Wüthrich e Stevanovic, i nuovi gemelli del gol e gioie del Servette

scritto da crisco

 

stevanovi e Stevanovic, Stevanovic e Wuthrich. Per i tifosi del Servette saranno sicuramente diventati Sebastien e Miroslav. Di Neuchâtel l’uno, della Bosnia Erzegovina l’altro.

In comune tre cose: la data di nascita, l’appartenenza alla comune casacca granata e un fiuto da segugi per il gol. I due trotterellano per il campo a dovere, e per la gioia immensa di Geiger che ha un motivo in più per sorridere quando li vede sfornare prodotti finiti sotto forma di reti, si cercano, e soprattutto cercano le porte avversarie. E le trovano eccome. Wuthrich ha già risposto presente per tre volte, all’esordio con lo Young Boys, con il Basilea e con il Thun. Stevanovic ha bucato la porta del Lucerna e del Thun. Anche l’assist risolutivo è il loro forte per mandare a rete i compagni, due Sebastien e uno Miroslav. E la squadra della patria del riformatore protestante Giovanni Calvino vola, fino al quarto posto laddove l’aria di classifica si fa particolarmente salubre e piacevole da respirare.

Meno cinque tacche dallo Young Boys, meno quattro dal Basilea, meno due dal Sion. Mica una distanza siderale. Del resto, se pur è vero che il Servette abbia conosciuto un periodo di buio societario che lo ha fatto scivolare fino alla “Promotion League”, considerarlo una matricola è esagerazione per difetto. Chi ha riempito l’albo d’oro della storia del calcio rossocrociato con ben diciassette scudetti, sette coppe svizzere, tre coppa di Lega e quattro Coppe delle Alpi ha contato e conta. Perché una “Super League” orfana di Servette non si può dare. Così come non la si può dare senza un Grasshoppers che ora sta cercando l’ascensore giusto per risalire nell’attico del calcio elvetico.

Ma torniamo a Wuthrich e Stevanovic, che sono sì classe 1990 ma hanno un palmares da navigati professionisti della sfera di cuoio. Wuthrich, nativo di Neuchâtel Xamax, ha capito che la sua vita si chiamava calcio proprio in rossonero totalizzando, tra prima e seconda squadra dei neocastellani, 117 presenze e 17 reti. Di lui si accorse il Sion che lo mise a libro paga una prima volta nel 2012-13, lui ringraziò con 27 presenze e 2 gol. E poi San Gallo (43 e 6), ancora Sion (sette presenze), i francesi del Montpellier (2), l’Aarau (27 e 7) fino appunto al grande abbraccio con i ginevrini, fatto finora di 55 presenze e 16 gol. Stevanovic ha un curriculum che lo ha portato a macinare più chilometri; il suo cuore battè per il calcio una prima volta con i colori del Vojvodina, la compagine che tra 1964 e 1971 fu tecnicamente gestita dall’indimenticato Vujadin Boskov, monumento della Sampdoria che a lui deve l’italico scudetto.

Poi, per Stevanovic, tanta Spagna con Siviglia ed Elche, l’Alavés in Portogallo, il Gyor in Ungheria e l’Ergotelis in Grecia. Stevanovic indossò la prima volta la casacca dei ginevrini il 4 agosto 2017 contro il Rapperswil Jona e il 10 settembre firmò il suo primo sigillo. Finora, con i ginevrini, 64 presenze e 19 reti. Insomma, due garanzie là dove occorre tradurre l’impegno agonistico in capitale di reti per scalare la graduatoria. I tifosi del Servette ringraziano commossi i loro gemelli del gol. E li invitano, ci immaginiamo, a non cambiare abitudine.

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