FC Ascona, «a tu per tu» con mister Berriche: «Io e “Berna” ci compensiamo. Qui un gruppo sano. Adeshina ragazzo speciale»

scritto da Claudio Paronitti

Maurizio Berriche, tecnico dell’Ascona quarto in classifica nel Gruppo 4 di Seconda Lega Interregionale a un solo punto dal podio

Quando mancano solamente cinque turni alla conclusione della stagione regolare, l’Ascona occupa la quarta posizione nel Gruppo 4 di Seconda Lega Interregionale ed è pienamente in corsa per conquistare la terza piazza

A guidare i locarnesi in questa rincorsa è Maurizio Berriche, che assieme al suo storico vice Daniele Bernardazzi ha preso in mano le redini della prima squadra negli ultimi giorni dello scorso mese di settembre, subentrando a Vitor de Jesus Dos Santos, passato al Losone in Terza Lega.

Dopo sette mesi e mezzo dal suo insediamento, il condottiero biancoblù si è concesso per un’intervista esclusiva «a tu per tu» con il nostro portale CHalcio.com. Eccola di seguito.

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Maurizio, quando vi sono ancora cinque fatiche ufficiali da assolvere, quale bilancio provvisorio puoi trarre da questi primi sette mesi e mezzo alla guida dell’FC Ascona?

«Fino a questo momento, è sicuramente molto positivo. I risultati parlano chiaro e sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo preso in mano una squadra che era in terz’ultima posizione e ora siamo quarti in classifica (a un passo dal podio). Siamo tutti davvero contenti. Quando siamo arrivati, abbiamo trovato un bel gruppo, sano, con ragazzi che hanno tantissima voglia di lavorare. E questo non può che far piacere.

Ora, la mia “paura” – considerato il periodo importante dal quale veniamo – è vedere un po’ di rilassamento, che ci starebbe anche. Ma non penso che accadrà, perché questa è una squadra vera. Pensiamo solamente che venerdì scorso, alla rifinitura pre-Buochs, erano presenti 22 giocatori, più due portieri. È veramente bello. Le cose funzionano, ma sappiamo che il mondo va velocemente e le dinamiche possono cambiare quando meno te lo aspetti. Noi cerchiamo di metterci la faccia ed essere sempre trasparenti con i giocatori. Ad esempio, ogni martedì al debriefing post-partita, facciamo i complimenti ai ragazzi che si sono messi in luce e magari “punzecchiamo” chi ha giocato “meno bene”».

Il tuo braccio destro, Daniele Bernardazzi, è un supporto storico? Quali sono i compiti principali che vi siete suddivisi?

«Durante il giorno ci sentiamo una decina di volte per qualsiasi eventualità. Siamo due persone che si compensano a vicenda. A volte lui è l’esuberante e io il tranquillo, in altre occasioni il contrario. Non è che c’è un “primo” e un “secondo”. Prendiamo le decisioni insieme, cercando di dividerci i compiti. Abbiamo un bel rapporto, sano. Come in tutti i rapporti della vita, professionali e non, abbiamo anche tra di noi ci sono delle discussioni, dalle quali cerchiamo di arrivare alla soluzione migliore per fare in modo che tutto funzioni al meglio. Il nostro è un rapporto di rispetto e stima reciproca».

Qualche settimana or sono, ti eri tolto qualche «sassolino dalle scarpe», dicendo che magari «non eri al posto giusto». La squadra ha recepito il messaggio e da allora sta viaggiando a mille. Ogni tanto, pungere i ragazzi nell’orgoglio può fare bene…

«Il senso era proprio quello, di “smuoverli” un po’. Ma prima di uscire pubblicamente, lo abbiamo detto direttamente ai ragazzi, come giusto che sia. Abbiamo fatto un girone d’andata bellissimo. Dopodiché, sono arrivate queste tre sconfitte di fila (contro Collina d’Oro, Mendrisio ed Eschenbach), che hanno fatto seguito ai due successi in avvio di ritorno (con Gambarogno-Contone ed Hergiswil). La battuta d’arresto nel Canton Lucerna non ci è proprio piaciuta. Quando vedo che non riesco a trovare le soluzioni giuste, mi arrabbio e cerco in tutti i modi di rimediare. So di essere esigente con i ragazzi, però penso di essere nella “via di mezzo”».

Facendo un passo indietro nella tua carriera, hai vissuto un’avventura molto intensa a Sementina. Quali ricordi ti sei «portato dietro» dagli anni trascorsi all’Isola?

«Ho fatto tanti anni in Seconda Lega, accumulando tanta esperienza. Quando vedo quello che hanno fatto le nostre avversarie, il mio pensiero va a quel che accade a Sementina. Io sono ancora in buonissimi rapporti con i dirigenti – Carmine Recce, Giuseppe Immersi e Pietro Castellano (Presidente) – e i giocatori. C’è stima reciproca. Sento Carmine regolarmente. Quando penso al Sementina, mi viene in mente la parola “casa”. Detto ciò, avevo bisogno di un cambiamento. Per questo ho accettato la sfida propostami dall’Ascona. E sono contento di averlo fatto. I cambiamenti non sono mai facili, ma era giusto provare».

Un’ultima domanda prima di concludere: c’è un giocatore che hai allenato che ti è rimasto nel cuore per attitudine, volontà, atteggiamento dentro e fuori dal campo, …?

«A dire il vero, ce ne sono tanti. Personalmente, ho avuto la fortuna di allenare tantissimi giocatori con passati importanti. Uno che mi è rimasto nella mente è però Saidu Aladde Adeshina (attaccante nigeriano, oggi 40enne, che ha vestito la maglia del Sementina nella stagione 2014-2015). Era un ragazzo che arrivava da esperienze da professionista a Bellinzona e Sion. Mi ricordo che era timido, ma aveva delle movenze che ti facevano capire che voleva arrivare al livello più alto possibile. Il suo modo di fare, la tranquillità e la pacatezza im rimarranno sempre impressi. Un altro elemento che mi sento di citare è Emanuele Di Zenzo (anch’egli a Sementina tra il 2012 e il 2017). Negli anni a venire, spero di trovarne qualcun’altro così».

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