La «bomba» sganciata recentemente da Christian Constantin, il quale aveva dichiarato che il 2024 sarà l’ultimo anno di esistenza del calcio professionistico nel Canton Vallese, ha suscitato parecchio interesse mediatico nei confronti del Sion e del suo vulcanico Presidente
A distanza di qualche giorno da tali rivelazioni, il Blick ha interpellato due leggende biancorosse, Georges Bregy e Jean-Paul Brigger, i quali si sono espressi a chiare lettere sulla situazione che si sta vivendo sotto le volte dello Stade de Tourbillon.
«Da un lato, sono rimasto sorpreso dalle sue affermazioni. Dall’altro, sappiamo tutti che ha avviato una specie di partita a poker con la città di Sion e che il contratto di licenza dello stadio scade nell’estate del prossimo anno. Così facendo, spera che sarà più semplice ottenere un sostegno finanziario per i lavori di ristrutturazione previsti all’interno e attorno all’impianto e che i costi dell’affitto non aumentino. Ha investito molto denaro nel club ha ripetutamente guadagnato molto dalla vendita di giocatori», così il 65enne ex-centrocampista e nazionale rossocrociato Georges Bregy.
A fargli eco è il coetaneo, ex-attaccante, Jean-Paul Brigger: «Georges ha colpito nel segno. Christian Constantin non smetterà, perché lui non può vivere senza il Sion. Storicamente, la società non è mai stata dipendente da un’unica persona. Per quanto ne so, il calcio si gioca ancora undici contro undici. Quando io e Georges abbiamo inziato nelle giovanili biancorosse, la prima squadra non era nemmeno così grande come adesso. Oggi, però, dobbiamo essere onesti nell’asserire che i grandi calciatori non giocano nel campionato svizzero. Tuttavia, i vallesani vanno pazzi per il calcio. E il calcio in Vallese continuerà anche senza CC. Il patron è una persona molto intelligente. Ad ogni modo, il suo modo di agire è simile a un terrore psicologico!».
(nella foto: Christian Constantin – © FC Sion)
