bassa hanno il diritto che gli ultimi turni siano il più “regolari” possibile».

Infine, un ringraziamento a…

«A tutte le persone incontrate in queste stagioni in giallonero, sia dentro che fuori dal campo.

Menzionare il Presidente Carlo Burà per la reciproca conoscenza negli anni mi sembra un atto doveroso. È una persona schietta, magari impulsiva, che in quattro anni NON ha mai intralciato il mio lavoro o portato ingerenza sul mio operato. Di conseguenza, grazie!».

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