Intervista: a ruota libera con Giuseppe Poma

scritto da Davide Perego
Responsabile delle finanze della ASF per oltre un ventennio, grande appassionato di calcio e attento conoscitore delle vicende che ruotano attorno al mondo del pallone, Giuseppe Poma ha concesso una lunga chiacchierata a CHalcio.it conclusa più per mancanza di domande del cronista che non per assenza di volontà di un interlocutore piacevole ed ampiamente esauriente nelle proprie risposte.
Ne è uscito un documento prezioso che voglio condividere con quanti lo sapranno apprezzare.

Prima di parlare un po’ della nazionale vorrei curiosare nella sua mente per capire cosa ne pensa del nuovo disegno sui campionati nazionali.
” Sono perplesso. In linea generale il fatto di ridurre la Challenge League di sei squadre è un fattore positivo che dovrebbe eliminare le squadre tecnicamente di basso valore e concentrare nelle migliori dieci un movimento in grado di poter trarre enorme beneficio dal cambiamento in fase di attuazione ma non ancora retificato dall’assemblea generale. I dubbi sono relativi a questa nuova Prima Lega Promozione che offrirà rare opportunità di crescita e di salire di categoria a società minori prive di infrastrutture adeguate e di budget sufficienti per assemblare una rosa competitiva. Sarebbe un fallimento veder salire società prive di strutture e professionalità.
Dubbi anche sulla presenza delle 4 migliori U21- il comitato di Prima Divisione ne aveva chieste al massimo 3 – con i relativi 3 fuori quota, per le quali andrebbe sviluppato tutto un discorso a parte ma che al momento rientra nei difetti di questa nuova proposta. L’ago della bilancia potrebbe essere stato il contributo che la SFL dovrà comunque versare per le 4 U21. Se il progetto manterrà le aspettative, la Challenge League dovrebbe diventare realmente una palestra frequentata da giovani calciatori svizzeri. Oggi abbiamo troppi ragazzi delle nazionali U17, U18, U19 e U21 che militano all’estero o prendono in considerazione l’ipotesi di un futuro lontano dalla nostra terra.”
So che ha seguito diverse partite del Mendrisio-Stabio. Cosa ne pensa della stagione dei momò ?
“La stagione del Mendrisio secondo me è stata condizionata dalla sproporzione tra occasioni create e reti segnate e conseguentemente tra occasioni concesse e reti subite.
Troppi episodi hanno condizionato negativamente dei risultati come le sconfitte interne con Zugo e Cham – un tiro e un goal – come quella rocambolesca di Zurigo avanti 1-2 a quindici minuti dalla fine e persa 3-2 per poi proseguire con le ultime sconfitte nelle quali hanno avuto peso determinante alcune ingenuità difensive dettate più da inesperienza che non da incapacità.”
E’ soddisfatto di come si sta lavorando a Mendrisio?
” A Mendrisio si gioca un buon calcio, Mira è un ottimo giocatore per la categoria e i giovani stanno dando il proprio contributo pagando dazio per l’inesperienza. Prendiamo Piccioli – secondo me sempre uno dei migliori – ma ancora acerbo al punto da non rendersi conto che in area di rigore certi interventi non sono tollerabili. Manca uno che la butta dentro: con un bomber di razza non si sarebbero regalati così tanti punti. Secondo me il FCMS avrebbe dovuto trovarsi tra il quinto ed il settimo posto con 25/26 punti. Comunque credo che la politica sia quella corretta per puntare a guadagnare un posto nella prossima probabile Lega Promozione.”
Come mai ha lasciato l’incarico presso la ASF?
“Il mio mandato è durato un ventennio poi ho dovuto rassegnare le dimissioni anche per l’impossibilità di raggiungere con la frequenza necessaria quel di Berna. La ASF è un’azienda con un budget annuo da gestire di circa 35 milioni di franchi, ci sono una settantina di dipendenti fissi e 7 persone che fanno parte del Comitato Centrale delle quali sono onorato di averne fatto parte. C’è poi il rapporto con UEFA e FIFA che va sempre coltivato con particolare impegno e lucidità per cui il lavoro non è mai mancato così come delusioni e soddisfazioni. E’ giusto così.”
Ha fatto parte di una squadra che ha ottenuto grandi risultati.
“Abbiamo investito milioni di franchi per un progetto che si è sviluppato nell’arco di un decennio. In quegli anni in qualità di responsabile delle finanze della SFL e di membro del Comitato Centrale ho seguito direttamente la nascita in tempi diversi dei centri di formazione di che hanno potuto far crescere 16 calciatori ciascuno consentendo ai ragazzi di continuare a svolgere con le dovute proporzioni la pratica sportiva e la frequenza scolastica.”
Tuttavia non sempre tutto finisce per rispecchiare le attese.
“La gestione di un Team Ticino U18 costa un milione e mezzo di franchi all’anno ma alla fine i ragazzi che non trovano spazio finiscono nei serbatoi dei club delle leghe minori e solo Locarno fino ad oggi è sembrata una piazza giocoforza ricettiva nel voler dare una chances ai prodotti locali. Una scelta in parte legata all’indisponibilità di un budget sufficiente per percorrere altre strade ma che ha dato comunque ottimi risultati. Purtroppo con sei retrocessioni nella prossima stagione, difficilmente anche il club verbanese potrà mantenere un posto in Challenge League con conseguentemente ulteriore impossibilità di accogliere a buon livello le giovani promesse. Non dimentichiamo però che qualcosa finisce bene: abbiamo vinto un mondiale U17 che rappresenta un traguardo eccezionale per come è stato conquistato.”
Un posto particolare dove a suo parere si sta lavorando bene ?
” A Lugano vi è un buon settore giovanile e una buona scuola calcio. Non a caso parecchi giocatori locali trovano spazio in prima squadra provenienti proprio dalla scuola locale.”
Comunque anche ad alto livello resta il problema dei calcisticamente svizzeri che ad un certo punto si trovano di fronte alla scelta di giocare per la nazionale rossocrociata o per quella del paese natale.
” Il problema del doppio passaporto non riguarda solo noi. L’ex Presidente della federazione tedesca con il quale ho avuto l’opportunità di confrontarmi qualche anno fa mi ricordava che anche loro stanno vivendo la medesima nostra situazione con i giocatori turchi. Del resto in nazionale attualmente soltanto Hakan Yakin rappresenta qualità e livello di matrice Super League. Del resto il mondo si muove nella direzione del denaro.”
Cosa le ricorda il 16 novembre del 2005 ?
” Indimenticabile e doloroso come una ferita: lo spareggio di Istanbul nel quale il rischio non è stato di proporzioni immaginabili per chi non c’è stato. Dallo sbarco fino alla partenza abbiamo ricevuto un’accoglienza orrenda e solo in parte percettibile dalle immagini televisive. E’ rimasta la soddisfazione per aver compiuto la missione.”
 
Quante possibilità ci sono per Hitzfeld ed i suoi ragazzi di qualificarsi per il campionato europeo?
 
“Qualificazione difficile. I tre punti buttati via contro Montenegro rischiano di essere determinanti. In percentuale mi sbilancio con un 30% di possibilità.”
 
Un allenatore della nazionale che ha lasciato il segno?
 
“Per me l’allenatore della nazionale che ha inciso maggiormente sull’ultimo ventennio è stato Uli Stielike che ha sostituito nell’aprile del 1989 Daniel Jeandupeux inizialmente in coppia con Paul Wolfisberg. Lo dico senza ombra di alcun dubbio o ripensamento. Anche se i frutti del suo lavoro li ha raccolti in seguito Roy Hodgson (entrato in scena nel 1991) figurando come quello che ha riportato la nazionale in una competizione che conta dopo trent’anni, base ed impostazione sono state frutti di Stielike.”
 
Ha vissuto anche il mondiale tedesco. Cosa ricorda in particolare?
 
“ L’eliminazione senza subire reti in Germania nel 2006 ha lasciato certo l’amaro in bocca ma anche messo a nudo qualche limite dell’allora allenatore Jakob Kuhn che pur dando un’impronta indelebile al gioco della sua squadra grazie anche all’innesto degli U21 maturati alla sua guida, ha macchiato il suo mandato con la scelta di togliere dal campo Frei per mettere Lustrinelli pochi istanti prima dei rigori fatali. Purtroppo era convinto di poter vincere la partita in quei quattro minuti di gioco che separavano i supplementari dai tiri dal dischetto. Ricordo che non bastò nemmeno il vantaggio psicologico di aver neutralizzato il primo rigore di Shevchenko perché il resto fu un vero e proprio disastro.”
DP
La fotografia del Sig. Poma è stata gentilmente concessa dal Sig. Fiorenzo Maffi.
L’intervista è stata realizzata grazie alla collaborazione del Sig. Omar Croci.

2 commenti

Anonimo
Anonimo 1 Dicembre 2010 - 15:53

…questa è una chicca, bravi!

vecchio comunale
vecchio comunale 3 Dicembre 2010 - 9:09

grazie

I commenti sono chiusi

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