Le numerose energie profuse per accedere alle semifinali di Helvetia Coppa Svizzera potevano far credere a un Lugano poco propenso alla lotta e per lo più intento a difendere e ripartire in contropiede. A Lucerna, invece, i bianconeri se la sono giocata alla pari con i biancoblù, concludendo una settimana «da urlo» con una terza vittoria filata
Il ventoso e soleggiato primo pomeriggio di domenica sulle sponde del Lago dei Quattro Cantoni non offre granché per la maggior parte della prima frazione. Eccezion fatta per un diagonale a fil di palo di Žan Celar dopo undici giri di lancetta, la noia e gli sbadigli fanno da capolino sotto le volte di una Swissporarena in cui trovano posto 13’442 persone. La capacità di sfruttare le qualità balistiche di ogni elemento del roster (vedi Shkëlqim Vladi, oramai non più esclusivamente il «bomber di riserva») è uno degli atout che si devono riconoscere alla squadra diretta da un mister che non nasconde mai le sue (alte) ambizioni e che mette sempre il gruppo al primo posto.
Pur essendo come logico che sia costantemente sotto pressione (sia che vinca, sia che pareggi o che perda), Mattia Croci-Torti non punta mai il dito contro qualcuno in particolare, assumendosi sempre le proprie responsabilità (nel bene come nel male). Il 41enne momò, è risaputo, è un uomo dal carattere forte e che fa della grinta da infondere ai propri ragazzi una dei suoi punti di forza. Il riuscire a mostrare una formazione «camaleontica» – capace di giostrare, anche all’interno di una sola partita, con diversi moduli tattici – è un riconoscimento che nessuno può togliere al «Crus», la cui ascesa alla guida della prima squadra è lapalissiana e sotto gli occhi di tutti, osservatori e, soprattutto, tifosi.