Il suo Bellinzona divertì tutto il Ticino

scritto da Davide Perego

di Mauro Antonini

Figlio di ungheresi che avevano lasciato il loro paese sotto il regime comunista, Peter Pazmandy raccontava
che la sua fuga da Budapest era in realtà una leggenda metropolitana: lui, con altri compagni della squadra
nazionale juniores che si trovava in Svizzera per una partita amichevole, aveva deciso di intraprendere il percorso inverso. A Ginevra era giunto dall’Est e da Ginevra non si sarebbe più mosso. Grazie ai buoni uffici della Confederazione, gli venne presto riconosciuto lo statuto di rifugiato politico e da allora PP, come veniva affettuosamente chiamato da un nostro collega, non ha più lasciato il suolo elvetico. Fu l’inizio di una bella avventura umana e sportiva, che lo porterà a diventare uno dei più ammirati difensori del campionato svizzero ed uno dei più stimati tecnici di alcuni club importanti quali il Servette (con il quale nel solo 1979 vinse quattro titoli: campionato, Coppa Svizzera, Coppa della Lega e Coppa delle Alpi), il Sion e, pure, il Bellinzona. E nella Capitale Pazmandy, cortese, gentile e ricco di umanità, costruì quella cheancora oggi viene ricordata con tremenda nostalgia una stagione epica, la stagione del “samba ACB”, di Paulo Cesar e Mario Sergio, grandi interpreti del calcio spontaneo e ricco di talento brasiliano, ma pure di Fifi Fargeon, bomber di razza francese, Mellacina e tanti altri bravi ragazzi, che fecero tremare gli squadroni delle grandi città.
Bellinzona mai come in quell’occasione divenne veramente la capitale di tutti i ticinesi: al Comunale affluivano
tifosi di altre squadre desiderosi di vedere all’opera i Pazmandy boys. Da Chiasso, da Lugano (sì, anche
dall’odiata Lugano!), da Locarno, da Biasca, insomma, tutti a sostenere i granata e ad ammirare le serpentine
di Paulo Cesar e le giocate dello stravagante Mario Sergio. Non furono tutte rose per PP: “o vesgo” (lo strabico), Mario Sergio appunto, era andato subito in rotta di collisione con lo staff tecnico e Pazmandy, incurante del nome, non si fece molti problemi a lasciarlo in panchina. Aperto al dialogo ma duro e severo quand’era il caso.
Per il tecnico proveniente dall’Ungheria, l’esperienza bellinzonese sarà ricordata anche per due altri importanti motivi: per l’incredibile promozione del 1986 (17.000 spettatori per il match decisivo contro il Lugano) e
per aver lanciato un certo Kubilay Türkyilmaz. Prelevato dal Semine, piccolo club del calcio regionale, il
giovane attaccante debuttò ad inizio 1987 al vecchio San Giacomo di Basilea contro i renani. Pazmandy non
si fece problemi: aveva bisogno di un sostituto di Fargeon, partito per Bordeaux, e Kubi era l’uomo giusto.
Tanto che lò ripagò con una rete e, in seguito, con una bellissima carriera. Adieu, Peter e merci.

Nato il 7 giugno del 1983 a Budapest, Peter Pazmandy è morto venerdì all’età di 73 anni a causa di un arresto cardiaco. Arrivato a Ginevra nel 1956, si è affermato come allenatore proprio al Servette, guidato dal 1976 al 1982. A Bellinzona è arrivato nel 1984, dopo una stagione al Losanna, ed è rimasto sino al 1987, conquistando la storica promozione nel 1986.

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