Davide Belotti: a metà tra fiducia e realtà

scritto da Davide Perego
Per le squadre di Prima Lega, il cammino verso la ripresa del campionato è ancora lungo. A differenza delle compagini d’oltre Gottardo – molte delle quali hanno già disputato severi test contro squadre di categoria superiore – quelle del Canton Ticino hanno iniziato da poco la preparazione. Tra queste anche il Biasca di Davide Belotti al quale abbiamo voluto chiedere con quali prospettive torneranno in campo i suoi ragazzi ampiando il discorso alla situazione in cui versa il calcio giovanile ticinese.
Giocatori e scuola calcio
Quelli che non capiscono la fortuna che
hanno. Quelli che non capiscono i propri limiti. Quelli che pensano al sogno
italiano senza possedere mezzi, umiltà e pazienza. Quelli che coltivano il sogno svizzero senza
metterci cuore e passione. Ho apprezzato il progetto di un paio d’anni fa visto a Mendrisio. L’ho ritenuto valido ed
innovativo. Un qualcosa che avrebbe potuto dare risultati diversi. La sensazione è quella che Team Ticino sia rimasto un caso isolato e a se stante. Ma forse non è semplice fare un quadro della situazione. Cosa ne pensa Davide Belotti?
 
“Premessa: la mia resta una valutazione
esterna e superficiale e per ciò che ruota attorno al nostro mondo, non mi sento di giudicare il lavoro di stampa e
società professionistiche. L’intenzione da parte dell’ASF di lavorare sulla formazione dei giovani
allenatori e di conseguenza dei settori giovanili è molto buona. Purtroppo solo
nel Team Ticino, strutture, mezzi, professionalità e preparazione degli
allenatori sono di buon livello. In aggiunta, l’unica valutazione che ti posso fare con convinzione è quella sul lavoro
svolto proprio dal Team Ticino che è sicuramente positivo, ma è poco sostenuto dalle
società che vivono questa realtà come un’imposizione ASF. Alcune componenti preferirebbero tenersi i
ragazzi nel proprio settore giovanile.”
 
Lavoro e sport
 
Lavoro e sport. Due componenti del quotidiano sempre più difficili da far conciliare soprattutto per chi avrebbe a disposizione i mezzi per fare il calciatore ?
 
“Di base c’è che in Ticino il bacino sul quale lavorare è decisamente
inferiore rispetto non solo alla vicina Italia, ma anche alla svizzera
interna. Al momento, nelle categorie minori ci sono sempre meno soldi da investire. Lo dimostra un fatto: io a Biasca che per regolamento devo avere in campo almeno sei giocatori
svizzeri e attualmente ne ho sei in rosa, faccio fatica a trovarne, perchè
giustamente sono più orientati a giocare in categorie meno impegnative per conciliare sport e lavoro. Del resto chi  li può biasimare? Giocare a Biasca sacrificando tempo ed energie con un
impegno di quattro allenamenti a settimana più la partita per 500 franchi al
mese, quando ne guadagnano col proprio lavoro almeno 2000 è rapporto poco equo.

Penso all’Italia, dove non c’è lavoro, e vedo che i ragazzi anche meno dotati si
impegnano al massimo per provare a fare i calciatori. In categorie minori
come eccellenza o interregionale lo stipendio può sicuramente competere con
quello di un lavoratore medio italiano.”
 
Progetto Biasca
 
Lavorare a Biasca in questo momento con uno sguardo ad una classifica che sembra lasciare poche speranze di salvezza immagino sia difficile ma allo stesso tempo stimolante. Come vanno le cose in vista del ritorno in campo?
 .
“Lavorare a Biasca, nonostante le difficoltà, mi piace molto e
credo sia un giusto passo verso la mia crescita come allenatore. Ho un gruppo giovane che mi segue con impegno e disponibilità. La società dice di voler intervenire sul mercato, ma ci sono enormi
difficoltà. Non sono un illuso perchè so che raggiungere la salvezza sarà difficile però
sono convinto di poter ottenere il massimo da questi ragazzi. Col mio lavoro fare progetti è un pò complicato, comunque sono fiducioso.”
 
DP

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