Mauro Palazzesi ci presenta i “suoi” portieri: passato e presente del Brühl

scritto da Davide Perego
Prosegue la nostra lunga intervista con Mauro Palazzesi, figura di primo piano nello staff tecnico dello SC Brühl. Con l’allenatore dei portieri abbiamo voluto dilungarci sulle qualità degli estremi difensori allenati in questi mesi e ci siamo fatti dare una mano per approfondire meglio un ruolo – quello del preparatore – indissolubile da quello forse più importante dell’educatore. Lettura consigliata anche ai giovanissimi.

Raphael Spiegel – dicembre 1992 – è l’ennesimo giovane che hai portato alla ribalta insieme ad esempio a Daniel Geisser , Arif Celebi. Geisser è stato uno degli artefici della promozione nonostante un’età giovanissima. Ti chiedo di raccontarci un po’ i loro.
Raphael Spiegel è stato un colpo di fortuna. Il ragazzo Aveva bisogno di giocare con continuità. Al momento
del suo arrivo Geisser era il numero 1 e Celebi- all’altezza di Geisser – il numero due. Spiegel è un ragazzo
motivatissimo che vuole entrare nel calcio professionistico. Un gran lavoratore a cui nessun allenamento è di troppo.Tecnicamente non ancora al massimo, ha buoni riflessi e una forza atletica notevole. Ascolta, vuole imparare. Uno che fa spogliatoio, allegro ma concentratissimo sul lavoro, sempre gentile ed educato. Ha fatto grossi progressi da quando è con noi. Deve migliorare nel dirigere la squadra, anche se ha fatto grossi progressi. Continuando a giocare con continuità e non cambiando atteggiamento potrà fare strada.

Celebi è bravo tecnicamente e possiede riflessi notevoli. Deve migliorare la rabbia agonistica e volere raggiungere obiettivi maggiori. Modesto e educato è benvoluto in squadra. Ha avuto un grave infortunio in novembre dal quale si è ripreso abbastanza bene. Sostiene Spiegel nonostante gli sbarri la strada. Può giocare a buon livello in prima lega. Deve assolutamente migliorare nel dirigere la squadra.

Geisser ha avuto problemi ad accettare il ruolo di numero due, per cui è andato a giocare a Gossau. È meno uomo spogliatoio rispetto agli altri due. Geisser è uno che mette sè stesso al centro delle cose. Bravo tecnicamente, pecca nella forza atletica e non è un lavoratore come gli altri due. Anche lui dirige troppo poco la squadra. Con impegno maggiore potrebbe fare di più. Secondo me Celebi gli è superiore se riesce a sviluppare più aggressività agonistica”.

Mauro: parlaci un po’ di te, cosa fai, come funzionano gli allenamenti, quali sono i tuoi progetti per il futuro e magari qualche consiglio per chi giovanissimo (bambino) vuole intraprendere la pratica calcistica in un ruolo così impegnativo come quello del portiere. 
“Sono diventato preparatore dei portieri per caso, disperazione e necessità. Per caso perchè da giovane grazie ad un infortunio al ginocchio che mi sono tirato dietro 5 anni mi sono messo in porta e il ruolo mi è piaciuto subito. Essere al centro dell’attenzione, poter salvare la squadra da situazioni difficili, semplicemente gettarsi ai piedi dell’avversario, dimostrare coraggio. Momenti che solo un portiere può vivere in maniera così intensa. Quando poi ho cominciato ad allenare squadre giovanili mi sono accorto che si lavorava troppo poco con i portieri e chi lo faceva spesso si limitava a tirare in porta. Nessun concetto, nessun sistema, nessun senso didattico. Da qui la disperazione e la necessità di cambiare la situazione. Di mia iniziativa ho introdotto la preparazione sistematica dei giovani portieri, motivando alcune persone capaci a parteciparvi. I risultati sono stati immediati e in pochi anni ci siamo fatta la fama di bravi preparatori di portieri.
Parallelamente fungevo però anche da allenatore facendo la trafila in tutte le categorie giovanili ed arrivando ad allenare in seconda lega. nel 2007; ho poi deciso di limitarmi a fare il preparatore dei portieri, la mia grande passione.
Per una buona preparazione dei portieri ci vogliono a mio avviso da parte del preparatore diversi elementi:
– una pianificazione semestrale che copra tutti gli elementi importanti
– la capacità di osservare il ragazzo e di individuarne le lacune
– la capacità di trasmettere la propria motivazione
– una certa sistematica che copra tutti gli elementi essenziali quali la personalità, la capacità di dirigere la squadra, tecnica, doti atletiche, riflessi, capacità coordinative
– capacità di insistere su elementi che per il ragazzo possono essere meno interessanti
– dialogo con l’allenatore per capire cosa lui si aspetta dal ragazzo, ma anche per sostenere il portiere
– e soprattutto un rapporto di fiducia
Io consiglio agli allenatori dei calciatori giovanissimi (fino a 12 anni) di motivare i ragazzi a mettersi in porta e di farvi giocare quelli che hanno semplicemente voglia o sono curiosi. Spesso in simili occasioni scoprono la vocazione per il ruolo. Mi è capitato di scoprire portieri talentuosi in questo modo.E poi per la formazione completa del giovane calciatore si dovrebbe evitare comunque di assegnare ruoli fissi. Ai giovani dico
semplicemente di mettersi in porta e provare se si divertono. Se si divertono ci restino. Poi subentra il preparatore che deve lavorarci, non tanto per migliorarlo, quanto per farlo sentire importante. Un portiere deve sentirsi importante, speciale, privilegiato, necessario. Per concludere: il divertimento per un portiere è la base della crescita. Il resto viene quasi da sè”.

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