Prima Lega: il FCMS si separa da Paolo Malnati

scritto da Davide Perego

Se non ci fosse, Paolo Malnati, bisognerebbe inventarlo. Non solo perché nella sensibilità professionale di una figura ammirevole, per la tenacia con la quale dispensa istinto e passione, si nasconde un bagaglio di esperienze talmente vasto che non gli ha comunque mai impedito di mettersi in discussione.

Bisognerebbe inventarlo perché senza persone come lui il nostro mondo di uomini che rincorrono una sfera in mutande sarebbe tanto diverso.
Duecentosei giorni dopo aver preso il posto di Giorgio Dossena sulla panchina del FC Mendrisio-Stabio, il nostro è stato licenziato. Fatale e francamente non avrebbe potuto essere altrimenti, la sconfitta interna, la decima assoluta della sua gestione, contro il FC Gossau.
Paolo lascia la squadra al 13esimo posto con 5 punti di vantaggio sulla linea a 3 giornate dal termine.
Tre giornate, distribuite nell’arco di dieci giorni, nelle quali i momò incontreranno Bruhl, Lucerna e Tuggen: mica roba da ridere.
Paolo lascia con una media di punti conquistati con qualcosa più del suo predecessore dopo la virgola, segno tangibile che l’organico è stato sopravvalutato oppure che i due tecnici italiani non siano stati all’altezza per guidare la squadra nella zona di classifica sperata.

L’esonero di Paolo offre anche lo spunto per ricordare a chi se lo fosse scordato, le difficoltà nelle quali il tecnico si è dovuto muovere a causa di episodi inqualificabili che hanno sconvolto il buon lavoro della squadra: su tutti squalifiche e direzioni arbitrali di figure poi sparite dalla circolazione.

A volte gli alibi ci stanno eccome soprattutto quando ti ritrovi a giocare così tanto tempo senza alcuni ragazzi chiave e consapevole che la malasorte ti ha puntato l’indice.
Stesse modalità, cause probabilmente molto simili tra loro ma alibi assolutamente differenti quelli di cui potrà giovarsi Paolo rispetto ad esempio ad uno Schallibaum o ad un Petkovic (rimossi domenica dalle panchine di Lugano e Young Boys) per altro in situazioni già molto diverse l’una dall’altra.
Oltre che agonizzante, l’attuale mondo del calcio sembra essere più che mai diviso tra correnti conservatrici e istanze moderniste ma alla fine , pur essendo uno di quelli che il moderno lo prenderebbe a calci in culo, non mi sento di condannare la scelta della società.
Paolo è e resterà sempre uno di noi.
Uno di quelli che non può vivere senza calcio che può permettersi di dispensare ciò che vuole perché ha avuto la costanza di mettere la sua passione al servizio di una professionalità mai banale che non può essere discussa.
Le cifre: 6 vittorie, un pareggio e 10 sconfitte in 17 partite.
24 goal fatti e 29 subiti.
19 punti (1,11 di media a partita) e un bilancio di 2-1-7 in casa contro quello di 3-0-4 on the road.
Un bilancio da non disprezzare completamente prima di tornare a dedicarsi (al più presto) alle sue solite mansioni di papà dei bambini di scuole calcio e di artista (di strada) che, comunque vada, non può e non deve vergognarsi di fare questo mestiere.

DP

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