Lugano, Celestini: “Ho trovato un ambiente importante, con un’unità di intenti faremo bene”

scritto da Claudio Paronitti

Il “Celestini-day” è continuato nel pomeriggio con la conferenza stampa di presentazione del nuovo tecnico del Lugano

“Ciò che mi ha più motivato e la tremenda voglia di tornare ad allenare e, soprattutto, poterlo fare in una società dove posso esprimermi bene per raggiungere i risultati è un buon segnale – inizia il 42enne -. La mattina ci siamo parlati, al pomeriggio ho preso l’aereo per tornare in Svizzera. Per me era importante andar via dalla Svizzera romanda. C’erano tutti i fattori positivi per arrivare qua”.

“Ho visto grande disponibilità al lavoro. Mi piace vivere il mio mestiere. Con i ragazzi abbiamo parlato tanto di calcio in campo e meno nello spogliatoio. Ho visto un gruppo allegro, molto motivato”.

“Ci sono degli argomenti chiave: quando abbiamo la palla dobbiamo attaccare la porta. L’idea è essere offensivi e giocare tutti lo stesso stile di gioco. In 3-4 giorni ci sono degli argomenti che si possono migliorare, sia in fase difensiva che offensiva. Dobbiamo però avere tuttu l’unità di intenti. In poco tempo non potrò fare tutto, ce ne vorrà un po’ di più”.

“Il problema del campionato svizzero è che una-due squadre dominano e le altre si giocano gli altri posti. Da noi le rose si equivalgono. Ciò che fa la differenza è la compattezza tra squadra e società. A Losanna è successo, spero che accada anche qua”.

“Quando c’è un cambio di allenatore, è normale che i giocatori siano più disponibili. C’è un equilibrio. Io sono il nuovo arrivato e mi devo adattare alla squadra. Però questo è il mio lavoro. Loro conoscono il mio modo di giocare, ciò voglio trasmettere. Se ci crediamo tutti, sappiamo di essere una buonissima squadra. Guardando le caratteristiche della squadra, credo che ci siano tanti giocatori che devono dimostrare ancora molto. La finalizzazione sarà la valorizzazione del gruppo”.

“La caratteristica delle mie squadre è che ci sono più giocatori adatti e pronti a segnare. Come esempio prendo Sabbatini o Junior che possono arrivare a otto reti. Io sono l’allenatore e devo trovare le soluzioni migliori”.

“Il mio stile non lo cambio. Ci sono mille maniere e possibilità con cui arrivare al gioco che chiedo. Se giochiamo più bassi non vuol dire che non vogliamo giocare a calcio. Il mio obiettivo è far divertire i giocatori. So che ci sono partite in cui dovremo soffrire. La fase difensiva è dunque molto importante”.

“Con il numero uno del Losanna Alain Joseph parlavo sempre di calcio. Lui ha avuto sempre delle risposte coerenti e sapeva che la via percorsa era quella migliore. Sono uno che ascolta le persone a me vicine. Poi le decisioni sono mie. Il mio “carattere forte” penso sia una qualità”.

“Ho trovato uno staff passionale, entusiasta, con tanta voglia. Vogliono fare qualcosa di grande. È un ambiente importante. Arrivo a stagione in corso, e ciò che conta è avere le persone giuste al posto giusto”.

“La valorizzazione dei giocatori? Non c’è un’età giusta per esplodere”.

“Io mi devo concentrare sul lavoro della squadra. Devo far sì che il Presidente sia contento. Le mie responsabilità riguardano il campo. Cercherò in tutti i modi di non farlo scendere in panchina (ride, ndr)”.

“L’importante è iniziare vincendo. Dove non conta. Il Grasshopper deve fare risultato, questo è fuori dubbio. Ma anche noi dovremo farlo ed è qui che risiede la motivazione”.

“Marc Janko? È un giocatore che deve capire il perché della sua situazione. Da domani in poi parlerò singolarmente con i ragazzi. Per me è molto più importante quello che stiamo creando nello spogliatoio che altro. La forza delle mie squadre è stata lo spirito all’interno del gruppo. Marc potrà ritornare un giocatore importante. E, a riguardo, sta a me recuperare i giocatori, lui compreso”.

“Un anno di contratto? Non so se è una scelta coraggiosa. Io avevo tanta voglia di allenare. Se faccio bene, poi un accordo lo troveremo, ne sono certo”.

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