Forte di un certo sostegno da parte dei vertici federali, il CT argentino ha infatti avuto la possibilità di operare scelte decise quanto impopolari: una su tutte, la rinuncia a Carlos Tevez per l’intera fase di qualificazione. Allo stesso tempo è da segnalare la speciale attenzione rivolta ai giocatori locali, nel doppio tentativo di restituire visibilità a un torneo sempre meno apprezzato a livello internazionale e di riavvicinare la Seleccion alla gente in uno dei momenti di massimo distacco emotivo nella storia della nazionale. Ciò nonostante il pubblico argentino ha talvolta criticato la predilezione di Sabella per i giocatori di scuola Estudiantes da lui guidati alla conquista di una Copa Libertadores, un Torneo Apertura e un onorevole secondo posto al Mondiale per Club, sconfitti soltanto dal Barcellona di Pep Guardiola. Tra partite di qualificazione alla massima rassegna iridata e amichevoli con selezioni composte da soli giocatori militanti nei campionati locali, il CT argentino ha convocato oltre 100 giocatori e ben 18 di questi sono in qualche modo legati al club di La Plata, con alcuni casi limite, come Cellay, Desabato, Re o Braña, che hanno fatto storcere il naso anche ai meno maliziosi. Dal punto di vista tattico la scelta chiara e inevitabile di Sabella è stata quella di ricreare l’ambiente perfetto per poter esprimere tutto il potenziale della stella Leo Messi, affiancandogli giocatori in grado di fare sì la differenza, ma con la giusta vocazione tattica per attuare il piano del CT. Una strategia inevitabile, se si ha tra le proprie fila uno dei due migliori giocatori al mondo, ma un’arma a doppio taglio, se questo non arriva al Mondiale nelle giuste condizioni fisiche e psicologiche. L’avvicinamento a Brasile 2014 non è certo stato rilassante per l’asso blaugrana, complice la stagione travagliata dentro e fuori dal campo a Barcellona e una pressione in costante aumento giorno dopo giorno. Non esiste tifoso che non si sia espresso nel confronto tra Maradona e Messi e non esiste tifoso che non abbia posto la vittoria di un Mondiale come condizione fondamentale per certificare il sorpasso del nuovo che avanza. Un compito non da poco, soprattutto se non esistono attenuanti e se a questo è legata anche la prova della tua argentinità: Messi il catalano è stato infatti spesso criticato per il suo presunto scarso attaccamento alla maglia albiceleste e un tonfo mondiale potrebbe avere ripercussioni non indifferenti a tal proposito. Finora il numero 10 argentino ha mostrato di gradire i dettami tattici imposti – soprattutto agli altri – da Sabella, migliorando di gran lunga il suo livello di gioco e la media gol in Nazionale, superando Crespo e mettendo nel mirino Gabriel Omar Batistuta nella classifica dei marcatori di tutti i tempi. A 27 anni il Mondiale brasiliano non si può considerare né l’ultima chiamata, né quella decisiva, ma senz’altro l’occasione migliore per mettere le mani sulla storia. Sabella si è concentrato su un gruppo ben definito, abbastanza giovane al tempo del suo insediamento e da far crescere, in cui il leader tecnico è chiaramente il suddetto Messi, nominato anche capitano. Il modulo di riferimeno è il 4-2-3-1, pronto spesso a trasformarsi in 4-3-3. La verticale della squadra è formata da Romero-Federico Fernandez-Mascherano-Messi-Higuain, attorno cui possono alternarsi vari nomi, anche a seconda delle necessità tattiche. Le scelte più ricorrenti portano a Romero; Zabaleta- Fernandez-Garay-Rojo; Mascherano-Gago; Aguero-Messi-Di Maria; Higuain. La formazione, sulla scia di quanto fatto negli ultimi anni, prevede una separazione abbastanza netta tra giocatori di quantità dalla metà campo in giù e giocatori di qualità dalla metà campo in su. Il portiere titolare è sempre stato Romero, malgrado le alterne fortune, con alternative il monumento locale Orion e Andujar. In molti si sono chiesti il motivo di queste scelte e della loro fissità, visto il rendimento, ma Sabella non ha mai mostrato dubbi, dando costante fiducia ai suoi uomini. La difesa è un reparto che lascia diverse perplessità. Eliminati gli elementi di maggior spessore, Sabella ha puntato tutto sulla crescita della coppia Fernandez-Garay, la cui alternativa principale oggi è Lisandro Lopez. Insieme a loro schiera due terzini principalmente difensivi a formare una linea abbastanza bloccata. La rosa dei nomi prevede Zabaleta, Campagnaro, Rojo e la sorpresa Basanta. Il referente assoluto del centrocampo è l’ex capitano Javier Mascherano e trovare il suo partner è la grande scelta che attende il ct nei prossimi mesi. Gago, al netto dei problemi fisici, è in pole position sia per il rendimento con la camiseta albiceleste sia per il grande legame col pubblico, ma a essere cattivi bisognerebbe dire anche per l’inconsistenza delle alternative. I vari Biglia e Banega sono infatti da anni fermi in una sorta di limbo alla ricerca del tanto atteso salto di qualità, mentre opzioni più offensive rischiano di minare gli equilibri. Rientrano tra i convocati a centrocampo una serie di giocatori tattici in grado di coprire più ruoli, come Maxi Rodriguez, Ricky Alvarez, Augusto Fernandez e Josè Sosa. Tutti giocatori sfruttati per la loro unione di capacità di corsa e movimenti palla al piede, fondamentali per portare forze fresche e favorire cambi di modulo. Di Maria, che in Nazionale ha sempre avuto un notevole impatto e a Madrid è stato autore di una stagione ad altissimi livelli, sarà la pedina fondamentale del reparto col suo galleggiare tra attacco e mediana, anche per il contropiede e la rifinitura.
Forte di un certo sostegno da parte dei vertici federali, il CT argentino ha infatti avuto la possibilità di operare scelte decise quanto impopolari: una su tutte, la rinuncia a Carlos Tevez per l’intera fase di qualificazione. Allo stesso tempo è da segnalare la speciale attenzione rivolta ai giocatori locali, nel doppio tentativo di restituire visibilità a un torneo sempre meno apprezzato a livello internazionale e di riavvicinare la Seleccion alla gente in uno dei momenti di massimo distacco emotivo nella storia della nazionale. Ciò nonostante il pubblico argentino ha talvolta criticato la predilezione di Sabella per i giocatori di scuola Estudiantes da lui guidati alla conquista di una Copa Libertadores, un Torneo Apertura e un onorevole secondo posto al Mondiale per Club, sconfitti soltanto dal Barcellona di Pep Guardiola. Tra partite di qualificazione alla massima rassegna iridata e amichevoli con selezioni composte da soli giocatori militanti nei campionati locali, il CT argentino ha convocato oltre 100 giocatori e ben 18 di questi sono in qualche modo legati al club di La Plata, con alcuni casi limite, come Cellay, Desabato, Re o Braña, che hanno fatto storcere il naso anche ai meno maliziosi. Dal punto di vista tattico la scelta chiara e inevitabile di Sabella è stata quella di ricreare l’ambiente perfetto per poter esprimere tutto il potenziale della stella Leo Messi, affiancandogli giocatori in grado di fare sì la differenza, ma con la giusta vocazione tattica per attuare il piano del CT. Una strategia inevitabile, se si ha tra le proprie fila uno dei due migliori giocatori al mondo, ma un’arma a doppio taglio, se questo non arriva al Mondiale nelle giuste condizioni fisiche e psicologiche. L’avvicinamento a Brasile 2014 non è certo stato rilassante per l’asso blaugrana, complice la stagione travagliata dentro e fuori dal campo a Barcellona e una pressione in costante aumento giorno dopo giorno. Non esiste tifoso che non si sia espresso nel confronto tra Maradona e Messi e non esiste tifoso che non abbia posto la vittoria di un Mondiale come condizione fondamentale per certificare il sorpasso del nuovo che avanza. Un compito non da poco, soprattutto se non esistono attenuanti e se a questo è legata anche la prova della tua argentinità: Messi il catalano è stato infatti spesso criticato per il suo presunto scarso attaccamento alla maglia albiceleste e un tonfo mondiale potrebbe avere ripercussioni non indifferenti a tal proposito. Finora il numero 10 argentino ha mostrato di gradire i dettami tattici imposti – soprattutto agli altri – da Sabella, migliorando di gran lunga il suo livello di gioco e la media gol in Nazionale, superando Crespo e mettendo nel mirino Gabriel Omar Batistuta nella classifica dei marcatori di tutti i tempi. A 27 anni il Mondiale brasiliano non si può considerare né l’ultima chiamata, né quella decisiva, ma senz’altro l’occasione migliore per mettere le mani sulla storia. Sabella si è concentrato su un gruppo ben definito, abbastanza giovane al tempo del suo insediamento e da far crescere, in cui il leader tecnico è chiaramente il suddetto Messi, nominato anche capitano. Il modulo di riferimeno è il 4-2-3-1, pronto spesso a trasformarsi in 4-3-3. La verticale della squadra è formata da Romero-Federico Fernandez-Mascherano-Messi-Higuain, attorno cui possono alternarsi vari nomi, anche a seconda delle necessità tattiche. Le scelte più ricorrenti portano a Romero; Zabaleta- Fernandez-Garay-Rojo; Mascherano-Gago; Aguero-Messi-Di Maria; Higuain. La formazione, sulla scia di quanto fatto negli ultimi anni, prevede una separazione abbastanza netta tra giocatori di quantità dalla metà campo in giù e giocatori di qualità dalla metà campo in su. Il portiere titolare è sempre stato Romero, malgrado le alterne fortune, con alternative il monumento locale Orion e Andujar. In molti si sono chiesti il motivo di queste scelte e della loro fissità, visto il rendimento, ma Sabella non ha mai mostrato dubbi, dando costante fiducia ai suoi uomini. La difesa è un reparto che lascia diverse perplessità. Eliminati gli elementi di maggior spessore, Sabella ha puntato tutto sulla crescita della coppia Fernandez-Garay, la cui alternativa principale oggi è Lisandro Lopez. Insieme a loro schiera due terzini principalmente difensivi a formare una linea abbastanza bloccata. La rosa dei nomi prevede Zabaleta, Campagnaro, Rojo e la sorpresa Basanta. Il referente assoluto del centrocampo è l’ex capitano Javier Mascherano e trovare il suo partner è la grande scelta che attende il ct nei prossimi mesi. Gago, al netto dei problemi fisici, è in pole position sia per il rendimento con la camiseta albiceleste sia per il grande legame col pubblico, ma a essere cattivi bisognerebbe dire anche per l’inconsistenza delle alternative. I vari Biglia e Banega sono infatti da anni fermi in una sorta di limbo alla ricerca del tanto atteso salto di qualità, mentre opzioni più offensive rischiano di minare gli equilibri. Rientrano tra i convocati a centrocampo una serie di giocatori tattici in grado di coprire più ruoli, come Maxi Rodriguez, Ricky Alvarez, Augusto Fernandez e Josè Sosa. Tutti giocatori sfruttati per la loro unione di capacità di corsa e movimenti palla al piede, fondamentali per portare forze fresche e favorire cambi di modulo. Di Maria, che in Nazionale ha sempre avuto un notevole impatto e a Madrid è stato autore di una stagione ad altissimi livelli, sarà la pedina fondamentale del reparto col suo galleggiare tra attacco e mediana, anche per il contropiede e la rifinitura.