SL: campioni a parte, è stata una stagione di grande equilibrio

scritto da Davide Perego

Zeman01-4L’ultima giornata di Super League ha sigillato una stagione 2015/2016 che grazie alla presenza del Lugano ha riportato nel Cantone un po’ di sano approfondimento per il massimo campionato. Più volte mi è capitato di sottolineare che il dominio del Basilea non è affatto un male anche perché pare proprio che di noia non si stia stancando nessuno. E’ stato un gran bel campionato: forse il torneo più difficile da interpretare della prima metà del decennio. Lo hanno detto prima di tutto i risultati che alla fine non sono mai stati scontati. Lo dicono anche i dati dei maggiori raccoglitori di scommesse che hanno registrato un incremento di quote derivanti dalla Super League proprio grazie all’equilibrio e all’incertezza dei risultati. Si conclude con il trionfo del Basilea – premiato da Roger Federer – e con uno YB finalmente stabile alle spalle dei renani. Si chiude anche con la clamorosa inattesa retrocessione dello Zurigo dopo 26 stagioni consecutive nella massima serie: la precedente retrocessione dei tigurini era infatti datata 1987-1988. Un fallimento gradualmente annunciato che in primo luogo mette in discussione la professionalità indecente di taluni giocatori.

E’ finita soprattutto con la sofferta salvezza del Lugano e con la meritata permanenza nella categoria del Vaduz che così come i bianconeri ha giocato un bel calcio cercando sempre di attaccare e quasi mai di difendere. Nel Principato hanno dato l’impressione di essere un passo avanti rispetto a Lugano e questo non solo per l’esperienza accumulata dalle precedenti gestioni ma soprattutto per aver spostato l’interesse dei propri movimenti di mercato sul territorio. Sembrano lontane le stagioni ante Contini nelle quali arrivavano al Rheinpark sconsiderati numeri di sovrastimati giocatori stranieri. Sembra evidente la ricerca di giocatori utili all’interno o nelle vicinanze del confine.

Mi piace considerare le interviste per quelle che sono e spesso preferisco commentarle ma nel caso delle dichiarazioni del Presidente Renzetti nei confronti di Sadiku – argomento che ha legato in questi mesi il destino di Lugano, Vaduz e Zurigo – preferirei che fossero i lettori di CHalcio a dare un giudizio. Questo perché è troppo facile – oggi – negare che il rigore sbagliato dall’albanese al Rheinpark qualche giorno fa sia stato fondamentale nel trovarci (tutti) a scrivere della salvezza bianconera. Questo perché l’ex Locarno è stato il trascinatore della propria squadra pur essendo stato “scartato” dal Lugano e messo in disparte dallo Zurigo.

A Cornaredo si è sfiorata ieri la migliore affluenza stagionale – questione di un centinaio di presenze inferiore alla partita estiva giocata con il Basilea – ed il Lugano ha risposto con una prestazione in linea con le attese grazie alla preparazione dettagliata dell’evento da un punto di vista mentale. Nell’atto conclusivo è mancato il giocatore simbolo della stagione umile ed intelligente di una squadra non eccelsa: Jonathan Sabbatini. Fermato dai medici dopo l’infortunio rimediato a Vaduz domenica scorsa, l’uruguagio si è fatto emozionare dal tributo del pubblico prima di sedersi in tribuna a soffrire per i compagni. La scelta di un MVP è sempre soggettiva ma nel mio caso non ci sono dubbi su chi andrebbe incoronato per rappresentare il FCL.

L’ultimo atto della stagione sarà quindi quello in programma al Letzigrund domenica: la finale di Coppa che vedrà di fronte un gasato Lugano ed uno Zurigo mentalmente sotto un treno. Dopo questa partita – inedita da un punto di vista della classifica di Super League – sarà più logico continuare ad approfondire quanto è stato preparandoci anche a quel che potrà riservarci l’immediato futuro. Che prima di tutto riguarderà il resoconto di Zeman. Che a Lugano si prospetta e ci si attende ancor più brillante.

 

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