Mondiali Qatar 2022, round-up di lunedì 5 dicembre: Croazia glaciale dagli undici metri, spettacolo sfavillante del Brasile

scritto da Claudio Paronitti

Superato il giro di boa del primo turno della fase a eliminazione diretta, i Campionati del Mondo di Qatar 2022 hanno proposto la disputa del quinto e del sesto ottavo di finale della 22a edizione della rassegna iridata

Un infinito incontro tra Giappone e Croazia termina all’appendice dei calci di rigore, che promuove al turno successivo i vice-campioni in carica, che attendono ora sul loro percorso il Brasile, sfavillante con tutte le sue stelle al cospetto di un’impotente Corea del Sud, annichilita da una performance da «fuochi d’artificio» da parte dei protetti del 61enne ct Tite.

Ecco, di seguito, il round-up di quanto accaduto nei due duelli che hanno caratterizzato il pomeriggio e la serata di lunedì 5 dicembre 2022.

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Giappone (E1) vs Croazia (F2) 1-3, d.r. (1-0; 1-1) – [43′ Daizen Maeda 1-0, 55′ Ivan Perišić 1-1 /// rigori – Takumi Minamino (parato), Nikola Vlašić (0-1), Kaoru Mitoma (parato), Marcelo Brozović (0-2), Takuma Asano (1-2), Marko Livaja (palo), Maya Yoshida (parato), Mario Pašalić (1-3)]

La sfida d’apertura della settimana ha luogo presso l’Al Janoub Stadium di Al Wakrah davanti a 42’523 spettatori. All’interno dei primi dieci giri d’orologio si registrano due ottime occasioni per sbloccare il punteggio. Dopo centottanta secondi è Shōgo Taniguchi a non sfruttare un preciso cross, spedendo a lato di poco un colpo di testa. La risposta della Vatreni giunge cinque minuti più tardi, ma Ivan Perišić, liberatosi ottimamente sulla fascia sinistra, manca una ghiotta chance vedendo la sua conclusione in diagonale respinta da Shūichi Gonda. Per osservare una nuova opportunità occorre attendere a lungo, ma ne vale la pena. Al quarantatreesimo, un posizionamento errato della difesa croata permette a Daizen Maeda di avventarsi con rabbia sul pallone assistitogli da una spizzata di Maya Yoshida. La ripresa è decisamente più vivace in fatto di proposte offensive. Trascorsa quasi completamente la decade iniziale senza reali sussulti – ad eccezione delle proteste di Bruno Petković per un potenziale, ma inesistente calcio di rigore -, ecco che gli uomini di Zlatko Dalić rimettono la contesa in perfetta parità grazie a una potente incornata di Perišić (non marcato però a dovere dai difensori nipponici) sul cross dalla destra di Dejan Lovren. Sul lato opposto, Dominik Livaković è decisivo per negare a Wataru Endō la gioia del gol. Passano altri cinque giri di lancetta e Luka Modrić si mette in proprio con una splendida conclusione dai venti metri deviata provvidenzialmente in calcio d’angolo dall’estremo difensore asiatico, titolare dello Shimizu S-Pulse. Per i successivi minuti entrambe le squadre non si aprono più di quel tanto, coscienti che un errore risulterebbe fatale. Ci vuole così una giocata personale, firmata da un instancabile Perišić per infiammare il duello. Il mancino dell’esterno del Tottenham Hotspur spaventa i Blue Samurai, ma nulla più. Al termine dei quattro minuti di recupero concessi dal direttore di gara statunitense Ismail Elfath, il punteggio rimane bloccato. I tempi supplementari, i primi della rassegna, diventano la logica e giusta conseguenza per quanto osservato sino a questo momento. Negli extra-time si registrano un’occasione per parte. Né Kaoru Mitoma, né Lovro Majer – entrambi in chiusura delle due parti – riescono ad andare a segno. I calci di rigore sono dietro l’angolo e si concretizzano per la prima volta nel torneo. Dal dischetto, i croati sono glaciali e (tolto l’errore di Marko Livaja, che colpisce il montante con una conclusione svogliata) conquistano il pass per i quarti di finale.

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Brasile (G1) vs Corea del Sud (H2) 4-1 (4-0) – [7′ Vinicius Júnior 1-0, 13′ Neymar 2-0 (rigore), 29′ Richarlison 3-0, 36′ Lucas Paquetá 4-0, 76′ Seung-Ho Paik 4-1]

Allo Stadium 974 di Doha, con un numero di anime presenti su tribune e spalti pari a 43’847, le indicazioni sulle formazione favorita per il successo sono chiare sin dalle battute iniziali. Con un dominio sia territoriale che in fatto di possesso palla, i ragazzi guidati da Tite propongono una pressione asfissiante sulle Tigri Asiatiche. Dopo tredici giri d’orologio, il duello prende la direzione di Rio de Janeiro a seguito del diagonale all’incrocio di Vinicius Júnior su assist di Raphinha che fa sembrare il tutto di una semplicità esorbitante e del calcio di rigore trasformato da Neymar per un netto intervento falloso di Woo-Young Jung su Richarlison, che non lascia altra opzione al francese Clément Turpin che quella di decretare la massima punizione. Con il cronometro che marca il diciassettesimo minuto, Hee-Chan Hwang, l’eroe della qualificazione coreana, testa i riflessi di Állison Becker con una potente conclusione dalla distanza, deviata in calcio d’angolo dall’estremo difensore del Liverpool. È il classico «fuoco di paglia», poiché lo spettacolo carioca del Joga Bonito prosegue senza sosta. La conferma si ha nella meravigliosa azione collettiva con la quale viene calato il tris, iscritto infine da Richarlison (che avvia l’azione con un gioco da prestigiatore, liberandosi degli avversari con tre controlli con la testa) su assist illuminante di Thiago Silva. Nemmeno il tempo di godersi il ct Tite danzare con i propri ragazzi che la Seleção va di nuovo a segno. Corre appena il trentaseiesimo e un appoggio al centro di Vinicius Júnior «taglia» una difesa che non capisce più nulla. La sfera giunge sul destro dell’accorrente Lucas Paquetá, che al volo supera il povero Seung-Gyu Kim. Il primo tiro in porta dei sudamericani che non finisce in fondo al sacco è firmato al quarantaseiesimo dall’esterno offensivo del Lione, che va a un passo dalla doppietta personale ravvicinata. Sulla sua strada, però, c’è il petto del portiere dell’Al-Shabab. La manita è nell’aria, ma non arriva, perché dopo una fantastica progressione di una cinquantina di metri Richarlison è a corto di fiato e fa sfumare la chance. La musica nella ripresa non si modifica di una virgola, anche se la pressione verdeoro si allenta leggermente. Al nono minuto della seconda parte, Raphinha e Paquetá si liberano di tre avversari in uno spazio ristretto. L’esterno del Barcellona va a un passo dal quinto punto dei suoi, costringendo Kim all’allungo decisivo sulla sua destra. Poco dopo l’ora di gioco, il 25enne – l’unico dei cinque elementi ultra-offensivi a non aver ancora gonfiato la rete asiatica – riceve palla da Neymar ma viene nuovamente murato all’ultimo dal numero uno sudcoreano. A un quarto d’ora dal triplice fischio finale, un calcio di punizione laterale viene respinto di testa dalla retroguardia brasiliana sui piedi di Seung-Ho Paik, il quale si coordina come meglio non avrebbe potuto e con un mancino a mezza altezza non lascia scampo ad Állison (sostituito all’ottantesimo da Weverton, l’unico non ancora utilizzato del roster di ventisei) per il classico gran «gol della bandiera». Tra questa rete il primo assistente alza la bandierina a due riprese, rilevando altrettanti offside degli uomini di Paulo Bento.

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L’accoppiamento dei quarti di finale – Croazia (F2) vs Brasile (G1)

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