FC Mendrisio, Jacobacci, Perugini: una storia d’amore

scritto da Davide Perego
di Davide Perego
Fine anni ’90. La storia è una delle tante. Ci sono una società, un allenatore, un giocatore da scoprire, un gruppo di quelli che pensi solo al perché un giorno si dovrà sciogliere. Ricordi sbiaditi – come le vecchie pagine di un giornale – di un calcio che non c’è più. Ricordi lucidi – per nulla graffiati dal tempo – di persone che hanno vissuto un triennio di straordinaria intensità e di inappagabili emozioni. Il FC Mendrisio (la società). Maurizio Jacobacci (l’allenatore). Giancarlo Perugini (il giocatore). Medesime aspettative. Destini diversi e non sempre sorridenti. Tre entità sulle quali tracciare una più che sommaria schedina di presentazione. Perchè sulle gesta di uomini e società si potrebbero sprecare i classici fiumi d’inchiostro. Perugini nasce nella primavera del ’76 a Rovellasca e a dieci anni è già un piccolo calciatore nella società locale. Maurizio Jacobacci, classe 1963, inizia a farsi le ossa da tecnico dopo aver segnato una barca di reti con YB, Vevey, Neuchatel Xamax, Servette: tutte nella massima serie. Quella che allora si scriveva NLA. Alla fine degli anni ’80 Maurizio è con il Bellinzona di Depireux, di Mellacina, di Jakubec, Hannes, ma anche di Aeby, Aaltonen, Macae e Turkyilmaz. Il FC Mendrisio cerca di ripartire dopo le soddisfazioni degli anni ’80 (17 anni di Lega Nazionale fino alla retrocessione al termine della stagione 1984-1985) ed un conseguente balzo indietro nelle serie minori. Nel ’92 Perugini è in prima squadra a Rovellasca. Vi resta fino al termine della stagione ’97-’98 quasi come a voler porre la firma sulla storica promozione in Eccellenza del club lariano. Ma è nell’estate del ’98 che Giancarlo inizia la sua avventura in Canton Ticino. Come ?


“Un amico mi chiese di partecipare ad una partita a Mendrisio dove si stava ricostruendo la squadra e dove alcuni tecnici stavano valutando giocatori dai quali ripartire; da lì nacque tutto e….di nascosto dalla società per cui ero tesserato, partecipai ad alcuni allenamenti accorgendomi che l’obiettivo era davvero importante. A trasmettere tutto questo entusiasmo furono il Presidente Zanotta e l’allenatore Jacobacci. Un solo traguardo nella testa: riportare il Mendrisio in 1^ Lega. Iniziò così la mia breve, ma intensa esperienza nel calcio Svizzero”. 
Per Perugini fu l’inizio di tre stagioni che lui stesso definisce “memorabili”.
1997- 98: secondo posto in 2^ Lega e vittoria della Coppa Ticino.
1998- 99: primo posto e promozione in 1^ Lega.
1999- 00: obiettivo salvezza centrato.
Un calcio svizzero in cerca di riscatto. Deluso dalle prestazioni della nazionale, umiliato in Europa, sul punto da tirare una riga per ripartire quasi da zero con le riforme dei campionati dall’inizio del nuovo millennio e l’impostazione di una scuola calcio che porterà i risultati che oggi tutti invidiano a qualsiasi latitudine.
“Le mie impressioni sul calcio svizzero di quel periodo – prosegue Perugini – sono assolutamente positive: organizzazione e professionalità sotto tutti gli aspetti, a partire dalle strutture (campi di gioco, attrezzature tecniche …) per proseguire con tutto quanto può ruotare intorno alla necessità di far grande un “piccolo” club. Potrei stare ore a raccontare quanto vissuto: dalla simpatica rivalità tra compagni di squadra svizzeri e italiani (noi eravamo in minoranza…18 contro 2), al ritiro ad Imola per preparare la seconda parte della stagione che ci avrebbe poi portato alla vittoria. Un ricordo indelebile fu il ritorno dalla trasferta di Subingen (finale vinta, che ci permise di salire in 1^ Lega): sfilata in centro dove era in corso una festa di paese. Ci fecero salire sul palco per l’ovazione ed infine arrivammo oltre la mezzanotte al Comunale dove i tifosi ci attendevano per una mega festa alla mitica buvette: risotto e birra a fiumi”.
Maurizio Jacobacci è oggi uno dei tecnici ai quali si guarda con maggiore interesse nel panorama del calcio professionistico. Le qualità dimostrate a Mendrisio sono diventate le sue “armi” anche nelle categorie superiori. Professionalità, programmazione, cura dei dettagli ed in particolare dello “spogliatoio” hanno permesso al natio di Berna di rivelarsi gradualmente per imporsi all’attenzione degli appassionati e degli addetti ai lavori per la sua serietà e competenza. Anche per lui, il FC Mendrisio è stato un trampolino di lancio indimenticabile.
“Il passaggio da Mendrisio fu una bella esperienza. Ho assunto la guida tecnica del club momò verso fine campionato in 1^ Lega – dove era già spacciato – e cambiando sostanzialmente tutta la rosa arrivammo l’anno successivo alle spalle dell’Agno e conquistando la Coppa Ticino sul campo di Rancate di fronte a 600 spettatori. La seconda stagione arrivammo primi davanti a Bodio e Lamone vincendo poi gli spareggi per l’ascesa in 1^ Lega contro il Subingen fu una grande soddisfazione per me e per il grande presidente Zanotta che fu ed è una carissima persona con un gran cuore. Questa è stata la mia prima di quattro promozioni. La stagione seguente fu integrata la 2^ Lega Interregionale e quindi gli sforzi fatti in quel campionato furono veramente importantissimi vista la nuova situazione. Sono molto orgoglioso di aver riportato il FC Mendrisio in 1^ Lega: una categoria che compete al club”.

Ma che FC Mendrisio era quello che cercava di ripartire dopo le delusioni di un decennio abbondante di sportiva sofferenza? 

“Prima di tutto un FC Mendrisio dalle grandi doti umane (ndr parla Perugini). Ho moltissimi ricordi legati alle tante persone incrociate: il mitico Presidente Zanotta (per molti di noi – senza retorica – anche un secondo papà). Il Capitano Roberto “Ciccio” Di Muro: il giocatore più professionale e meticoloso con cui abbia mai giocato. Il funambolico “Muss” Ghuercadi, con i suoi dribbling a cento all’ora. Il David Beckham del Ticino Thomas Bernasconi, al quale molti attaccanti devono ringraziamento per i suoi cross-assist. Janko Merli (scuola Milan) giocatore di categorie superiori. Il bomber di razza Alex Ceccaroni ed infine – last but not least – il grande Mister Jacobacci, la persona che in tutti questi anni non è mai uscita dai miei pensieri al punto che ancora oggi (mostra orgoglioso l’agenda elettronica) prendo nota degli appuntamenti che lo vedono transitare in Canton Ticino per andare a seguirlo. Conservo ancora la copia del giornale in cui espresse dei giudizi sui singoli giocatori e dove mi fece un grosso complimento”.
Nel titolo ho scelto volutamente “storia d’amore”. Quelle delle quali lo sport ed in particolare il calcio (ed il baseball) ne sono davvero piene. Però quando parli di Jacobacci ti si illuminano veramente gli occhi. Come se a parlare fosse il cuore.
“Sin dai primi allenamenti mi diede l’impressione di essere un professionista con un unico obiettivo: la vittoria. Grazie alla cura dei dettagli e al grande carisma prese in mano una squadra dove nessuno si conosceva e nel corso dei due anni creò un gruppo coeso trasmettendo totalmente le sue idee. A volte mi sentivo in difetto poiché non riuscivo a dare quello che lui pretendeva, ma probabilmente vedendo il mio impegno mi tenne molto in considerazione facendomi giocare quasi sempre. Credo sia stato l’unico allenatore che io abbia mai avuto in grado di insegnare tre diversi moduli di gioco, ma soprattutto ad applicarli tutti nella medesima partita con il risultato di non far capire nulla alla squadra avversaria…a volte riusciva a percepire in anticipo quello che sarebbe successo poi in campo. Da lui è arrivata anche la mia più grande delusione “svizzera”…il giorno in cui comunicò a tutta la squadra la decisione di non continuare con noi l’avventura in 1^ Lega, ma sarebbe andato a Chiasso (ovviamente non ho mai detto questa cosa a Maurizioi e capii benissimo la scelta di ambire ad un club che gli avrebbe permesso di essere più in vista). Questo episodio incise un po’ (troppo) sulla mia stagione successiva, dove non trovai feeling con il nuovo allenatore: metodi e concetti opposti, difficile gestione di chi come me era in simbiosi con Jacobacci. Ad oggi posso dire che nessuno come Maurizio si sia meritato di fare della propria passione un lavoro”.

E dopo tutti questi anni, Maurizio Jacobacci cosa ricorda di Giancarlo Perugini ?
“Giancarlo – per fare un paragone con un suo connazionale – era un “Gattuso”. Uno che è sempre stato presente. Un vero mastino con i piedi buoni. Grande persona. Un vero “team player” di quelli indispensabili per un gruppo. Sempre positivo e cordiale. Non potrei dire niente di male su di lui come d’altronde su tutti gli altri ragazzi che hanno sacrificato molto tempo libero (4/5 allenamenti serali 18:00-20:00 a settimana più la partita) per imporsi in un torneo di 2^ Lega”.

Chiusura con Giancarlo e con la partita dei ricordi.

“La partita che non dimenticherò mai fu quella contro il Basilea in Coppa Svizzera: Comunale pieno e paese bloccato. Pur perdendo subendo quattro goal, fu una bellissima sensazione confrontarsi con la squadra più blasonata del campionato svizzero. Ora, pensando a tutte queste persone, mi è venuta voglia di organizzare una cena per poterle rivedere tutte…magari potreste aiutarmi voi”.

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