L’intervista: Giuseppe “Pepo” Tonon

scritto da Davide Perego

da “L’Eco del FC Locarno”
La sua presenza è una costante sulla tribuna o sugli spalti del Lido, e questo ormai da diverse decine di anni. Giuseppe “Pepo” Tonon ha visto passare generazioni di giocatori, decine di allenatori, in tempi belli e brutti, ma la passione rimane intatta, come lo forbitezza e l’eleganza del linguaggio con la quale ha avuto l’amabilità di rispondere alle nostre domande.
Pepo, da quando segui le vicissitudini delle Bianche Casacche?
“Era il 1966 e da allora, con alti e bassi, ruoli attivi o meno, non ho più mollato. Le più grandi soddisfazioni sono venute negli anni ottanta, con due promozioni e una regione intera che spingeva i nostri ragazzi in maniera incredibile. Ma la passione rimane intatta, e come allora non lesino incoraggiamenti ad alta voce quando ce n’è bisogno”.
Che spettatore sei? Sembri essere molto partecipe durante gli incontri.
“Bisogna esserlo. Durante il gioco trovo che sia peccato perdersi in critiche sterili, per quelle c’è tutto il tempo nel resto della settimana. Credo che chi viene allo Stadio debba in primis essere lì per dare il proprio sostegno ai ragazzi che lottano in campo. Non possiamo mica comportarci allo stadio come se fossimo ad un funerale!”
Hai una ricetta per contagiare anche gli altri con il tuo entusiasmo?
“È il mio cruccio personale, da qualche settimana a questa parte. Certo, è vero che il seguito arriva grazie ai risultati, ma tutti noi dobbiamo far capire che la passione non si misura solo coi punti. E lo dice qualcuno che ha l’altra metà del cuore dipinta di nerazzurro..”
Cosa manca al Locarno attuale per ottenere i risultati che meriterebbe?
“Verrebbe da dire che il problema sia soprattutto mentale, perché quasi tutte le partite seguono lo stesso copione. Noi giochiamo, anche benino, poi arriva una distrazione e siamo subito puniti. Poi diventa difficile scardinare le difese avversarie che si chiudono a riccio. Ed è qui che servirebbe avere un bomber, uno che sappia inventare una magia lì davanti. Ho una grossa fiducia nei ragazzi a nostra disposizione: sono sicuro che quando si sbloccheranno non ce ne sarà più per nessuno”.
Bisognerebbe avere la macchina del tempo per andare a pescare nel passato…
“E già…Costruirei una squadra ideale con allenatore Toni Chiandussi o Bruno Vale e con la trazione anteriore di Rolf Blättler, Bruno Abächerli, Winnie Kurz e Mileta Rnic. A centrocampo sfrutterei la classe e la signorilità di Norbert Eschmann e a guidare il reparto arretrato piazzerei Kurt Niedermayer, probabilmente il più grande in assoluto”.
La partita del cuore di Pepo qual’ è ?
“Il 2-1 di Coppa a Neuchatel nel 1985. Il ricordo di quell’incontro mi esalta ancora. E con il grande lavoro che sta facendo tutto il club, il mio sogno è quello di poter un giorno rivivere quelle gioie”.

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