Lugano, Manzo: «A volte c’è un ritorno di fiamma»

scritto da Claudio Paronitti

La formazione titolare che domenica alle ore 13:45 affronterà il Grasshopper «non l’ho ancora scelta, ci penserò all’ultimo momento. Dovrò valutare il tutto tra domani e domenica», quando «dovremo trasformare tutte le tensioni che abbiamo in energia positiva. Sarà mio compito, assieme alla squadra, andare in campo con la giusta tensione e con la giusta consapevolezza delle nostre qualità»

Fra due giorni al “Letzigrund”, e dopo aver scontato le tre giornate di squalifica per i noti fatti post-San Gallo, mister Andrea Manzo tornerà a dirigere i suoi ragazzi dalla panchina, conscio del fatto che, dovesse arrivare un risultato negativo contro le Cavallette, potrebbe essere anche l’ultima della sua esperienza bianconera.

Prima però di pensare al futuro, c’è ancora tempo per far sì che ciò non avvenga. E così, al termine del penultimo allenamento dell’anno – incentrato sulla tattica – il tecnico veneziano si presenta in conferenza stampa per la presentazione dell’importantissima, se non fondamentale, sfida con il GC. Di seguito gli argomenti toccati e le risposte in merito.

LO STATO D’ANIMO PERSONALE – «Sto bene, sono sereno come lo sono sempre stato, consapevole del fatto che nel calcio i risultati sono fondamentali. Al momento, il Manzo uomo è carico perché ritorna in panchina e va a Zurigo per fare la partita per il Lugano. A me interessa che il Lugano arrivi al giro di boa della stagione con più punti possibili, questa è la mia filosofia. Il calcio non ha una verità assoluta: tutto è vero e tutto è il contrario di tutto. Io penso solo a lavorare, penso positivo. È da giugno che mi sento ad interim, non l’ho mai negato. Un allenatore è sempre ad interim, è il nostro ruolo. Di conseguenza, sono sempre stato consapevole di questo. A volte ti fa arrabbiare, però devi lasciare il passato così com’è e guardare al domani. Credo che ci siano situazioni in cui un rapporto di coppia possa cambiare, ragionando e parlando in modo concreto».

LE CRITICHE PER LE 9 PARTITE SENZA I 3 PUNTI – «È un dato di fatto. Bisogna capire il perché di questo momento negativo. Lascio agli altri fare delle valutazioni. Se lo facessi io, non sarei corretto nei confronti dello spogliatoio. Per me, tutti i ragazzi che ho a disposizione sono abili a giocare qualsiasi tipo di partita in qualunque momento. Io faccio l’allenatore e in quanto tale devo valutare giorno dopo giorno le condizioni psico-fisiche dei miei giocatori».

LE COLPE DEL MISTER – «Se Manzo è il colpevole di tutto, allora mi prendo le colpe. Al contrario, se non lo sono, non ne ho. In questo momento non ho valutato quante colpe ho e sarebbe inutile se iniziassi ora a pensare quante responsabilità ho. Non ci ho mai pensato».

LE ACCUSE ALLA SQUADRA – «Se prendiamo in considerazione l’ultima partita, è vero che il primo tempo è stato confusionario, ma parliamo di soli 45’ su 17 partite: ci può stare. Ho visto anche la partita che la Juventus ha disputato contro il Genoa [vinta dai rossoblù 3-1, ndr] e la sensazione di confusione era presente. E parliamo della Juventus. Ci sta che dei ragazzi come i nostri incontrino un momento del genere nella loro carriera. Non so da cosa sia dettato, ma con il fatto di dover fare risultato per forza, il pallone pesa qualche etto in più. E domenica si è avuta la dimostrazione. In settimana ho anche rilasciato una dichiarazione nella quale ho spiegato di capire i fischi del pubblico, che sono stati dettati dalla paura dell’incontro. All’interno del gabbiotto anch’io ho provato la stessa sensazione. Essendo una squadra giovane, con poca esperienza in Super League, tutti devono essere aiutati. C’era un po’ di paura, un po’ di tensione, e la consapevolezza di ottenere un risultato a tutti i costi. A volte, questo fatto può creare qualche difficoltà a livello di impostazione. Ed è quello che è accaduto nel primo tempo. Paradossalmente, in dieci abbiamo fatto meglio, anche perché nel primo giocavamo in cinque. I ragazzi hanno dimostrato di avere un grande cuore e una grande unione di intenti. Di solito, una squadra che subisce una rete al 90’ non riesce a reagire. Invece, al posto di essere un fattore devastante, i miei ragazzi ci hanno creduto fino all’ultimo e per questo motivo bisogna dargli credito».

I PUNTI PERSI NEGLI ULTIMI MINUTI – «Se parliamo con i se e i ma, alla fine non abbiamo mai le controprove di ciò che sarebbe potuto accadere. Sicuramente, abbiamo subito delle decisioni che ci hanno creato dei risultati contrari rispetto all’andamento della partita. Quando il fiume è in piena, esso porta a valle tutti i detriti che trova sul suo percorso. In questo caso, dalla partita con il Basilea è venuta a mancare, anche da parte mia, la lucidità necessaria. Tutti abbiamo delle responsabilità, io in primis, non mi tiro certo indietro per questo. Poi con il San Gallo sappiamo come è andata, potevamo avere qualcosa in più, però non dobbiamo rimuginare gli errori».

IL COMPORTAMENTO DELLA PANCHINA – «Abbiamo commesso degli errori. Un comportamento diverso magari avrebbe portato a situazioni diverse. Ma, come ho detto prima, le controprove non le abbiamo. In futuro, dovremo essere più pacati quando l’arbitro prenderà determinate decisioni».

LE PRESSIONI DEL PRESIDENTE – «Noi abbiamo il nostro carattere, forse non siamo abbastanza sanguigni. Non ho mai pensato che delle critiche potessero destabilizzarci. Tutti siamo concordi del fatto che non abbiamo tenuto un buon comportamento. D’altro canto, un atteggiamento del genere i ragazzi lo recepiscono per trasformare la “rabbia” della panchina sul campo. In fondo, abbiamo ribaltato le partite, altre le abbiamo perse, ma abbiamo sempre messo in difficoltà i nostri avversari. Il nostro modo di enfatizzare il tutto dà ai ragazzi quella carica giusta che ci permette di fare delle cose “divertenti” in campo».

IL FUTURO PROSSIMO – «Io sono consapevole che la squadra si muove in base al mio modo di pensare calcio. Non voglio essere presuntuoso, ma a me sembra che la squadra abbia un’identità ben definita. Io sto facendo il mio lavoro e continuerò a farlo. Per il futuro verranno valutati tanti aspetti, non soltanto attraverso ciò che accade in campo. È come un pentolone: se il minestrone è buono probabilmente continuerai a mangiarlo, se invece non è buono lo dai al gatto… È così. L’analisi non devo farla io. Sto lavorando in modo serio, ho fatto un buon lavoro, perché sono convinto di averlo fatto, in quanto ho visto dei ragazzi crescere. A loro, calcisticamente parlando, ho trasmesso qualcosa. Sotto l’aspetto umano, invece, si tocca il personale e questo rimarrà tra di noi. Anche domenica, pur facendoli male, la squadra nel primo tempo ha provato a mettere in mostra certi movimenti. In questo momento il pallone pesa molto di più. Per adesso, il lavoro è buono, da parte mia e dello staff: in dieci abbiamo recuperato una partita al 94’, in dieci contro il Vaduz sul 2-1 potevamo pareggiarla in due situazioni subendo poi due reti in rapida successione».

LA PROGRAMMAZIONE SETTIMANALE DEGLI ALLENAMENTI – «Il Presidente non ha detto una cosa sbagliata, tutt’altro. Noi abbiamo valutato le sue considerazioni e ci siamo adeguati. Quando lui fa questo tipo di considerazioni noi le accettiamo, come abbiamo sempre fatto. Qualche errore si può commettere, non sono immune da responsabilità».

VI SENTITE TRADITI DAI GIOCATORI ESPULSI? – «Questo fatto è dettato da un carattere di ognuno. Nella trappola ci è caduto anche un giocatore come Fulvio [Sulmoni]. Con questo non sto difendendo Assan [Ceesay] o Rodrigo [Aguirre] o sparando a salve su Sulmoni. A volte, ci sono delle circostanze, volente o nolente, dove si commettono degli errori. Si perde da squadra e si vince da squadra. A bocce ferme è troppo facile valutare, con i se e con i ma non si va da nessuna parte».

GC-LUGANO È UNA SORTA DI SPAREGGIO? – «No, ogni partita è stata ed è uno spareggio. Io ho sempre giocato per vincere. Poi, ci sono situazioni in cui prendi un palo interno e la palla va dentro, mentre con un palo esterno la sfera va fuori: così ti cambia la vita calcistica. L’ho provato da giocatore e anche da allenatore, quindi so cosa vuol dire. Sono sereno, come lo sono sempre stato, e lo sarò anche domenica».

LA POSIZIONE DEL MISTER MESSA IN BILICO – «Il Presidente l’ha fatto con tutti i miei predecessori. Non è una questione di Manzo o di chi l’ha preceduto. È il suo carattere. Sappiamo che in alcuni momenti è preso dalla foga della partita. A bocce ferme è più razionale, e critica in maniera costruttiva. Se ha rilasciato determinate dichiarazioni, evidentemente ci avrà fatto su qualche pensiero. Io non posso andare da lui e dirgli di non agire più in questo modo. Devo andare avanti per la mia strada. Poi, se lui vuole cambiare idea, la cambierà».

LE RICHIESTE PER IL MERCATO INVERNALE – «Non ne abbiamo ancora parlato. Il Presidente valuterà il tutto e trarrà le sue conclusioni, poi vedremo. Le seconde linee sono ottime, così come lo sono i titolari. Nel momento in cui ci si troverà per parlare dei ruoli da ritoccare, si guarderà il dettaglio. Secondo me, la rosa che ho a disposizione è di ottima qualità. Purtroppo, ci sono venuti a mancare nello stesso momento [Mario] Piccinocchi e [Jonathan] Sabbatini, i quali sono più adatti a un tipo di ruolo. Altri, magari, sono più forti in maniera diversa. Ognuno a delle qualità che deve saper sfruttare al meglio. Ad ogni modo, “Picci” e “Sabba” sono stati sostituiti egregiamente».

LA MANCANZA DI UN JOLLY – «È difficile un giocatore che si adatti in più ruoli. Non perché il calcio è più difficile o più veloce di una volta. Passare da terzino a mezzala non è evidente. Ad esempio, [Davide] Mariani da centrocampo in su è duttile, mentre nella parte difensiva non l’ho ancora visto e nemmeno provato. Lui si adatta su tutto il fronte offensivo. Oggi, però, il giocatore lavora più sullo specifico che sulla tattica individuale. Bisogna vedere i difetti del giocatore e migliorarli dove possibile».

L’AVVERSARIO DI DOMENICA – «Rispetto a noi, il GC ha giocatori come [Kim] Källström, [Marko] Basic e Caio che hanno molta più esperienza. In fase offensiva ha calciatori con grande qualità. Come tutti, ha i suoi difetti. Noi dovremo essere bravi a colpire le Cavallette proprio in questo».

Leggi anche questi...