È il momento del ragazzo con gli occhi che ridono

scritto da Davide Perego
di Paolo Galli
L’immagine che rimarrà, del derby di domenica in Coppa
Italia, è lo sguardo perso, di felicità, di Senad Lulic a fine partita.
Difficile descriverlo. Aveva gli occhi felici di un bambino, aveva gli occhi
che ridevano. La gioia vera dipinta su un volto di un ragazzo che abbiamo
imparato a conoscere e ad apprezzare anche noi, ai tempi del suo passaggio in
Ticino. Lulic, uomo di Petkovic per antonomasia, ha tradotto in realtà il sogno
suo e del suo amato allenatore, realizzando il gol decisivo che ha regalato
alla Lazio il suo trofeo più prezioso, il più speciale della sua
ultracentenaria storia. Lulic e Petkovic, ticinesi d’adozione – non solo oggi
che vincono, ci teniamo a sottolinearlo… –, hanno battuto la Roma, anzi, l’hanno
addirittura annichilita.
Ieri, raggiunto al telefono, Lulic, ancor prima che
potessimo parlare, ha urlato «Buongiorno Ticinooo», ancora ebbro di felicità.
Alla scontata domanda su cosa provasse, una ventina di ore dopo avere
realizzato il gol decisivo del derby romano più importante di sempre, ha
sorriso, rispondendo: «Tanta stanchezza». I festeggiamenti si sono protratti
sino a notte fonda; non poteva essere altrimenti. «Sì, in effetti abbiamo
festeggiato tanto, chi più e chi meno. Ma ora io sono già in macchina, sto
ritornando a casa. E per Lulic “casa” equivale a Svizzera.

Lulic riesce a farsi serio, riflette: «Secondo me, dopo una
cosa simile, ti occorre del tempo prima di capire cosa tu abbia realmente
fatto. Forse tra un paio di giorni lo capirò, o forse no, forse dovrò aspettare
ancora più tempo, settimane, mesi, forse anni. Chi lo sa. È stata una cosa
incredibile. Ma non solo per me. È stata una cosa incredibile per tutto
l’ambiente, per la società, per il mister, per i tifosi. Vincere una Coppa in
questo modo è davvero una cosa splendida. E io sono felicissimo».

Lulic, nella confusione generale, ammette di non aver ancora
parlato con Petkovic. «Ci siamo visti pochissimo. Dopo il triplice fischio
finale è stato un vero e proprio casino, quindi non ci siamo ancora detti
nulla. Quando saremo più tranquilli, ci torneremo su». Forse in Svizzera.
«Forse sì…», e sorride.

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