Mauro Palazzesi ci racconta il miracolo Brühl (1^ parte)

scritto da Davide Perego
Mauro Palazzesi. Nome e cognome forse sconosciuti alle nostre latitudini. Un vero peccato. Lui, come pochi altri, avrebbe mille storie da raccontare per chi come noi vuol morire ed annegare nella nostalgia che pochi sport come il nostro sanno regalare. Uomo vero, culturalmente in grado di scolpire pagine importanti: non solo per chi ha avuto la fortuna di averlo come preparatore, ma anche per chi è in grado di apprezzarne l’intelligenza. Lo abbiamo avvicinato per saperne di più: su di lui, sulla realtà che lo vede coinvolto in un progetto incredibile sui cui risultati, dalle nostre parti, si è parlato molto poco. E si è voluto imitare troppo poco. Ne è scaturita un’intervista ad ampio raggio che speriamo saprà meravigliarvi. L’abbiamo suddivisa in tre parti: il merito di tanta carne al fuoco è tutto suo. Grazie Mauro!

Partiamo dall’inizio della splendida favola di questo Brühl. Una favola che passando dai campi della seconda e della prima lega vi ha portati alla Challenge League. Un’utopia – tanto più nella stagione delle sei retrocessioni – che con la testa sulle spalle avete affrontato senza alcuna pressione e con il gruppo storico che si è meritato le promozioni. Cosa ci puoi raccontare del biennio che vi ha visti dominare due campionati consecutivi ?
” È stato certamente un biennio intenso ed esaltante. La società aveva come scopo quello di arrivare a medio termine in prima lega, dopo che era retrocessa in seconda lega nel 1996. Allora si era deciso di puntare al futuro esclusivamente sui giovani del proprio vivaio, evitando avventure di natura finanziaria. Devi sapere che il Brühl si trovava sull’orlo del collasso finanziario, per cui ci si prefiggeva in primo luogo di operare tenendo in considerazione gli aspetti economici. Il rinnovamento dello stadio avvenuto nel 2006 ha permesso di aumentare le entrate e di rispolverare l’immagine della società. Il nuovo presidente ha poi deciso di adottare una strategia più offensiva che prevedesse l’ingaggio di un allenatore di prestigio e il rafforzamento della squadra con alcuni elementi di valore ed esperienza importanti. 
Come allenatore è stato ingaggiato Gabor Gerstenmaier, ex giocatore della Dinamo Bucarest e del Lucerna e nazionale rumeno e sono stati ingaggiati ragazzi con esperienza di Prima Lega o di Challenge /Super League. Non grossi nomi, ma giocatori solidi. Gerstenmaier (arrivato nel girone di ritorno del campionato 2007/08) ha portato metodi di allenamento e una mentalità professionali. Al suo primo campionato intero sulla panchina del Brühl la squadra si è classificata alle spalle del Coira, centrando la promozione l’anno successivo (2009/10). Personalmente sono stato ingaggiato come preparatore dei portieri proprio nell’anno della promozione, anche se sono in società dal 1995. Un
campionato dominato e con un afflusso di spettatori che si aggirava sulle 750 unità. Una bella cifra se si pensa che si giocava in seconda lega interregionale. È stato bello risvegliare l’interesse per una società di lunghe tradizioni che negli anni sessanta e settanta per diversi campionati finiva in classifica davanti al San Gallo (in serie DNB). Il Brühl per tradizione è la società del mondo operaio, il San Gallo del mondo imprenditoriale. Lo stadio del Brühl (Paul Grüninger Stadion – ribattezzato nel 2006 per onorare l’ex presidente e calciatore che come capo della polizia era stato condannato e licenziato dal corpo di polizia nel 1940 per aver permesso a numerosi Ebrei di mettersi in salvo in Svizzera e riabilitato solo nel 1995) era diviso dal vecchio stadio del San Gallo (Espenmoos) dal fiume Steinach che i tifosi avevano ribattezzato Giordano per mettere in risalto la rivalità sportiva e di pensiero. Nel frattempo il solco si è ridotto in quanto il San Gallo gioca più o meno stabilmente in Super League e il Brühl nel calcio minore. Come detto, la società si è preposta come obiettivo quello di giocare in pianta stabile in prima lega e in seguito alla decisione di introdurre un campionato di prima lega promotion di farvi parte. L’ingaggio di Eric Regtop come successore di Gabor Gerstenmaier è dovuto al desiderio di portare ideee e stimoli nuovi in squadra. Gerstenmaier è stato l’allenatore che ha fatto fare al Brühl il salto di qualità decisivo e ha permesso a diversi giovani di progredire e giocare stabilmente in prima squadra. Regtop ha saputo utilizzare le basi poste das suo predecessore e introdurre una mentalità calcistica olandese votata al gioco offensivo e allo spettacolo. Questa ricetta ha messo in difficoltà parecchi avversari e permesso una specie di cavalcata trionfale con partite avvincenti e una presenza media di spettatori che superava le mille unità (con un numero di presenze che ha superato le 4’000 negli spareggi).
Praticamente ha giocato la stessa squadra che un anno prima si misurava con avversarti a livello regionale con pochi rinforzi mirati ma non decisivi. L’unica eccezionr è Marc Zellweger che con la sua esperienza e l’alto senso della professionalità ha aiutato la squadra a crescere.

L’impressione dopo avervi visti giocare tutte le partite in Ticino e anche quella del PGS con il Locarno è quella che con un elemento di spessore per reparto avreste potuto fare qualcosa di più. In realtà – credo che quasi mai abbiate avuto l’opportunità di giocare novanta minuti con la stessa intensità a causa di una panchina nemmeno tanto lunga e soprattutto carente di qualità. Cosa ci dici ?

“Ti do pienamente ragione, alcuni rinforzi sarebbero stati utili da un punto di vista sportivo.
Sono però convinto che se non avessimo perso diverse partite immeritatamente (fatta eccezione per la partita col Locarno) e avessimo potuto incamerare punti già all’inizio, entrando nella scia di qualche squadra, che
il campionato sarebbe stato aperto per noi. Però non possiamo negare che in diverse occasioni è mancata la classe per decidere una partita ben giocata. La società ha deciso un anno fa di non fare il passo più lungo della gamba spendendo più di quanto non fosse lecito. Una decisione strategica sensata, anche tenendo conto del fatto che l’obiettivo restava la Prima Lega Promotion. Penso anche che l’esperienza di Challenge League servirà a far maturare diversi giocatori che provenivano dal calcio regionale. Non dimentichiamo che la CL si è rinforzata notevolmente visto il numero delle retrocessioni. Una spesa enorme sarebbe stata necessaria per competere con la maggior parte della squadre di categoria”.
FINE PRIMA PARTE

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