Lugano tra un passato di successi e un futuro tutto da scoprire

scritto da Redazione

RenzettiDi Omar Sartori

Poco meno di un anno fa (14 giugno 2015), il Presidente Renzetti annunciava l’arrivo di Zeman sulla panchina del Lugano. Tra lo scetticismo e l’entusiasmo dei tifosi, le aspettative erano alte, pur avendo sempre i piedi per terra con un unico obbiettivo primario: conquistare la salvezza nella massima serie Svizzera. Come spesso dichiarato anche dal presidente, l’acquisto dell’allenatore boemo avrebbe compreso l’intero pacchetto, ovvero sia i pregi che i difetti dello stesso allenatore.

La stagione del Lugano si può definire sufficiente, con il girone di andata terminato a +4 punti dal diretto avversario per la salvezza, ovvero il Vaduz. Prima parte di stagione con alti e bassi, con un breve periodo di assestamento per la nuova categoria e via subito a cercare di ottenere più punti possibili, passano da prestazioni insufficienti a quelle invece eccellenti (specie nel finale del girone di andata).

Nel girone di ritorno abbiamo potuto ammirare una squadra completamente all’opposto di quella vista nella prima parte di stagione. Possono esserci tanti motivi attorno a questa trasformazione, purtroppo negativa. Di certo la gestione umana della squadra da parte di Zeman non è stata delle migliori: troppe le critiche verso i propri giocatori, accusati di non essere all’altezza del suo sistema di gioco, di avere poche qualità tecniche e che nessuno di essi potrebbe ipoteticamente giocare in Serie A italiana, denigrando ancora una volta il livello del nostro massimo campionato. Non da meno il presidente Renzetti, autore di numerose uscite poco felici durante l’arco della stagione. Mi sento però di difendere il numero uno bianconero, in quanto tutti i sacrifici fatti in questi anni e soprattutto in questo primo anno di Super League, specialmente a livello economico, sono stati davvero importanti. Dopo questa stagione travagliata, senza dimentichare anche che pur avendo avuto a che fare con numerosi infortuni, la squadra ce l’ha fatta. Come abbiamo spesso sentito dire, contro tutti e tutto, è stata ottenuta una salvezza fondamentale quanto risicata, catapultando lo Zurigo in Challenge League. Chi l’avrebbe mai detto? L’ipotetica vittoria in finale di Coppa Svizzera avrebbe certo potuto offrirci un altro scenario oggi, con la possibilità di calcare i campi dell’Europa League e con un budget probabilmente non ridimensionato, come ha confermato anche Renzetti. Ma la finale sarebbe stata in fin dei conti solo un regalo per i tifosi, per la squadra, per la società. Un surplus di cui la truppa bianconera non aveva di certo preventivato ad inizio stagione.

Oggi, un anno dopo, stiamo assistendo ad un piccolo ma importante caos generale. Zeman se né andato da Lugano, togliendosi anche qualche piccolo sassolino, ma il problema non è questo di certo. Chi siederà sulla panchina bianconera la prossima stagione? Dopo l’annunciato ridimensionamento del budget a disposizione sarà una bella sfida trovare un allenatore pronto, deciso e soprattutto sicuro di affrontare questa avventura in riva al Ceresio. Dopo diversi no, l’ultimo di Vivarini, si sta stringendo la lista della spesa del presidente, improntata sul mercato di oltre confine con tecnici sicuramente poco costosi ma determinati. Tanti tifosi si sono chiesti se non sia il caso di cercare un allenatore svizzero, che conosca già il calcio e la mentalità svizzera. Potrebbe essere una soluzione, come potrebbe anche essere una soluzione guardare sul mercato svizzero dei giocatori, ma purtroppo una squadra limitata con il budget non può pretendere grandi colpi. Quale sarà lo scenario nelle prossime settimane? Sarà capace Renzetti a sfruttare nel modo migliore le poche opportunità di mercato e di collaborazioni, anche a livello di investitori svizzero e non, che possano aiutarlo nel costruire una società finalmente solida e con un progetto duraturo? Nel prossimo campionato la spinta di euforia per la promozione ottenuto verrà a meno. Bisognerà avere le idee chiare fin da subito, cosa che ora come ora ci viene difficile credere. Solo il tempo ci darà le dovuto risposte.