Lettera di un ex presidente, che ne dite?

scritto da Walter Savigliano

Abbiamo trovato un interessante opinione di un ex presidente, redatta dal sito www.tuttocampo.it.

Trovate che sia attuale anche in Ticino? Ve la proponiamo.

I tanti problemi del mondo del calcio a livello dilettantistico visti dalla parte di un ex presidente, i lati oscuri che in pochi conoscono.

Il ruolo del presidente nel mondo del calcio dilettantistico, a mio avviso, è il ruolo più scomodo e difficile che non augurerei al peggior nemico.

I motivi di questa mia affermazione si possono ricercare nelle valutazioni di seguito riportate.

Naturalmente in primis i motivi di ordine economico. Fare il presidente di una società sportiva, seppur dilettantistica, vuol dire indirizzare i guadagni delle propria attività nell’associazione che presiedi. Molti pensano che vi siano dei tornaconti e che lo si faccia per un fine esclusivo personale… poveri illusi, ma quali?

L’opinione pubblica, specialmente quella di paese, aspetta solo un tuo presunto passo falso per vomitare menzogne e ricostruzioni ad personam, senza nemmeno conoscere i fatti e le verità, col solo fine di denigrarti.

I calciatori, che nella tua ingenuità vorresti avere come amici, cambiano modo di parlarti e di salutarti solo se ritardi il pagamento di quello che dovrebbe essere un rimborso spese e invece, spesso, è un vero e proprio stipendio. Poco importa se il ritardo è conseguenza di una promessa non adempiuta da un potenziale sponsor o da un semplice ritardo nell’arrivo di un bonifico. Già, sono dilettanti ma ragionano come professionisti e si sentono autorizzati a rilasciare affermazioni, anche i più giovani, come fossero dei piccoli fenomeni del “futbal”.

Ho incontrato calciatori che hanno costruito la richiesta di un mutuo bancario su questo rimborso spese, altri che prima di una partita ti chiedono l’assegno altrimenti non giocano oppure giocano a modo loro. Avendo avuto anche un trascorso da calciatore penso a quanto ero davvero genuino nel giocare solo per la voglia di giocare! E nessuno di questi, dico nessuno, ti chiede scusa se in allenamento o alla domenica non ci mette l’impegno dovuto per il quale lo hai voluto nella tua squadra. No, per quello c’è sempre una scusa: l’indolenzimento, qualche problema personale, la ragazzina che l’ha lasciato… insomma, diritti e doveri che si dividono gli uni da una parte, gli altri dall’altra.

Penso poi ai genitori dei ragazzi e capisco perché crescono con questa mentalità. Tutti hanno il figlio che potrà diventare il piccolo Messi. Il loro non sbaglia mai, nemmeno nelle parole, nei comportamenti, nei commenti denigratori sui social network.

E tutti quei personaggi, che definirei “trafficoni” solo perché mi ritengo un signore, che, seppur senza alcun incarico societario, “commerciano” il cartellino dei ragazzi che ritengono essere di loro proprietà?

Poi ci sono le responsabilità. Quella medica, di assoluta importanza, quella fiscale, che in periodi come questi ti fa vivere con la classica spada di Damocle sulla testa. 

Ma non smetterò mai di gridare che questo mondo del calcio dilettantistico potrebbe raddrizzarsi se tutti i presidenti (tutti!!) la smettessero di promettere soldi a vanvera ai giocatori, se tutti i calciatori si ricordassero di essere dilettanti e prendessero la loro attività sportiva come hobby e non come seconda, ed a volte prima, attività lavorativa; se tutti prima di giudicare un’azione societaria capissero che è fatta da gente che in quel preciso sta rubando tempo ad altro solo per la passione di vedere una partita di calcio e per far questo ci mette parecchio del suo.

Perché tutte le società, e sottolineo tutte, magari sotto l’egida della federazione di appartenenza, non sottoscrivono un codice morale che imponga il rispetto di regole, stile “fair play finanziario”, nella quale esse stesse si impegnano a rispettare dei tetti massimi sui rimborsi ai giocatori? Per esempio fissare un tetto massimo di euro 400,00 per l’Eccellenza, euro 300,00 per la Promozione e così a scendere?

Avremmo più gente che si impegnerebbe nella gestione di associazioni calcistiche, giocherebbe solo chi ha veramente voglia di giocare.

Un ex presidente

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