Rivoluzione da digerire anche attraverso gli errori

scritto da Davide Perego



di Paolo Galli

Le prime dichiarazioni di Vlado Petkovic ci avevano fatto credere che il suo ingresso nell’ambiente rossocrociato sarebbe avvenuto in punta di piedi. Non è stato così. Al di là del modulo, pochi sono i punti in comune tra la squadra vista all’opera negli ultimi anni – quella di Ottmar Hitzfeld – e quella scesa in campo lunedì a Basilea. Non sono (ancora?) cambiati gli uomini – fatta eccezione per il portiere –, ma modulo e idee, quelli sì. Lo stesso CT contro l’Inghilterra probabilmente non ha ottenuto la risposta che subito si aspettava. Nel corso della partita si è così trovato spesso a dialogare con i suoi uomini, forzando il suo coaching all’estremo. Abbiamo notato confronti praticamente con tutti i titolari, che a turno sono passati dalle sue parti agitando braccia, mani e dita.
Di qua? Di là? In due? In tre? Si è percepita una certa confusione. Un esempio: appena l’arbitro ha fischiato la fine del primo tempo, Seferovic si è catapultato su Petkovic, chiedendogli ulteriori dettagli, e a braccetto sono quindi entrati nel tunnel verso gli spogliatoi. Non sono mancate neppure le incomprensioni tra compagni di squadra, con conseguenti discussioni, civili ma comunque fin troppo plateali – vedi Lichtsteiner con Shaqiri – È ciò che ha poi sottolineato lo stesso selezionatore. Riassumiamo: la Svizzera deve imparare nuovamente a comunicare. La Svizzera deve imparare un nuovo calcio. In fondo, il passaggio di consegne tra Kuhn e Hitzfeld, sei anni fa, fu meno drastico, dal punto di vista tattico. LEGGI IL RESTO

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