Lugano-Basilea, Abascal: “È normale essere nell’occhio del ciclone”

scritto da Claudio Paronitti

Il Lugano ha la possibilità immediata di riscattarsi, anche se l’avversario di turno si chiama Basilea

Mister Guillermo Abascal – che con un risultato negativo rischia seriamente il posto di lavoro – presenta come segue la sfida che potrebbe essere l’ultima sulla panchina bianconera.

“Mi sento tranquillo. Non sono preoccupato. Dopo sei partite senza sconfitte, sapevo che la sfida di Neuchâtel era molto pericolosa. Il tempo a nostra disposizione per prepararla era poco. Noi abbiamo fatto fatica in fase difensiva contro una squadra che si conosce alla perfezione. Abbiamo perso 45 minuti per errori individuali di posizione. Se li facciamo, come è accaduto, con gente con Doudin o Ramizi, arrivano le punizioni”.

“In settimana preparo un piano di gioco e cerco di modificare sempre in base all’avversario. Sulla lavagna vincono tutti. Poi, se i piani non vengono trasportati in campo, sbagli di continuo”.

“I primi minuti di mercoledì sono stati pieni di errori. Non è un fatto di preparazione, perché in una partita può succedere di tutto. L’importante è capire che abbiamo perso un’opportunità importante di fare risultato. Ora, dobbiamo reagire, e vincere”.

“L’autocritica più importante è arrivata ieri e oggi, con un confronto interno. Quando vai sotto nel punteggio, il piano cambia per tutti, non solo per il Lugano. Dovevamo gestire meglio la situazione”.

“Il mio gioco, finora, è una cosa, ciò che abbiamo fatto in campo è un’altra e ciò che pensa il Presidente è un’altra. Io non cambio la mia idea gioco. In queste ultime tre partite abbiamo subito parecchio, perché nei duelli siamo stati negativi. Non è una situazione di gioco, ma individuale. È l’essere vincente nell’uno contro uno, questo è il fatto”.

“Con questa idea abbiamo fatto nove punti, quindi qualcosa di positivo c’è. A volte, i giocatori possono non capire una situazione. Per questo motivo, io parlo molto con i ragazzi. Il nostro errore è il non essere stati capaci a gestire il giocatore avversario più pericoloso in un determinato momento”.

“Junior e Janko? Ogni tanto, i giocatori incidono sulla decisione di permanenza di uno staff. Con ragazzi come loro, è chiaro che ti aspetti di più. Giudicare adesso se la colpa è dell’aspettativa che si ripone su questo o quel calciatore non è corretto. Marc è un professionista incredibile, vuole sempre il bene della squadra. Lui ha un tipo di gioco, ma se noi non riusciamo a fare un cross giusto, diventa inutile. Al contrario, si rivelerà fondamentale. Il momento più importante nel calcio è il dribblig. Junior ce l’ha nelle corde, naturale. Come allenatore, devo cercare di metterlo nelle migliori condizioni possibili”.

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