Profili: Ivan Ergic (1)

scritto da Davide Perego
di Davide Perego
intervista di Vladimir Simović
fotografie CHalcio.it
E’ strana la sensazione che si prova riordinando fotografie nemmeno tanto vecchie. Ho voluto farlo in questi giorni di pioggia. Ne ho sentito il desiderio. Dall’avvento delle fotocamere digitali, ne ho scattate a migliaia. Tanti, troppi, “amici” del pallone dei quali ho perso le tracce. Volti più o meno noti. Calciatori e dirigenti più o meno famosi. Qualcuno l’ho anche intervistato. Molti li ho apprezzati per le emozioni che mi hanno regalato. Non da tifoso, ma da sportivo. Ne è nata una necessità: quella di volerli ricordare su queste pagine. Quando e con quale cadenza, sarà stabilito dalla sinergia tra tempo e voglia. Per iniziare ho scelto Ivan Ergic. Classe 1981, serbo di Sebenico, lascia la Jugoslavia nel mezzo della guerra e muove i suoi primi passi da calciatore con il club australiano Perth Glory prima di una (breve) parentesi con la Juventus, squadra con la quale non riuscirà mai a disputare un incontro ufficiale. Nel 2000 firma con il Basilea e con il club renano vincerà quattro campionati (2002-2004-2005-2008), altrettante Coppe (2002-2003-2007-2008) e concluderà l’avventura in Svizzera nel 2009 con 202 presenze e 31 reti per tentare una chance con i turchi del Bursaspor. Fonti più o meno ufficiali dicono che la sua carriera professionistica sia “terminata” quasi due anni fa. Una carriera volutamente gestita senza un manager. Nel 2006 è nazionale serbo al mondiale tedesco. A Basilea, il capitano, ha lasciato ricordi sportivi indelebili. Tuttavia, ciò che voglio ricordare in questo profilo, è legato alla depressione che lo colpì tra il 2004 ed il 2005 e l’interesse per la politica. Come ha scritto qualche tempo fa l’ex giocatore di basket Vladimir Simović  in una splendida intervista pubblicata anche in lingua italiana, Ivan Ergic ” scrive articoli nei quali ha un’atteggiamento critico verso
l’industria dello sport. E’ stato fra i primi a parlare della depressione cui
sono soggetti gli sportivi professionisti di oggi a causa del loro genere di
vita”.

Proprio dall’intervista di Simović, ho scelto alcuni passaggi che voglio riportare, per
ricordare Ivan Ergic e per farlo conoscere per ciò che è. Per gli ideali che lo
rappresentano. Per quello che senza timore non si è mai vergognato di
nascondere. Anche per questo, Ivan Ergic è il protagonista di questa prima
puntata del viaggio nel CHalcio dimenticato.

Ergic e Marx

” Da piccolo mi rimasero scolpite in mente le parole di mio
babbo: diceva che Marx era stato il più grande dei profeti, perchè aveva
predetto che i soldi avrebbero distrutto l’umanità. Anche se non lo capivo
allora, questo suo dire non era in alcun modo un dogmatismo imparato nelle
riunioni del partito, ma un’opinione sagace e ragionevole. La mia esperienza di
vita mi dice che si tratta di una grande verità. Ma vorrei sottolineare, visto
che il marxismo ha diversi spessori, che mi riconosco più spesso nel “giovane
Marx”, con la sua teoria dell’alienazione, con la sua axiologia umanistica; negli ultimi tempi, leggendo Il Capitale, devo dire che mi trovo d’accordo
con la maggior parte delle sue diagnosi. Meno d’accordo mi trovo con lo
storicismo volgare, con il rapporto di struttura e sovrastruttura e la loro
trasformazione nell’ideologia politica, anche se in tutto questo ci sono alcuni
elementi di verità”.

Ergic e il calcio
” Chiunque ami il calcio ed abbia sviluppato un gusto
calcistico si può accorgere che il calcio già da un pezzo non è più quello che
era stato una volta. La mercificazione di tutto, si guardi anche soltanto
nell’area della cultura, sta rovinando l’autenticità di ogni cosa. Il gioco in
quanto tale è spostato su di un binario secondario, mentre predomina già da
parecchio tempo la forza fisica, la resistenza, la tattica. Anziché al gioco,
molta più attenzione è rivolta alleconomia di un club calcistico, ai
trasferimenti dei giocatori, alle speculazioni, al guadagno, agli scandali dei
calciatori nella vita privata, alle baruffe, agli episodi di vandalismo delle
gang giovanili, eccetera. Il calcio quindi fa parte dell’industria del
divertimento.
Del resto, la valanga di soldi e il sollevamento di tutte le
barriere ha condotto all’usanza che la selezione dei calciatori sia fatta dal
padrone della squadra, pieno di capricci, e non da un allenatore, che avrebbe
il compito di comporre la squadra con razionalità e giudizio. Perciò il
Barcellona è oggi una spina nell’occhio per l’industria del calcio. Quelli
hanno dimostrato che senza molti soldi, con calciatori usciti dalla loro scuola
e con una certa filosofia calcistica, si può fare la migliore squadra mai
esistita: il Barca gioca vincendo e gioca un bel calcio, un calcio migliore di
chiunque altro. Per questo lo disprezzano, visto che questo club sta diventando
un simbolo, come lo sono stati gli anarchici di Catalogna, che furono per tutti
una spina nell’occhio in quanto ipotesi alternativa in senso simbolico”.

Ergic e i tifosi

” I tifosi purtroppo sono mutati in consumatori, il che è una
conseguenza naturale della mercificazione. Quando soggiornavo a Basilea ho
fatto amicizia con i tifosi e con gruppi di tifosi, andavo nelle tournée. A
dire il vero, facevo un tentativo di avvicinare i tifosi, i giocatori ed il
club, per quanto potevo fare nella mia posizione. C’è una grande alienazione in questo campo: i tifosi
generalmente guardano ai calciatori come a star viziate, mentre i calciatori
pensano ai tifosi come a un male necessario: gran parte hanno un atteggiamento
negativo e chiedono sacrifici ai giocatori. E’ vero: noi giocatori siamo di
passaggio, ma il club resta, però il club non è un’astrazione, il club è
composto di gente reale, con valori reali con i quali i tifosi si identificano
oppure no. Dunque, non deve esistere un rapporto di tifosi verso il club, ma un
rapporto di uomini verso altri uomini, e questo non è un’utopia”.
Ergic e i procuratori
” Non avere un manager di certo chiude molte porte,
soprattutto se durante la carriera vai dicendo ad alta voce che la maggior
parte di loro non sono altro che pescecani e parassiti. Se per questo sono
stato punito e non ho potuto entrare in un club migliore, non lo so e non ha
una grande importanza. Ho fatto tutto da solo e ho mantenuto un atteggiamento
corretto verso i club che erano interessati a me come giocatore, ma non verso
quelli che volevano entrare in giochi sporchi di spartizione dietro le quinte
con agenti e manager. Purtroppo il sistema è stato costruito in modo che tutte
le strade che portano verso i club devi percorrerle con i mediatori. Visto che
conosco gente del cinema e della musica, posso affermare liberamente che così
funziona l’industria del divertimento. Se si fa commercio con gente giovane ed
i loro genitori disperati e inesperti, questo rappresenta un’ulteriore
combinazione vincente per le agenzie”.

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