RSL: Antoine Rey, non smetti mai di stupirci

scritto da Simone Morandi

Diciamocelo chiaramente: non si può non amare Antoine Rey. Per il suo modo di metterci sempre la faccia, per il suo modo di giocare, senza mai tirare indietro la gamba, senza mai risparmiarsi. Ma anche per il suo modo di essere fuori dal campo: sempre pronto ad un sorriso o ad una chiacchierata con i tifosi.

Ma fino a sabato, i suoi tempi migliori con la casacca bianconera sembravano appartenere al passato, seppur non remoto: qualche problema fisico, e le successive scelte di Manzo, avevano trasformato Rey da titolare inamovibile (4° giocatore più utilizzato da Zeman) a “Jolly” da utilizzare esclusivamente a partita in corso, per l’ultimo quarto d’ora o giù di lì.

Tutto sembrava avviato verso un mesto addio, con Antoine pronto a trasferirsi a fine stagione verso altri lidi, magari anche oltreoceano, dove chiudere -con molta calma, che in fondo le primavere sono solo 30- una bella carriera cercando anche di monetizzare (che male non fa). Ci ha pensato mister Tramezzani a riproporci la versione ottimale del Rey che tutti conosciamo, piazzandolo semplicemente lì, a far da schermo davanti alla difesa. E lui ha risposto con una prova maiuscola, recuperando palloni, mordendo le caviglie degli spaventati giocatori del GC, e dando tranquillità e quei preziosi secondi in più per ragionare a Sabbatini e Mariani, che hanno “ringraziato” sfoderando un paio di lanci per i compagni da spellarsi le mani.

Certo, il Grasshopper ci ha messo tanto del suo, giocando molto al di sotto di quanto fosse lecito attendersi: eppure, la prova di Rey è il grido silenzioso di un guerriero che non si vuole arrendere. In questo Lugano, ci può essere posto anche per lui. E non solo per l’ultimo quarto d’ora.