Addio a Roberto Morinini

scritto da Davide Perego
Roberto Morinini? Prendere o lasciare! O si amava o si detestava. Non c’erano mezzo misure. E lui lo sapeva benissimo, anche se in fondo avrebbe voluto farsi voler bene da tutti, da Lugano a Bellinzona, da Chiasso ad Airolo. Non c’è riuscito perché aveva un linguaggio che in pochi hanno saputo apprezzare o capire. Sul Mister di Gudo, purtroppo, c’è sempre stata una sorta di pregiudiziale, che il diretto interessato aveva comunque contribuito ad alimentare proprio per quel suo modo di essere e di apparire. Bastava dicesse «Lugano è l’unica piazza in cui si può fare calcio» e immediatamente si scatenava un putiferio. Bastava affermasse che «in Ticino ci vorrebbe un progetto per una squadra unica» e subito si muovevano i nemici giurati della fusione fra due o più squadre. Ma nel cantone dei quartierismi, delle polemiche per le cose minuscole, e della faziosità a tutti i costi, Morinini non si riconosceva: lo sport, come la vita, deve aggregare e non dividere, tanto più se a non voler stare insieme sono società di calcio i cui bilanci traballano e i cui budget sono messi in piedi da fattori eccezionali o da patrocinatori stranieri ed occasionali. Pregiudiziale, si diceva, prima: sì, perché molte, troppe persone dell’ambiente sportivo l’hanno giudicato ed etichettato senza conoscerlo veramente. Senza sapere cosa si nascondesse dietro quel suo fare introverso, quelle parole a volte taglienti e quelle decisioni magari prese solo col cuore, senza pensarci su due volte. Giudizi anche cattivi, dei quali lui non si è mai veramente curato, perché, ci diceva scherzando, «fanno parte del gioco».

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