Saulo Decarli: uno su mille ce la fa

scritto da Davide Perego
di Paola Bernasconi
Uno su mille ce la fa, cantava Gianni Morandi. Il calcio è
una cosa meravigliosa, perché talvolta ti sa regalare sprazzi di autentico bel
gioco, ma anche storie da lasciare senza fiato, favole dei giorni nostri. Uno
su mille ce la fa, eppure qualche volta è proprio quell’uno su mille che deve
essere la molla per gli altri. Perché il sogno di uno può diventare quello di
altri venti che insieme a lui si sono allenati, che hanno sudato assieme, che
hanno ascoltato decine di lezioni di tattica e fatto venti viaggi in bus seduti
vicini, persino di chi lo ha incitato mille volte dalla tribuna.

Spesso si comincia per gioco, poi il gioco si fa serio,
quando cominciano ad arrivare i primi risultati, magari una selezione, magari
una convocazione da qualche parte, e ci si permette di sognare un po’. Per chi
cresce sui campi del Ticino, o c’è la Super League, oppure c’è l’Italia, quell’Eldorado
che nonostante passino gli anni e le crisi, è sempre in cima ai desideri. San
Siro, l’Olimpico, la Gazzetta
dello Sport e quell’antico sapore di magia che le squadre della penisola ancora
suscitano. Arrivarci, una parola. Negli ultimi anni, qualcuno ce l’ha fatta.
Lichsteiner, Morganella, Inler, Dzemaili, il made in Svizzera va di moda.
Quando tocca ad un ticinese, però, colpisce di più. Sembra più vicino, più
reale. E allora ci sono Behrami, su tutti, poi Padalino, Rossini, Berardi.
E adesso, Saulo Decarli e il Livorno. Tutto all’improvviso,
in una settimana, il tempo sufficiente per stregare allenatore e ambiente, e
vedersi offrire un contratto, subito. Dalla Challenge League, dai problemi col
Locarno ai mesi col Chiasso sino al salto in Serie B, anzi, nei quartieri alti,
perché gli amaranto di Nicola lottano per un posto al sole, per andare in Serie
A. E vien da dire che il calcio è una cosa meravigliosa, e che tante volte,
oltre a regalare favole, premia la meritocrazia. Perché è giusto che
l’occasione della vita capiti a chi del calcio ha fatto uno stile di vita, a
chi la voglia di emergere l’ha inseguita con tenacia, costruendo tutto il resto
attorno a questo obiettivo. Ogni giorno, anche quando magari poteva sembrare
lontano, dicendo che “inseguire il mio sogno è un dovere verso me stesso”.  Lo merita chi è sempre rimasto con i piedi
per terra, ripartendo dopo una sconfitta con l’intento di imparare qualcosa, di
lavorare di più per migliorare, chi durante un infortunio non si rassegna a dover
vedere gli altri da bordo campo.
Gli preannunciavano in molti un futuro importante, domani
comincia l’avventura livornese di Decarli, l’inizio di quella che, si spera,
possa essere una favola, sempre più su, un passo per volta, perché anche quando
Armstrong andò sulla Luna dissero che era un piccolo passo per un uomo ma uno
enorme per l’umanità. Il Ticino calcistico, se è intelligente, può solo
osservare orgoglioso e tifare, farne uno sprone per chi insegue la stessa
occasione e vedendo un giovane ticinese emergere possa essere spinto a
continuare a provarci, sempre e comunque. E quelle gocce di sudore, quelle ore
spese sul campo al freddo e sotto il solleone, quelle serate a cui si è
rinunciato, sì, ne è valsa la pena, quando uno su mille ce la fa.
In bocca al lupo Saulo, fa che il tuo sogno diventi un
po’anche il nostro! 
PB

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