Lugano, parecchie note liete nonostante un attacco sterile

scritto da Claudio Paronitti

Il reparto offensivo bianconero ha prodotto la miseria di 38 reti in 36 partite. Vale a dire una media di 1,05 gol a gara

In termini di paragone, la squadra che precede i ticinesi in questa speciale classifica – il Grasshopper – ha bucato le rete avversaria in 43 occasioni. Il retrocesso Losanna ha segnato, dal canto suo, 46 reti. Non è tanto la differenza, seppur minima nel corso del nostro campionato, piuttosto la qualità dell’attacco e di ciò che esso ha prodotto e poteva produrre.

Là davanti – dove ogni prestazione viene valutata positivamente se si supera il portiere avversario e negativamente se non si riesce a esultare per una gioia personale – il Lugano ha potuto contare su elementi di calibro internazionale. Pensiamo solamente allo svedese Alexander Gerndt, o al “Cobra” austriaco Marc Janko, per passare al brasiliano Carlinhos Junior e allo sloveno Domen Crnigoj. Per sottacere poi del “figlio della città” Mattia Bottani.

Giunto dallo Young Boys in quanto non più gradito nella capitale federale, Alex si è da subito messo in evidenza per la sua predisposizione al sacrificio della collettività. Non è mai stato un vero bomber, ma le sue reti le ha sempre messe a segno. E ha dimostrato, in ogni squadra in cui ha giocato, di meritare di indossare la maglia che portava. In riva al Ceresio non ha fatto eccezione. Con lui, il gruppo ha fatto un ulteriore passo in avanti. Passi che farà senza ombra di dubbio anche la prossima stagione.

Il vero colpo dell’annata conclusa da poco è stato il “Cobra”. A dire il vero, Janko non si è mai messo veramente in luce come ai tempi di Basilea. Il suo apporto non è però mai venuto meno. Il problema che ha riscontrato è stato il fatto di non essersi mai allenato in gruppo nella prima parte della stagione. E questo perché lo Sparta Praga lo ha messo ai margini del progetto. Il prossimo sarà il campionato del riscatto.

Per ciò che concerne le due sorprese in positivo – Junior e Crnigoj – ci sarebbero da scrivere fiumi di inchiostro. Per non risultare sfiancanti nella lettura vi proponiamo una breve analisi congiunta. Entrambi i ragazzi interpretano il loro ruolo di estremo offensivo alla perfezione. All’acume tattico uniscono velocità impressionante e disarmante facilità nel saltare l’uomo o gli uomini che gli si parano di fronte. Uno (Junior) è il tipico brasiliano, a cui piace mostrare le proprie capacità con il pallone tra i piedi e a volte si perde in dribbling fini a sé stessi. L’altro (Crnigoj) è più un assist-man. Con il suo temperamento e la sua voglia di non mollare un centimetro, Domen corre instancabile su e giù per la fascia finché il fiato gli dice che “si può fare”. Grazie alle loro sublimi prestazioni, tutti e due sono finiti sul taccuino di parecchie società estere. Se per Junior le possibilità di rimanere a Cornaredo sono ridotte al lumicino, per Domen qualche chance in più c’è. Il mercato è ancora agli albori. Chi vivrà – come si dice in questi casi – vedrà.

Un mercato che non interesserà in alcun modo Mattia Bottani. Il ragazzo, che proprio oggi compie 27 anni, è tornato da un’esperienza significativa a Wil. Significativa sul piano personale più che su quello sportivo. È stata la sua prima occasione di vivere in un ambiente diverso rispetto a quello di casa. Ciò lo ha fatto maturare e solo un infortunio lo ha tolto dalla battaglia finale. È già tornato a correre e a toccare il pallone. Con il suo rientro, l’attacco bianconero avrà una freccia nel suo arco da scagliare verso le porte avversarie. Con l’augurio di farlo con più frequenza rispetto alla stagione andata da poco in archivio.

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