“Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”. Non vorrei addentrarmi a tanto, scomodando Giovanni e il suo versetto evangelico. Più che altro, per sdrammatizzare un po’, in termini sportivi si potrebbe
dire: “chi è senza errore scagli la prima pietra!”. Già. Perché è questo il tema che tratteremo: l’errore.
Si parla tanto, probabilmente troppo, delle situazioni arbitrali giudicate tali. Quasi che l’arbitro non abbia il diritto di sbagliare. Diritto. Termine quanto mai più appropriato. In caso contrario parleremmo di perfezione, ossia, e mi rifaccio alla sua definizione “il grado qualitativo più elevato,
tale da escludere qualsiasi difetto e spesso identificabile con l’assolutezza o la massima compiutezza”.
Praticamente utopia allo stato puro. Un dettaglio calcisticamente impossibile dall’ottenere. Per ovvie ragioni. Nel corso degli anni sempre più persone si sono concentrate nello studio dei numeri. Questo dettaglio puramente di natura statistica non ha certo escluso la sfera arbitrale fornendo dati quanto mai interessanti.
importanza se riferito all’arbitraggi: il coraggio. Un aspetto pertanto allenabile, col tempo e la dedizione. In poche parole.. con l’esperienza.