Lugano, l’analisi post-Thun: euforia e attenzione per un successo tanto sofferto quanto prezioso

scritto da Claudio Paronitti

Il secondo successo consecutivo casalingo della nuova era bianconera può venir definito con una parola: sofferenza

Ebbene sì, il Lugano ha saputo soffrire e fare di necessità virtù (l’ultima mezz’ora è stata giocata senza vere punte di riferimento) per portare a casa una vittoria che lo manda in orbita, staccandosi dal fondo della graduatoria. Le sconfitte delle squadre che occupano gli ultimi posti, unite ai tre punti conquistati dai ticinesi, fanno in modo che la vera vincitrice di questo turno sia proprio la formazione luganese.

Undici elementi (più tre) che hanno lottato come dei leoni su un terreno reso scivoloso dalla pioggia copiosa arrivata da lassù nelle ore precedenti il match hanno reso ancor più notevole il bis tra le mura amiche.

Mister Fabio Celestini ha mantenuto la formazione della vittoria sul San Gallo, ad eccezione di capitan Jonathan Sabbatini, che ha rilevato Eris Abedini. La musica non è cambiata. Nemmeno quando la sua squadra, imbottita di centrocampisti a difesa del prezioso successo, si è rinchiusa nella propria tre quarti, arretrando forse un po’ troppo il baricentro.

Poco importa, alla fine. I tre punti sono rimasti all’interno dell’impianto casalingo. I molteplici sorrisi (e parecchi sospiri di sollievo) di fine gara sugli spalti confermano quanto sia stato complicato venire a capo di un gruppo rognoso come quello bernese. Il Thun, malgrado il kappaò, ha avuto il merito di crederci fino alla fine. La fortuna (vedi i due pali) e la caparbietà hanno dato una mano al Lugano, che è andato a cercarsi questi due elementi con tutte le proprie forze.

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