Ieri sera, tra le Alpi dell’Oberland bernese, il Lugano è andato incontro alla prima sconfitta dopo dieci risultati utili filati
La sfida con il Thun, decisa da un rigore inventato dal direttore di gara Lukas Fähndrich, non è stata approcciata nel migliore dei modi dai bianconeri. Eppure, la prima occasione è capitata sul mancino di Alexander Gerndt. In seguito, è stata solo la squadra biancorossa a giocare la palla, con gli ospiti che sono stati costretti a rintanarsi nella propria metà campo, non riuscendo a uscire dal guscio difensivo. Come dichiarato da mister Fabio Celestini al termine del duello, i suoi ragazzi hanno concesso ai contraenti di serata buona parte della prima frazione.
Poi, una volta tornati a toccare il pallone come una squadra compatta, si è avuta la conferma che i sottocenerini hanno la capacità di mettere in ambasce chiunque si trovino di fronte. L’unica pecca della partita della Stockhorn Arena è non essere riusciti a capitalizzare (come avvenuto in altre occasioni) le varie opportunità create (Bálint Vécsei e Carlinhos Junior su tutti). Uscire sconfitti dal sintetico di Thun non è un dramma. Semmai, fa discutere la maniera. Il penalty fischiato agli uomini di Marc Schneider è stata una gentile concessione dell’arbitro. Cosa sarebbe successo se l’azione fosse avvenuta nell’area opposta?
A tre giornate dal termine il Lugano mantiene tuttavia cinque lunghezze di vantaggio sul nono posto, occupato sempre Neuchâtel Xamax, superato in casa e in rimonta dallo Zurigo, che si avvicina proprio ai bianconeri (ora distante un sol punto). La salvezza, che, a parte i bei sogni europei, è l’obiettivo primario della stagione, è sempre più vicina. Le ultime tre avversarie si chiamano San Gallo, Neuchâtel Xamax e Grasshopper. Fare calcoli è impensabile, occorrerà, come sempre, pensare gara dopo gara, senza farsi prendere dalla frenesia di voler tutto e subito.
