Lugano, un problema chiamato gol

scritto da Claudio Paronitti

Nelle 16 partite fin qui disputate in campionato, i bianconeri hanno segnato la miseria di 16 reti

Questo dato conferma che dalle parti di Cornaredo il problema più grande non è tanto quello della produzione offensiva, ma quello della cattiveria sotto porta. In questa particolare graduatoria, ticinesi sono ultimi con una rete di media a partita. La squadra che li precede – il Sion – ha bucato la porta avversaria in 18 occasioni. Mister Pierluigi Tami, per sua stessa ammissione al termine dell’immeritata sconfitta di domenica contro la capolista Young Boys, aveva dichiarato una volta di più che ai suoi ragazzi manca il cosiddetto “killer-instinct”. Una predisposizione alla rete che, invece, hanno avuto i gialloneri, andati in rete con due jolly pescati dalla panchina.

La differenza tra la formazione sottocenerina e le altre sta nel reparto d’attacco. Se, da una parte, difesa e centrocampo danno parecchie garanzie, il fronte offensivo lascia parecchio a desiderare. Dal mercato estivo è giunto Alexander Gerndt, che finora ha collezionato tre segnature, miglior marcatore al pari di Carlinhos Junior e Davide Mariani. Si sapeva che lo svedese non era un bomber di razza, ma uno che fa un enorme movimento tra le linee, venendo a cercarsi il pallone fin nella propria metà campo. Il brasiliano – assente due giorni or sono a causa di un pestone rimediato in Europa League – si sta inserendo sempre più nei meccanismi della squadra.

Altro discorso per il fantasista numero 8. Lo zurighese, oltre ad aver siglato reti meravigliose, è anche il miglior assist-man con ben 7 passaggi decisivi. Certo, si dirà, è il suo mestiere. Ma, in realtà, c’è qualcosa di più. Davide, ragazzo squisito, si distingue in campo per la sua estrema generosità che mette in ogni secondo di ogni match. Non a caso, i siti specializzati della Svizzera interna lo nominano quasi tutte le settimane nella formazione ideale di Raiffeisen Super League.

Le altre punte bianconere rispondono al nome di Younes Bnou Marzouk e Antonini Culina. Il franco-marocchino, che la scorsa stagione tanto bene aveva fatto con la maglia del Chiasso, si è introdotto in un buco nero dal quale non riesce proprio a uscirne. Le sue prestazioni, infatti, sono andate in calando con il passare dei mesi, tanto da finire spesso rintanato in panchina senza venir nemmeno utilizzato. Il croato arriva da una lunga riabilitazione a seguito dell’infortunio patito contro il Lucerna un anno e mezzo fa. Da un po’ di tempo di allena regolarmente con il resto del gruppo, ma vede il terreno da gioco solamente a sprazzi. Il Presidente Angelo Renzetti vorrebbe vederlo di più all’interno del rettangolo verde e lo ha fatto capire a chiare lettere nel post-partita di domenica.

Al termine del girone d’andata mancano ancora tre partite. Il Lugano, oltre al campionato, ne disputerà altre 2 (una in Coppa Svizzera e una in Europa League). Dopodiché, con l’inizio del nuovo anno, si potrà pensare a come migliorare la squadra nella sessione invernale del calciomercato. Non v’è dubbio che il primo pensiero della dirigenza bianconera è puntato sull’acquisto di una punta che sappia garantire un minimo sindacale di reti a stagione. A metà stagione è difficile reperirne una di valore, ma l’occhio lungo del numero uno ci ha, spesso, visto giusto. E c’è da scommettere che anche stavolta sarà così.

Leggi anche questi...