L’allenatore del Vedeggio: «Nel Milan di Liedholm ho ricoperto tutti i ruoli. Che emozione l’esordio in serie A con la Fiorentina. Per me oggi c’è solo il Vedeggio. Quando mi sono salvato con il Chiasso ho capito che le scaramanzie non servono a nulla»
CADEMPINO – Con la nostra serie di mini interviste MISTER X vi accompagneremo alla scoperta degli allenatori (e non solo) del calcio regionale, tratteggiandone un ritratto più intimo attraverso le loro stesse parole. Buona lettura, se vi va. Capitolo 40: Andrea Manzo allenatore del Vedeggio (Seconda lega).
Mister raccontaci, che giocatore eri e il tuo ricordo più bello? «Ero un centrocampista, ma nel Milan di Liedholm sono riuscito a giocare in tutti i ruoli (Manzo ha giocato nel Milan dal 1983 al 1987, ndr) tanto che negli ultimi anni della mia carriera facevo il difensore centrale, sia nella difesa a tre sia in quella a quattro. Ero un centrocampista di regia con una buona fase di interdizione. Il mio ricordo più bello è sicuramente l’esordio in serie A con la Fiorentina (21 settembre 1980 Avellino-Fiorentina 2-3, ndr): anche se sono stato in campo solo pochi minuti, l’emozione è stata tanta».
Il tuo rituale scaramantico (da allenatore)? «In passato ero scaramantico, il mio rituale era non toccare mai nessun pallone né prima né durante la partita. Poi è capitato di non farlo più, e mi sono salvato con il Chiasso (risata). Da quel momento mi sono reso conto che le scaramanzie non servono a niente».
Squadra bestia nera (da allenatore)? «Contro il Vaduz ho sempre fatto fatica, il perché non so proprio spiegarmelo».
Sarebbe bello allenare di nuovo… «Un giocatore ci sarebbe: Jonathan Sabbatini centrocampista e capitano del Lugano, che ho allenato quando anch’io ero appunto al Lugano. È un giocatore che interpreta il suo ruolo proprio come piace a me: conosce e detta i tempi di gioco come pochi altri».
Forse non sarà VEDEGGIO a vita, ma… «…per ora penso soltanto al Vedeggio. Oggi sono abituato a guardare la realtà solo nel presente».
To be continued…