Come stanno Lugano, Chiasso e Bellinzona dopo il triangolare di Taverne

scritto da Redazione

triangolareTAVERNE – Lugano no, Chiasso ni, Bellinzona si. È questo, in sostanza, ciò che ha detto il sintetico di Taverne. In un mini torneo organizzato alla perfezione dalla società del Presidente Burà, a fare discutere in negativo sono stati sicuramente i bianconeri, autori di due provi sconcertanti soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento e la mentalità. Seppur la posta in palio fosse pari ad un nulla, gli uomini di Manzo sono apparsi spenti e a tratti svogliati. Difficile, dunque, valutare la prova tecnico-tattica della sua squadra. Sicuramente, come confermatoci da Piccinocchi al termine delle due gare da 45′ l’una, il nuovo Lugano punta maggiormente su un gioco in orizzontale, fatto di tanto possesso palla atto alla ricerca dello varco necessario per poter colpire. Tutto questo però non si è visto, complici i numerosi e banali errori nella zona centrale del campo. Un po’ più semplice, viste le diverse prove opache di molti, analizzare la prestazione dei singoli. Lunga la lista di coloro che hanno fallito: Sulmoni, Jozinovic, Sabbatini, Pusic, Scapinello, Mizrachi. Su tutti però da segnalare un’impalpabile Karim Rossi. Benino, invece, perlomeno per gli attributi mostrati, Ceesay e Varone, così come Alioski e Mihajlovic.

Convincente, perlomeno rispetto alle deludenti prestazioni della sera prima alla Socar Cup, il Chiasso di Scienza. I rossoblu, contrariamente a quanto mostrato 24 ore prima, si sono portati con sé la mentalità giusta. Senza strafare, ma con delle basi solide dietro (notevole la prova del nuovo arrivato Kaufmann e del solito Rouiller), sono riusciti a colpire gli avversari nel momento giusto. Conseguenza? Due vittoria di una sola misura che hanno permesso ai momò di vincere il torneo, ma soprattutto di fare il pieno di fiducia dopo una settimana non facile sotto tutti i punti di vista. Come detto, ottima la prova dei centrali, così come quella di Rauti, molto dinamico e preciso come regista. Senza sbavature e autori di due buone partite pure Urtic e Cariglia, che senza strafare si sono messi in mostra. Molto bene pure Ailton, centrocampista brasiliano in prova che ha dimostrato di avere le qualità per poter giocare in Challenge League da protagonista.

Fatte le dovute proporzioni per quanto riguarda la differenza di livello tra le tre squadre, la migliore è stata sicuramente quella di Patelli. Nonostante la minore qualità, intravista (ma nemmeno troppo) in alcune fasi delle partite, i granata si sono comportati egregiamente, grazie ad un organizzazione di gioco invidiabile e soprattutto molta corsa. Super le prestazioni della coppia centrale Djuric-Tarchini, nonostante qualche colpa sui gol incassati, e pure quelle di Maffi, Quadri, Bottani, Magnetti e Sergi.